Con un l’avvento di un Pontefice «aperto», il veto di contrarre matrimonio per i sacerdoti cattolici di Santa Romana Chiesa d’Occidente potrebbe presto cadere Così non è stato con Papa Francesco. Drammi interiori, tormenti spirituali, desideri sessuali (e procreativi) difficili da reprimere, preoccupazioni economiche che scardinano le vocazioni e provocano abbandoni. Preti sposati la soluzione.
Per il Movimento Internazionale dei Sacerdoti Lavoratori Sposati, fondato da don Giuseppe Serrone, è il momento del cambio della normativa della Chiesa Cattolica Romana per riammettere in servizio i preti sposati.
Intanto si moltiplicano i fatti di cronaca (ripresi dai media nazionali e internazionali. Ad es. il Corriere della Sera scrive: “Una catena senza fine di orge parrocchiali che, giorno dopo giorno, si arricchisce di dettagli, colpi di scena, nuovi protagonisti. Il numero uno resta il padovano don Andrea Contin che ha innescato la bomba. Con lui i preti amici, le donne-amanti più o meno devote e ingenue. Sicuramente soggiogate e sfruttate. Mentre le inchieste giudiziarie fanno il loro corso, fra interrogatori, imbarazzi, commenti, qualcuno osserva o lascia intendere che se non vigesse il vincolo del celibato, forse certe vicende che si consumano fra le mura delle canoniche ci verrebbero risparmiate. In altre parole, se al sacerdote fosse concesso di contrarre matrimonio, il nuovo status aiuterebbe a porlo al riparo dalle devianze e dai rischi connessi alla sessualità, pulsione naturale negli umani (uomini e donne)”.
Don Serrone sottolinea che “in gioco non è la questione del celibato soltanto…. le problematiche si inquadrano intorno alla nuova identità dei preti in un cristianesimo più fedele al Vangelo e meno conservatore”.