Decapitate le Province italiane

«Il Consiglio dei ministri ha definito i criteri per il riordino delle Province previsti dal decreto sulla spending review: in base ai criteri approvati, i nuovi enti dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati». Il taglio deciso dal governo «potrà portare a un numero, con qualche approssimazione, attorno alle 40 province e 10 città metropolitane, qualcosa in meno o in più». Lo ha spiegato il ministro per la Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, a margine della conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, precisando che «ora si apre il confronto con autonomie locali e Regioni», mentre «il passaggio finale sarà un nuovo atto legislativo». «Il riordino delle Province» avverrà «entro la fine del 2012», ha aggiunto Patroni Griffi nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi con il premier Mario Monti. Il ministro ha spiegato che «la soppressione delle Province esistenti e la creazione delle nuove sarà realizzata attraverso una legge» e si tratta «del secondo passaggio del percorso già delineato nel decreto spending review».

Sarebbero ben 64 le Province soppresse della attuali 107, 50 di Regioni a statuto ordinario e 14 di Regioni a statuto speciale. In base ai criteri definiti dal consiglio dei ministri, solo 43 le Province destinate a sopravvivere.

Ma il decreto varato dal Consiglio dei ministri è destinato a creare più di qualche malumore, per non parlare di rivalità storiche tra popolazioni vicine come quella tra i livornesi e i pisani. Un altro esempio? Pordenone non finirà mai «sotto» Udine, promette Battagliero Alessandro Ciriani, Pdl, presidente della Provincia di Pordenone. E chiarisce: «Piuttosto siamo pronti ad andare sul ponte del Tagliamento per difendere il nostro territorio».

Ma anche alcuni governatori non concordano con il provvedimento: «Con questi nuovi criteri – osserva il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini – al danno si è aggiunta anche la beffa: rischiamo di perdere la Provincia di Viterbo per 30.000 residenti in meno del necessario e quella di Latina per 49 kmq in meno di quanto stabilito con il decreto votato oggi dal Consiglio dei Ministri. Rieti, invece, avrebbe chilometri quadrati in abbondanza, ma non abbastanza abitanti secondo una proporzione che non risponde nè a logiche di risparmio concrete e realistiche, nè a criteri storici, economici o sociali. Persino Frosinone, che pure avrebbe tutti i requisiti sanciti dal decreto odierno, si salverebbe in modo virtuale, considerato che perderebbe il capoluogo».

In ogni modo la riforma delle Province è destinata a comportare un cambio storico della cartina geografica italiana, con nuovi enti che nasceranno, alcuni anche «riesumando», o almeno ricordando da vicino, antiche suddivisioni del territorio italiano. Basti pensare che tra le nuove Province che potrebbero nascere dall’accorpamento di quelle esistenti c’è la «Provincia romagnola» che riunirebbe Cesena, Forlì, Rimini e Ravenna che sono già al lavoro per un’unica Provincia; Parma, Piacenza, Modena e Reggio Emilia, invece, potrebbero far parte di una sorta di «Provincia del buon gusto» capace di riunire tutte le migliori Indicazioni geografiche protette (Igp) del Paese, dal parmigiano al prosciutto, all’aceto. In alcuni territori il «taglio» delle attuali Province sarà drastico: basti pensare alla Toscana, dove, delle attuali 10 Province, solo Firenze ha i requisiti non solo per rimanere, ma per trasformarsi in città metropolitana. Le altre 9 dovranno accorparsi per dare vita – è probabile – a due nuove amministrazioni provinciali. In Lombardia, su 12 Province attuali, solo 4 (Milano, Brescia, Bergamo e Pavia) hanno i requisiti per rimanere in vita (Milano si trasformerà in città metropolitana), le altre dovranno in qualche modo accorparsi. Le nuove Province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità; perderanno invece alcune funzioni tra le quali quelle che riguardano il mercato del lavoro e l’edilizia scolastica.

Ma si levano le prime barricate. La richiesta di «stralcio dell’articolo 17» del decreto legge sulla spending review «per palesi fattori di incostituzionalità e per la insussistenza delle motivazioni di necessità ed urgenza» viene chiesta in un documento ai senatori e deputati, ai capugruppo dei partiti del Senato e della Camera e ai presidenti delle due Camere dai rappresentanti delle Province di Ancona, Ascoli Piceno, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Benevento, Chieti, Crotone, Fermo, Gorizia, Isernia, Latina, Lodi, Matera, Pescara, Piacenza, Pordenone, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Savona, Teramo, Trapani, Varese, Vercelli, Vibo Valentia e Vicenza. 

PUGLIA E BASILICATA –  La Puglia perderebbe 3 Province (le neonata Bat scompare mentre Brindisi e Taranto verrebbero accorpate), e la Basilicata perde Matera. Sulla base dei criteri di riordino delle Province approvati oggi dal Cdm, l’ANSA, su dati Istat, è in grado di calcolare il riordino delle Province su base nazionale.

PUGLIA
Su 6 Province se ne salvano solo 3: Bari, Foggia e Lecce, da accorpare Taranto e Brindisi e Barletta-Andria.

BASILICATA
Rimarrebbe in vita la Provincia di Potenza, esclusa invece quella di Matera

PIEMONTE
Su 8 Province attuali, quelle salve sarebbero Torino, Cuneo e Alessandria; via le attuali Province di Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio e Novara.

LOMBARDIA
Rimarrebbero Milano Brescia, Bergamo, Pavia mentre dovrebbero essere accorpate le attuali Province di Lecco, Lodi, Como, Monza Brianza, Mantova, Cremona, Sondrio e Varese.

VENETO
Rimarrebbero in vita Venezia Verona e Vicenza. Accorpamento in vista per Rovigo, Belluno, Padova, Treviso.

LIGURIA
Su quattro Province attuali ne scompaiono due, Savona e Imperia; salve Genova e La Spezia.

EMILIA ROMAGNA
Sì a Bologna, Parma, Modena e Ferrara; accorpate Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Piacenza.

TOSCANA
In Toscana, su 10 Province, si salverebbe solo Firenze (via Grosseto, Siena, Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pistoia, Prato, Pisa e Livorno).

UMBRIA
Rimane solo Perugia, ‘salta’ Terni; nelle Marche sarebbero ‘salvè Ancona Pesaro e Urbino, mentre non hanno i requisiti per sussistere Ascoli Piceno, Macerata e Fermo. Nel Lazio rimarrebbero Roma e Frosinone, ma dovrebbero essere accorpate Latina, Rieti e Viterbo.

ABRUZZO
In Abruzzo non subirebbero accorpamenti L’Aquila e Chieti, in Molise rimarrebbe solo la provincia di Campobasso

CAMPANIA
Salve Napoli, Salerno, Caserta e Avellino, fuori solo Benevento.

CALABRIA
Su 5 Province, si salavano Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro; da accorpare Crotone e Vibo Valentia.

SICILIA
Su 9 province ne rimarranno in vita solo 4: Palermo, Agrigento, Catania e Messina. La scure si abbatterà su Caltanisetta Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani.

SARDEGNA
E’ una debacle: rimarrà solo la Provincia di Cagliari. Verranno ‘eliminate’ le Province di Olbia Tempio, Medio, Ogliastra, Carbonia, Sassari, Nuoro, Oristano.

FRIULI
Su 4 Province iniziali, due rimangono in vita, Trieste e Udine, due vengono tagliate o meglio accorpate: Pordenone e Gorizia.

gazzettadelmezzogiorno.it

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