La Santa Sede torna a respirare l’aria inquietante dei Vatileaks. E non si tratta solo di ipotesi o sospetti, ma di denunce precise ora sul tavolo di Gian Piero Milano, promotore di giustizia vaticano, l’organo inquirente del Tribunale d’Oltretevere. A rivelarlo è stato lo stesso Milano, sabato 18 febbraio, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario 2017 del Tribunale del Papa. A pagine 37, infatti, elencando le attività svolte dal suo ufficio nel corso del 2016, Milano riferisce che esso ha ricevuto dall’Aif, l’Autorità vaticana per l’intelligence finanziaria, «due denunce di divulgazione di documenti segreti».
UN NUOVO CASO VALLEJO BALDA? Si tratta dello stesso reato per il quale, a cavallo tra il 2015 e il 2016, proprio in Vaticano e con Milano a rappresentare l’accusa, si era svolto il lungo processo ‘Vatileaks 2’. Concluso con le condanne al prelato spagnolo monsignor Lucio Vallejo Balda, ex segretario della Prefettura economica e della commissione Cosea sulle finanze vaticane (18 mesi in parte scontati nella cella di Oltretevere per poi essere rimandato nella sua diocesi spagnola di Astorga), e all’altro membro Cosea Francesca Immacolata Chaouqui (10 mesi con sospensione della pena), mentre è stato assolto il loro collaboratore in Cosea Nicola Maio e sono stati prosciolti per non competenza territoriale del Tribunale vaticano i due giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori dei libri Via Crucis e Avarizia in cui sono uscite le carte riservate.
Ora, dopo che precedentemente, nel 2012, nel primo caso ‘Vatileaks’, per il furto e la diffusione (sempre a Nuzzi) dei documenti riservati di Benedetto XVI era stato arrestato e condannato, anche lui a 18 mesi, il cameriere personale del papa, Paolo Gabriele, si può ipotizzare un terzo caso analogo? L’azione dei “corvi” può far pensare a un processo-ter sempre per la fuga di carte segrete? Il Pg Milano non lo lascia intendere, né parla dell’apertura di indagini o accertamenti.
POSSIBILI NOTIZIE DI FINANZA. La denuncia viene dall’Aif, l’authority di informazione finanziaria presieduta dallo svizzero René Bruelhart e diretta da Tommaso Di Ruzza, quindi i documenti divulgati dovrebbero riguardare ancora aspetti economici o bancari del piccolo Stato vaticano. Sempre nella relazione, parlando del processo ‘Vatileaks 2’, Milano lo descrive come un banco di prova dell’introduzione, avvenuta con la legge n. IX dell’11 luglio 2013, del nuovo articolo 116 bis del Codice penale, «rubricato ‘divulgazione di notizie e documenti’, con il quale si sanziona la condotta di chi si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione; al riguardo è prevista un’aggravante – con pena edittale della reclusione da quattro ad otto anni – nel caso in cui le notizie o i documenti divulgati concernano gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato».
POTREBBE NON ESSERE L’ULTIMO CASO. E mentre nelle librerie fanno mostra di sé il libro dell’ex portavoce vaticano padre Federico Lombardi col giornalista Massimiliano Menichetti, Vatileaks 2, e quello dell’ex imputata Chaouqui, Nel nome di Pietro, le autorità della Santa Sede valutano nuovi analoghi casi. Proprio Lombardi, presentando il suo libro, ha ammesso che un tema come quello di Vatileaks «non è detto che sia l’ultima volta che si pone»: «Dire che non ci saranno più uscite di carte e notizie è una profezia che non mi sento di fare», ha affermato, «mi dispiacerebbe, ma non me ne stupirei. Tra l’altro è un rischio che diventa più alto in momenti in cui ci sono forti tensioni».
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