Nel cuore di Zurigo, capitale economica della Svizzera che fu teatro della predicazione di Huldrych Zwingli, da qualche settimana è diventato realtà un “monastero di città”, esperienza a lungo desiderata e sognata da un gruppo di sei protestanti, tre donne e tre uomini, che ancora prima di avere un luogo in cui vivere e un programma da seguire, nel 2013 avevano messo nero su bianco la loro “visione” per un monastero. Il sogno era di creare un “luogo di preghiera, di spiritualità vissuta e di sicurezza, in contrasto con l’isolamento e la riservatezza della città”, un luogo in cui chi cerca Dio potesse “conoscere le tradizioni antiche della Chiesa e trovare un’isola di silenzio nel cuore pulsante della città”; un luogo anche “socialmente utile nella misura in cui risponde ai bisogni spirituali delle persone”.

 

Il confronto con l’esperienza cattolica. Poi è arrivato il luogo, la Bullingerkirche, chiesa degli anni ’60, sobria, ma dall’acustica eccellente, particolarmente favorevole per il canto a cappella. Lì, nel tempo di Avvento del 2013 il gruppo di sognatori ha iniziato a proporre momenti di preghiera, mattina e sera, racconta Cornelia Schnabel, che fa parte del gruppo dei pionieri. Poi è stata costituita un’associazione che il 10 maggio scorso è divenuta “comunità” con l’adesione e una sorta di “professione” di 21 persone; alcuni di loro in queste settimane stanno facendo trasloco per venire a vivere in questo speciale monastero. Negli anni si sono avvicinati anche un centinaio di simpatizzanti che frequentano la comunità. “Non si chiede un impegno per tutta la vita, come fanno i monasteri cattolici”, spiega Schnabel. “Per molti, il tutto o niente è troppo estremo”.L’idea invece è di un impegno chiaro per una vita comunitaria, in contrasto con l’individualismo della città, ma in cui ognuno definisce la misura del proprio coinvolgimento, che può andare dalla semplice partecipazione ai momenti di preghiera alla vita in comune con la convivenza.Non c’è abate o abadessa e non c’è regola, al momento, perché l’esperienza cresce e si definisce con il tempo. Povertà, castità e ubbidienza, i consigli evangelici che nella tradizione cattolica segnano la vita dei consacrati, hanno certamente un significato anche per questo monastero evangelico, ma “ci chiedono di essere interpretati in modo nuovo”.

 

Orientamento ecumenico. A fare trasloco in queste settimane è ad esempio Johanna Breidenbach, 32 anni, teologa, che ha deciso di vivere in monastero perché “la preghiera mi dà gioia e mi regala nuova forza” e la possibilità di pregare insieme ad altre persone “non solo la domenica, ma anche nel quotidiano” è un elemento importante. L’impegno è per un anno. Poi ci sarà un momento di verifica. “Con l’accoglienza dei nuovi membri a maggio abbiamo fatto un passo importante, ma restiamo in cammino, continuiamo a sognare, porci domande e fare progetti”.

Spiega Schnabel: “siamo un esperimento”.

L’esperienza zurighese ha un “orientamento ecumenico”, nonostante il legame istituzionale sia con la Landeskirche evangelico-riformata di Zurigo: “Diversi nostri membri hanno fatto esperienze personali con gli esercizi ignaziani, o sono legati alla tradizione monastica cattolica attraverso amicizie personali. Ci sentiamo liberi di lasciarci ispirare da elementi liturgici diversi, come il canto gregoriano e l’offerta spirituale del monastero di città è aperta a tutti, a prescindere dalla loro appartenenza confessionale”.

In altri Stati e città… Zurigo non è l’unico posto in cui il mondo protestante sta riscoprendo il valore dell’esperienza monastica, che Lutero in Germania e Zwingli in Svizzera nella loro voglia di rinnovamento avevano messo da parte. Da alcuni decenni hanno cominciato a nascere ordini e monasteri evangelici e il loro numero cresce sempre di più. In Svizzera ce ne sono altri quattro; una trentina sono in Germania, con caratteristiche e connotazioni molto diverse tra loro. In Austria invece al momento non se ne ha notizia.Alcune di queste realtà sono simili al modello noto in ambito cattolico di vita celibataria secondo una regola e la professione di voti, come la comunità Imshausen nel Land di Hessen, nata nel 1957 in cui vivono 6 sorelle e 5 fratelli.C’è poi la comunità Koinonia, nata nel 1976 a Hermannsburg dove vivono la propria vocazione persone singole o coppie con o senza figli. Per famiglie è la realtà Siloha a Neufrankenroda: le unisce la scelta di vivere secondo il Vangelo, in uno stile di condivisione della preghiera, della vita e anche delle finanze. Oppure ancora la comunità don Camillo che ha tre case in Svizzera e una a Berlino. A motivo del fiorire di queste esperienze in ambito protestante, la Chiesa evangelica tedesca (Ekd) ha compiuto uno studio nel 2007, intitolato “Vivere insieme”, e ha creato una rete di collegamento per lo scambio di esperienze tra le comunità. Seppure con molte diversità, anche la “vita consacrata” è una nuova strada di incontro ecumenico tra cattolici e protestanti a 500 anni dalla Riforma luterana, come già dimostrano esperienze come Taizé.