“Il Regno“, in un articolo a firma di Basilio Petrà che è il presidente dei teologi moralisti italiani, prospetta come “non necessario” l’affidarsi al sacerdote e al foro interno sacramentale, cioè alla confessione, per “discernere” se un divorziato e risposato può fare la comunione.
Scrive Petrà:
“Il fedele illuminato potrebbe giungere alla decisione che nel suo caso non ci sia la necessità della confessione… È [infatti] del tutto possibile che una persona non abbia l’adeguata consapevolezza morale e/o non abbia libertà di agire diversamente e che, pur facendo qualcosa oggettivamente considerato grave, non compia un peccato grave in senso morale e dunque non abbia il dovere di confessarsi per accedere all’eucaristia. ‘Amoris laetitia’ al n. 301 allude chiaramente a questa dottrina”.
tratto dal blog di Sandro Magister