Direttore “Famiglia Cristiana” interviene su celibato e preti sposati: “legge ecclesiastica, non un dogma”

Don Antonio Rizzolo, teologo e giornalista, interviene su Famiglia Cristiana (ed. online) del 19 Dicembre 2019 in risposta ad una lettera. Dal suo blog sempre molto sensibile verso i preti sposati contribuisce al dibattito nella Chiesa.

Caro direttore, di fronte alla riduzione crescente di preti, si sente il ritornello: occorre pregare “per” la mancanza di vocazioni! Una preghiera che rischia di cadere nel vuoto e di essere una celebrazione dei nostri convincimenti, considerando quanto succede solo un avvenimento negativo per la comunità dei credenti. Perché non pregare, invece, “sulla” mancanza di vocazioni sacerdotali? Riconoscendo, tramite la preghiera, il primato della realtà e riconciliandosi, per quanto sfavorevole possa sembrare, con essa? Il celibato dei preti non è una verità di fede, bensì un dogma religioso. Non sarebbe più opportuno che fossero chiamati, mediante elezione comunitaria (lett. “vocati”), al presbiterio dei laici, anche sposati, con una certa esperienza di vita e di fede? Anziché basarsi su autocandidature?

LUIGI MAGNANI

Caro Luigi, il celibato dei preti è una legge ecclesiastica, non un dogma, tant’è vero che ci sono preti sposati anche nella Chiesa cattolica (per esempio per i fedeli di rito orientale). La soluzione alla riduzione del numero dei preti non è però, secondo me, l’abolizione del celibato, che ha comunque un grande valore in sé se vissuto nel modo giusto. D’altra parte, la chiamata non viene solo dalla comunità che ha bisogno dei preti, ma prima di tutto da Dio. La vocazione è, infatti, un dono di Dio. Ed è stato proprio Gesù a chiederci di pregare. Lo leggiamo in Mt 9,37-38: «Pregate il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». La preghiera è rivolta al Padre, ma serve soprattutto a noi per metterci in sintonia con la sua volontà di salvezza, per aprirci al sofŠo dello Spirito Santo. Forse allora le nostre comunità cristiane comprenderanno che la risposta alla chiamata di Dio nasce più facilmente dove si vive intensamente la fede, dove ci si rende conto dei bisogni degli altri, dove c’è solidarietà, disponibilità, desiderio di impegno. Certo, Dio interviene in ogni situazione, come ha fatto con san Paolo, ma un’apertura da parte nostra, sollecitata dalla preghiera, è comunque importante.

19 dicembre 2019

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