Lidia Macchi, tra riesumazione e altro prete coinvolto

Stamattina è stato riesumato il corpo di Lidia Macchi; gli inquirenti, nel frattempo, cercano un altro prete dopo il coinvolgimento di don Sotgiu
È terminata poco fa la riesumazione del cadavere di Lidia Macchi, la 21enne di Varese uccisa 29 anni fa e ritrovata in un bosco di Cittiglio due giorni dopo la sua scomparsa. Il recupero della salma ha impiegato i tecnici per diverse ore, dalle 05:30 fino alle 09:00 di questa mattina, quando un furgone delle pompe funebri ha lasciato il cimitero di Casbeno in direzione Milano. Toccherà all’anatomopatologa Cristina Cattaneo esaminare il cadavere della giovane in cerca di tracce di DNA utili a identificare l’assassino: l’unico indagato per l’omicidio, Stefano Binda, resta in carcere in attesa di sviluppi. La riesumazione, già annunciata, si è resa ancora più indispensabile dopo la notizia di ieri che i vetrini contenenti il liquido seminale dell’assassino vennero distrutti nel 2000.

In attesa dei risultati della riesumazione, gli inquirenti continuano a battere altre strade. Continua ad esserci la religione intorno alla morte di Lidia Macchi: dopo il coinvolgimento del gruppo di Comunione e Liberazione e l’ipotesi di una copertura da parte di padre Sotgiu, tocca a un altro sacerdote entrare nel caso. È il Secolo XIX a rivelare nuovi particolari. Il quotidiano ligure sarebbe entrato in possesso dell’agenda di Patrizia Bianchi, la donna che ha contribuito a far riaprire il caso riconoscendo nella lettera inviata alla famiglia di Lidia Macchi la scrittura di Stefano Binda. Nell’agenda la signora Bianchi avrebbe annotato una serie di confessioni tra le quali ne spunta una che ha spinto gli inquirenti ad indagare: secondo la ricostruzione un prete avrebbe raccolto la confessione dell’assassino, sapendo quindi nei dettagli la dinamica dell’omicidio di Lidia Macchi. Interrogata sulla circostanza tuttavia la signora Bianchi ha detto di non ricordare con precisione chi fosse il sacerdote: potrebbe essere «don Fabio o don Serafino». Il primo, don Baroncini, è ancora in servizio ed essendo una delle guide spirituali di CL fu proprio colui che pronunciò l’omelia funebre per Lidia Macchi. Don Serafino invece è venuto a mancare tre anni fa.

È invece grazie al quotidiano La Stampa che è possibile a risalire a un dialogo contenuto nell’agenda della supertestimone. Sarebbero coinvolte tre persone: “D”, “L” e “T”, con quest’ultimo che dice «tu non sai, non puoi nemmeno immaginare cosa sono stato capace di fare». Secondo gli investigatori “T” e “L” sarebbero proprio Stefano Binda e Patrizia Bianchi, che erano soliti chiamarsi “Teti” e “Lea” in intimità. “D” invece sarebbe proprio il misterioso don, forse proprio quello che ha raccolto la confessione dell’assassino di Lidia Macchi. Rivelazioni importanti che se ritenute attendibili potrebbero risultare decisive per risolvere il cold case. Sicuramente Patrizia Bianchi dovrà rispondere a una domanda, prima di tutte: perché dopo trent’anni?
cronacaedossier.it

articolo di Nicola Guarneri

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