Patriarca “assente”, malumore tra i preti

di Marta Artico
La mancata nomina del nuovo Patriarca di Venezia sta creando mal di pancia all’interno della Chiesa veneziana, che però si fanno sentire più a livello di Curia che nelle parrocchie. Rimane l’evidenza che oramai da diversi mesi la diocesi è senza una guida: l’ex Patriarca di Venezia, Angelo Scola, oggi vescovo di Milano, si è insediato sulla cattedra di Sant’Ambrogio a fine settembre, ma la nomina è stata decisa dal Papa e comunicata dal Patriarca ai fedeli già a fine giugno, a poco più di un mese dalla visita di Benedetto XVI nella città lagunare.
Da giugno in poi si sono inseguiti tanti, alcuni sono stati bruciati ancora prima di diventare potenzialmente attendibili, altri sono sul tappeto in attesa di conferme. Rimane però un’evidenza: il Papa ha voluto percorrere la via ordinaria, quella delle consultazioni messe in moto dalla Nunziatura apostolica. Le lettere ai vescovi sono arrivate a dicembre, alla fine dello stesso mese sono state rispedite indietro con i nomi e Benedetto XVI avrà una rosa di tre favoriti tra i quali decidere. Prima di Pasqua, però, quasi sicuramente il nuovo Patriarca non farà il suo ingresso. Se il nome sarà deciso entro questo mese, la speranza è che poi, nell’arco di due mesi e mezzo-tre, il nuovo pastore sia pronto.
Tra i sacerdoti veneziani cresce l’attesa, ma anche l’impazienza. Nell’ultimo numero de L’Incontro, il foglietto distribuito settimanalmente dalla Fondazione Carpinetum e diretto da don Armando Trevisiol si legge: «Continuano i contatti e le trattative per la costruzione della “Cittadella della Solidarietà” in via Vallenari, purtroppo la mancanza di un capo autorevole (il Patriarca) rallenta l’iter per la realizzazione di questo sogno ambizioso. Ci auguriamo che a Roma – prosegue don Trevisiol – si diano una mossa per risolvere questa situazione di stallo che danneggia fortemente la vita del Patriarcato». Più chiaro di così. Nei giorni scorsi il parroco della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, don Gianni Antoniazzi, ha espresso lo stesso pensiero, in una formula assai originale, dalle righe del foglietto parrocchiale “Lettera Aperta”: «Da tanto tempo nella nostra diocesi manca un vero pastore – si legge – questo ritardo comincia ad infastidire. Meglio lasciare in bianco piuttosto che scrivere le opinioni». Segue una colonna completamente bianca, contenente simbolicamente quanto è meglio non scrivere.
«Siamo impazienti – commenta don Gianpiero Lauro vicario foraneo di Carpenedo – tante cose vanno avanti egualmente, ma c’è bisogno di chi decida. Sapevamo – prosegue – che ci voleva un po’ di tempo per via di “complicazioni burocratiche”, il nunzio è stato nominato da poco, del resto parroci e parrocchie non sanno cosa c’è sotto. La vita delle comunità va avanti ma c’è un progetto di chiesa più generale che ha bisogno del Vescovo».
«Era prevedibile che ci volesse tanto – spiega il parroco di Dese, don Enrico Torta – La nostra è una diocesi importante, credo che la mancanza di un capo si senta più nelle alte sfere della Curia, noi andiamo avanti, quando arriverà arriverà. Certo, non si può negare che lo desideriamo. Non faccio dietrologie, non credo ce ne siano, nel nostro Patriarcato ci vuole una persona capace che continui il lavoro di Scola, mi sento però di dire che fortunatamente abbiamo un clero che si dedica al servizio della comunità».
Di tutt’altro avviso don Massimo Cadamuro, vicario foraneo del territorio che va da Favaro a Quarto d’Altino: «La mancanza del Patriarca è un problema grosso davvero. Che le parrocchie vadano avanti da sole non è vero. Durante ogni funzione religiosa si nomina il Patriarca e ciò la dice lunga sul fatto che io come sacerdote non sono qui per caso, il mandato lo ricevo proprio dal vescovo, non certo siamo liberi professionisti. La mancanza del Patriarca inizia fortemente a pesare: la Chiesa da sola non può procedere, il dramma della nostra diocesi è che non abbiamo nessuno e siamo senza pastore».
Il parroco della comunità di Marango nell’ultimo numero del foglietto ha scritto una vera e propria lettera al futuro Patriarca, per alimentare il dibattito e nella speranza che presto arrivi: «Qualche prete Le chiederà posti e riconoscimenti minacciando di andarsene – si legge – non li assecondi assolutamente e, se lo vogliono, che se ne vadano».

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