Sacerdote e sposato: non sono fuorilegge

 
 © sacerdoti sposati – pubblicato in City del 17/10/2007


Giuseppe Serrone
È un sacerdote sposato. L’ostilità della gente e della Chiesa però non lo spaventa perché "amare è un diritto umano". E non è in contrasto con il suo percorso religioso.

Come può un prete-marito essere "in regola"?
È molto semplice: il sacerdozio è un sacramento, come il battesimo. Quindi si rimane sacerdoti per sempre. Nel mio caso poi il matrimonio civile è stato vissuto nelle intenzioni come religioso e Papa Wojtyla l’ha riconosciuto come tale. Tutto nel rispetto del diritto canonico.
Quindi lei non ha abbandonato l’abito?
No, mi sono solo dimesso da parroco. L’avrei fatto comunque, ma solo dopo mi sono reso conto di amare la mia futura moglie Albana. Poi, certo, ho chiesto la dispensa dagli obblighi del celibato.
Quanti sono in Italia i sacerdoti sposati?
Le cifre ufficiali dicono 5-6mila ma sono dati tenuti segreti dal Vaticano. Le stime ufficiose parlano di 8-10 mila.
Ma è vero che la Chiesa ha riammesso 11 mila sacerdoti sposati e rimasti vedovi?
Non è corretto: fra questi 11 mila ci sono anche sacerdoti che hanno avuto una storia che poi è finita. La Chiesa in questo è molto ipocrita: a loro permette di rientrare nel ministero; i divorziati e risposati non possono fare la comunione!
Lei dopo quanti anni di sacerdozio ha incontrato sua moglie?
Sono entrato in convento a 20 anni, dopo nove anni sono diventato sacerdote e dopo altri nove l’ho incontrata. Dove ero parroco, a Soriano nel Cimino (Viterbo), c’era un campo di accoglienza per profughi albanesi. Lei era fra loro.
Quando ha capito di essersi innamorato?
È difficile dirlo con precisione. Ho vissuto l’innamoramento come tutti. Tra l’altro, in passato, avevo già provato attrazione per delle donne. L’avevo controllata per rispetto verso la mia scelta religiosa. Con Albana, infatti, è accaduto tutto solo dopo le mie dimissioni. Anche se lei viveva nella canonica.
Come mai?
Avevo avuto un incidente e avevo bisogno di aiuto in casa. Proposi al vescovo di accoglierla. A 24 anni, senza permesso di soggiorno non trovava lavoro.
E lui glielo permise?
Certo. Mi disse solo che non dovevamo dormire nella stessa casa: lei e la madre stavano in canonica e io in sacrestia.
Era già scattato qualcosa tra voi?
No, c’era solo amicizia. Guardi che io sono arrivato vergine al matrimonio!
I suoi parrocchiani come la presero?
Malissimo. Dicevano che avevo l’amante in casa, c’erano frasi contro di me sui muri, minacciavano di fare rimpatriare Albana. Quando lei rientrò in Albania per mettersi in regola, in paese tornò tutto come prima.
Però quelle voci ci avevano visto giusto.
È successo che con il permesso della Curia sono andato a Valona per aiutare Albana con i documenti. È stato il putiferio: hanno detto che ero scappato con l’amante, hanno chiamato Chi l’ha visto !
Ma non ha detto che la Chiesa era a conoscenza del suo viaggio?
Infatti! Ma non disse nulla. Sono stato isolato, non riconosciuto. Ho pensato: forse fare il sacerdote in questo modo non è la mia strada. Ho dato le dimissioni, mi sono girato e vicino a me c’era Albana. Ci siamo abbracciati. E l’amore è nato subito.
E dopo come siete stati accolti?
Ci hanno perseguitato. Di notte tiravano sassi sulle persiane, mi hanno messo la colla nell’auto e hanno preso a pietrate mia moglie, come si faceva con le streghe. È stata così male da essere ricoverata in ospedale psichiatrico.
Ma abitavate ancora nella canonica?
Eh sì: non avevo né casa né lavoro.
E come facevate a vivere?
Prima ci hanno aiutato i miei, poi ho scoperto che c’è una legge che dà 18 mesi di assistenza agli ex sacerdoti disoccupati. Avrei voluto insegnare religione ma bisogna avere l’idoneità del vescovo. E a me non l’ha data. Nel frattempo la parrocchia mi ha sfrattato.
E ora?
Siamo ospiti di amici, in un’altra regione. Ho fatto domanda per una casa popolare e mi sono iscritto al collocamento. Intanto sono educatore in un liceo.
Lei e Albana avete figli?
No, ancora no. Per noi sono molto importanti e siamo aperti alla vita: quando Dio vorrà allietarci con questo dono…
Cosa pensa di don Sante Sguotti, il parroco "ribelle" di Padova?
Non condivido il suo comportamento. Chiede una dispensa per fidanzarsi in modo casto: ma come si fa a disgiungere l’amore dalla sessualità? Poi dovrebbe essere sincero: perché è ambiguo sulla sua presunta paternità? Dica come sono andate davvero le cose.
Da quando è sposato, ha cambiato idea su alcune posizioni della Chiesa, come ad esempio quella sulla contraccezione?
La sensibilità femminile mi ha fatto vedere tante cose da un’altra prospettiva. Ho capito che non si può predicare dall’alto. Credo in Gesù e lui non ha mai parlato di contraccezione o sessualità. È stata la Chiesa poi a regolare le cose umane. Credo che sia questione di coscienza. Comunque l’amore è sempre più forte della legge.
Angela Geraci angela.geraci@rcs.it

fonte: http://city.corriere.it/news/articolo.php?tipo=persone&id=67980

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