La corruzione del linguaggio nel “Paese dei corrotti”

Il probema di Antonio Di Pietro non sono i congiuntivi, ma la coerenza: perché, dopo aver attaccato per anni Silvio Berlusconi, oggi parla amichevolmente con lo “stupratore della democrazia”?

Bellissimo l’”Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti” di Calvino. Octavio Paz, poeta messicano e premio nobel, a sua volta, si occupa della corruzione del liguaggio e scrive:” Un paese si corrompe quando si corrompe la sua sintassi”. La neolingua televisiva è l’espressione suprema della corruzione del linguaggio e chi la frequenta di più, se non ha solide basi culturali e non coniuga bene nemmeno i congiuntivi, fa danni enormi. Soprattutto se si occupa di politica a tempo pieno.

Vi racconto tre episodi, uno lontano nel tempo e due recenti che attengono alla corruzione del linguaggio.

1996 – Elezioni Politiche: Romano Prodi e Walter Veltroni mi incontrano e mi chiedono con insistenza di candidarmi alle elezioni politiche. In quel periodo ero molto vicino a Di Pietro il quale temeva che io mi legassi a qualche partito dal momento che lui voleva tenersi super partes. Pertanto, rifiuto la proposta di Prodi di candidarmi con elezione certa al proporzionale e accetto la candidatura al maggioritario sotto la sigla dell’Ulivo. Ne parlo a Di Pietro che non è entusiasta e mi dice: “stai attento e pensaci bene perchè se vai con Prodi poi ti ritrovi con De Mita”. Io accetto di candidarmi a Carrara e vengo eletto con una percentuale altissima di voti. Prodi vince le elezioni. Dopo due giorni Di Pietro va a casa Prodi a Bologna e accetta il Ministero del lavori pubblici. E il pericolo di scivolare verso De Mita? Scomparso.

2010: Presentazione del Libro Mafia Pulita organizzata dalla Confindustria di Napoli. Appena prima di iniziare l’incontro esce un comunicato Ansa nel quale Luigi de Magistris scrive che Antonio Laudati, coautore del libro, già direttore generale agli affari penali del ministero della giutizia, il posto che fu di Falcone, per capirci, non avrebbe dovuto sedersi vicino al ministro della giustizia Alfano per evitare pericolose commistioni tra politica e giustizia. Pensate che Laudati, con Mastella e Alfano, era stato direttore generale scelto dal governo Prodi, su segnalazione unanime dell’Associazione Nazionale Magistrati e confermato dal governo Berlusconi. Alfano, per de Magistris, in un incontro pubblico, sotto i riflettori delle tv e in una sala strapiena, forse avrebbe potuto contaminare Laudati e anche me!

Ora de Magistris, circondato dai rifiuti di Napoli, corre a Roma a chiedere aiuto (giustamente) al governo di cui Alfano è ministro autorevolissimo.

2010: Io perdo una causa per diffamazione promossa da Di Pietro a Monza. I giudici condannano Il Giornale perchè il titolo della mia intevista era chiaramente diffamatorio e io mi ero dissociato appena l’avevo letto. I giudici condannano anche me per una sola parola e se avessi dovuto pagare avrei pagato non più di un decimo del totale. Il mio avvocato parla con gli avvocati del Giornale e chiede che paghi l’editore perchè la responsabilità è solo loro. Altrimenti sono costretto a rivalermi sul Giornale. Gli avvocati capiscono e il Giornale paga. Ma Di Pietro, con le sue dichiarazioni ingenera il dubbio che io sia eterodiretto dal Cavaliere e tramite il suo avvocato, Scicchitano, quello indagato da poco nella maxinchiesta romana per false fatturazioni, chiede con forza che sia io a pagare per l’intera somma di 50 mila euro e minaccia di pignorarmi i beni. Sul sito di Di Pietro una ventina di tifosi mi diffamano senza che lui tenti nemmeno di bloccarli. Uno scrive persino che prendo le tangenti da Berlusconi. Io che per i miei libri, ho subito dal Cavaliere e dai suoi amici 15 cause civili, di cui 12 sono ancora in corso. Chissà perchè le ha fatte a me e non a Di Pietro. Naturalmente li ho querelati e sono in attesa della decisione dei giudici sperando che non archivino a prescindere, perchè questa volta faccio un casino.

Fino a poco tempo fa per Di Pietro Berlusconi era “Videla”, “Magnaccia”, “Stupratore della democrazia” ecc. Ora gli parla con amicizia e gli da anche i consigli. In più gli fa il regalo di attaccare il PD e di promettere che voterà le sue riforme “buone”. Tutto dimenticato? Sì, proprio tutto.

La corruzione del linguaggio può fare più danni della corruzione che Di Pietro ha conosciuto e perseguito come magistrato. Anche perchè la seconda conosce le manette. La prima è corruzione in libertà.

Elio Veltri – domaniarcoiris

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