Replica: ”Non sono mai stata l’amante del prete. Non c’è cosa più umiliante per una donna, sentirsi definire così”

La redazione dell’associazione sacerdoti lavoratori sposati solidarizza con Don Serrone e la moglie per gli errori di notizie sul loro caso. Ieri un articolo della stampa viterbese aveva riaperto il caso del loro matrimonio.

La notizia dell’Ansa relativa alle notre dichiarazioni su celibato e pedofilia era stata pubblicata da due quotidiani online di Viterbo (1. Viterbo News;  2. ViterboOggi). Le notizie (sia quelle apparse ieri che quelle apparse oggi) era anche correlate da una vecchia foto del 2006 quando il nostro direttore partecipò invitato come rappresentante dei preti sposati italiani alla nascita di un movimento internazionale per i preti sposati, dal quale peraltro ci distaccammo immediatamente in quanto tale iniziativa per i diritti civili e religiosi da movimento si trasformò in una nuova chiesucola.

Noi sacerdoti sposati abbiamo un regolare percorso canonico di dimissioni, dispensa dagli obbighi del celibato e matrimonio… riconosciuto religiosamente. Erano infondate le notizie che parlavano di “riduzione allo stato laicale di don Serrone” e di “matrimonio civile”. Nel caso del nostro fondatore don Serrone non cè stata nessuna riduzione allo stato laicale e la coppia ha avuto un matrimonio riconosciuto religioso.

La replica è stata pubblicata anche nel nostro blog (visibile online >>>)

La lettera di replica era stata inviata anche ai direttori dei  due quodidiani viterbesi “Viterbo News” e “ViterboOggi”.

Oggi i due quotidiani hanno pubblicato correttamente parte della replica  (visibile interamente online >>>)

Ecco i link originali Viterbo News>>>  e ViterboOggi>>>

Di seguito il testo pubblicato dai due quotidiani viterbesi (ndr)

”Non sono mai stata l’amante del prete”

La moglie dell’ex parroco di Chia parla della sua storia con don Giuseppe Serrone

VITERBO – ”Non sono mai stata l’amante del prete. Non c’è cosa più umiliante per una donna, sentirsi definire così. Con don Giuseppe Serrone, mentre era parroco di Chia, ho avuto esclusivamente un rapporto di collaborazione per la riapertura dell’oratorio e del centro giovanile. Successivamente, venni ospitata nella casa canonica, insieme a mia madre, con il permesso del vescovo di Civita Castellana Divo Zadi. Prima, però, don Giuseppe, su consiglio dello stesso vescovo, prese il suo letto e andò a dormire nella sacrestia, lontana un centinaio di metri da casa canonica”. Così Albana Ruci, poi diventata la moglie dell’ex parroco di Chia.

”Come donna non avevo bisogno di essere l’amante di don Giuseppe – aggiunge – in quanto eravamo grandi amici. L’amore e la dignità dell’amore sono la forma più alta della conoscenza di Dio e della riconoscenza verso Dio. E don Giuseppe, in quel tempo giovane teologo, non aveva proprio bisogno di spogliarsi di principi valori per fare l’amore con una donna. Al contrario, la sua vita era piena di umanità”.

Albana Ruci precisa inoltre, che don Giuseppe ”non è stato ridotto allo stato laicale per motivi disciplinari. Noi – precisa – abbiamo fatto invece una scelta coerente, senza doppia vita, e don Giuseppe si è dimesso prima di iniziare a convivere con me. Dopo le dimissioni – sottolinea – abbiamo inoltrato richiesta di dispensa dagli obblighi del celibato e subito regolarizzammo la nostra posizione con il matrimonio, riconosciuto come religioso dal Papa Giovanni Paolo II. Tanto che il è stato registrato regolarmente nella parrocchia di Chia”.

Infine, la moglie di don Serrone sostiene che ”i sacerdoti con percorso regolare, come quello di mio marito, non hanno niente da nascondere per la loro ricerca dell’amore e di un limpido sentimento, nel rispetto della figura di una donna che, nel mio caso, aveva problemi relativi all’immigrazione da regolarizzare. I veri uomini di chiesa – conclude – non hanno bisogno di giustificare il rapporto tra il loro essere preti e il volto di una donna, con l’amore e la dignità delle proprie radici, delle proprie origini culturali, della propria libertà di esistere. Ed è così che si cambiano le cose”.

Don Giuseppe, da parte sua, conferma di non essere stato ridotto allo stato laicale. ”Su mia richiesta – afferma – ho avuto la dispensa dagli obblighi del celibato dopo essermi dimesso da parroco. Il mio matrimonio – conclude – è stato riconosciuto come religioso è annotato nei registri della parrocchia di Chia”.

Attualmente la coppia vive in Sicilia, luogo d’origine dell’ex parroco. Da anni don Giuseppe ha fondato e dirige l’Associazione dei sacerdoti lavoratori sposati, che si batte affinché la chiesa cattolica si riconcili con la comunità dei preti sposati, che in tutto il mondo sono circa 100mila. ”Saremmo una grande risorsa – continua a ripetere don Serrone – con la quale far fronte alla carenza di parroci”.

19 Luglio 2012 06:19

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