Un prete dei poveri a Palermo: Francesco batte la vecchia curia

Bergoglio vuole don Lorefice, parroco a Modica, come nuovo arcivescovo di Palermo. Ha scritto un libro sulla «chiesa povera e dei poveri». Battuti i cardinali Ruini e Re, che hanno per mesi sponsorizzato i loro candidati alla Congregazione dei vescovi

Un prete dei poveri a Palermo: Francesco batte la vecchia curia

Mentre i giornali inventano malattie e gli oppositori più conservatori cercano di evitare che il sinodo sulla famiglia approvi “mozioni” che si discostino eccessivamente dalla dottrina tradizionale, papa Francesco continua senza sosta la sua azione di spoil system della vecchia curia italiana.

E così, a sorpresa, sembra che abbia deciso che nuovo arcivescovo di Palermo, sede pastorale di grande rilievo e delicatezza, debba essere assegnata a don Corrado Lorefice. Un prete sconosciuto alla cronaca e ai palazzi romani, da sempre vicino alla gente e lontana dagli intrighi vaticani, che – grazie all’appoggio di fedelissimi come don Luigi Ciotti e monsignor Nunzio Galantino – sembra aver battuto la concorrenza spietata di altri candidati sulla carta più accreditati come l’ex numero tre della Cei Domenico Mogavero e l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, sponsorizzati da pezzi grossi della Conferenza episcopale italiana come Giovanni Battista Re e Camillo Ruini.

Se non ci saranno intoppi Don Lorefice potrebbe essere proclamato arcivescovo di Palermo tra qualche giorno. Parroco nella chiesa di San Pietro a Modica e vicario episcopale per la pastorale nella diocesi di Noto, Lorefice ha colpito Bergoglio per la sua attenzione verso gli ultimi. Qualche hanno fa Lorefice ha pubblicato un libro su “Dossetti e Lercaro: la chiesa povera e dei poveri”, analizzando gli interventi del cardinale Giacomo Lercaro del 1962, anno in cui il presule ex arcivescovo di Bologna chiese con forza al Vaticano di tornare al mistero del Cristo povero.

L’iter della nomina dell’arcivescovo che sostituirà monsignor Paolo Romeo (coinvolto nello scandalo Vatileaks, nel 2011 profetizzò la morte di Benedetto XVI, fortunatamente ancora vivo e vegeto) è stata lunga e complessa. Per 18 mesi la Congregazione per i vescovi, organo deputato a presentare al papa le terne per la nomina di tutti i vescovi, ha subito infatti pressioni di ogni tipo, affinché nella short list della prestigiosa sede fossero presenti i candidati preferiti dalle varie fazioni.

I ritardi nella scelta finale sembrano siano stati causati dall’assenza, in un primo tempo, di un nome vicino ai desiderata della Cei. Re, che è anche prefetto emerito della Congregazione e da sempre abile gestore di nomine vescovili – e Ruini avrebbero chiesto a Francesco di chiedere alla Congregazione di effettuare un’inchiesta aggiuntiva (l’organismo sceglie la terna attraverso importanti cardinali, vescovi e sacerdoti siciliani). Una concessione che Bergoglio, alla fine, ha elargito. Ma solo per quietare la curia romana: alla fine la decisione finale – quella di premiare un prete con una forte esperienza pastorale – non è cambiata di una virgola.

Senza sorprese dell’ultima ora, sarà quindi don Lorefice a guidare una realtà importante come Palermo, che tra patrimonio e partecipazioni a vari enti gestisce enorme potere a cui la vecchia guarda rischia di dover rinunciare. Lentamente, la rivoluzione di Francesco va avanti.

L’espresso

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