Coppia trans, il prete benedice le fedi

Beatrice, all’anagrafe Giuseppe, è un meccanico di Roma. Indossa la minigonna e i tacchi a spillo, come il grande amore della sua vita, Marianna. Si sposano in municipio e un film indipendente racconta la loro storia. Qualche giorno fa, durante la proiezione del film al ‘Calitri Sponz Film Fest’, incontrano un parroco che decide di non giudicarli

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di STEFANIA PARMEGGIANI

repubblica.it

L’ULTIMA scena l’hanno girata nel cuore dell’Irpinia, al castello di Calitri. Beatrice e Marianna si sono prese per mano e, di fronte agli occhi partecipi di un paese, hanno ricevuto la benedizione di Dio. Una cerimonia semplice, senza inviti ufficiali, desiderata da una vita. Don Giuseppe Cestoneha benedetto la loro unione, decidendo dopo avere visto il film che ne racconta la storia e dopo averle conosciute di persona, che non aveva alcuna importanza di che sesso fossero e che vita avessero attraversato per arrivare fin lì, a pochi passi dalla sua chiesa. Per lui, parroco del vicino comune di Andretta, non è rilevante che Beatrice all’anagrafe si chiami Giuseppe Della Pelle e che di lavoro faccia il meccanico. Che si tinga le labbra di rosso e che porti i capelli biondi tagliati poco sopra le spalle, che si vesta da donna e che ami, nonostante tutto, un’altra donna. 

Questi sono dettagli, inciampi di una vita che è cominciata come tante e che a un certo punto ha preso direzioni impreviste. Quello che lui, uomo di chiesa, ha visto negli occhi di questa coppia è stato amore. E su questo si è soffermato: “Qualunque forma di amore, se è sincera e pura, ha una unica sorgente, che è Dio. Non ho celebrato il sacramento del matrimonio, ma ho benedetto le loro fedi che sono simbolo di fedeltà, di impegno che si rinnova quotidianamente. Mi è piaciuto dare una carezza a questa coppia, originale certo, ma anche amata da Dio”. 

La sua strada ha incrociato quella di Beatrice e Marianna, venerdì scorso in occasione della proiezione del film ‘Fuoristrada’ della regista Elisa Amoruso. Un film indipendente che è arrivato in Irpinia su invito del Calitri Sponz Film Fest, rassegna ideata da Vinicio Capossela e dedicata ai matrimoni. Don Giuseppe era tra il pubblico. Ha visto scorrere sullo schermo la vita di Pino, meccanico di Roma, quartiere Appio Latino. Ha scoperto che era stato sposato. Un matrimonio finito male, in modo doloroso, con una figlia di mezzo che aveva molto sofferto. Ha visto quell’uomo scoprire dentro di sé qualcosa di difficile da accettare: la necessità di vestirsi da donna. Ha ascoltato Pino raccontare le sue notti inquiete quando saliva in macchina e cercava le strade dei travestiti, solo per vedere persone come lui: “Non mi interessava che cosa facevano per vivere. Erano come me, erano amiche”.  La mattina, sfilate le calze a rete e struccati gli occhi, tornava a indossare la tuta da meccanico. Ma era vita quella? Don Giuseppe ha deciso di non giudicare. Ha continuato a guardare il film, ha assistito alla trasformazione di Pino in Beatrice. 

Ormoni, capelli biondi, unghie laccate ma lo stesso lavoro di prima: il meccanico. E le corse in auto, come pilota di rally. Nell’ambiente lo conoscono come Girello. Poi l’amore, imprevisto e travolgente per una donna. Marianna è rumena, lavora come badante dell’anziana madre di Pino, non ha mai conosciuto persone che transitano da una identità di genere all’altra. Non immaginava nemmeno che potessero “esistere persone così”. Ma è tosta, per nulla influenzabile. Decide di fregarsene delle convenzioni, accetta di diventare sua moglie. Nel 2010 si sposano a Nemi anche se il sindaco non era molto d’accordo. Ma sulla carta d’identità di Beatrice c’è scritto Giuseppe e anche se si presenta in municipio con l’abito da sposa (un vestito di raso e tulle identico a quello di Marianna) nessuno può dirgli nulla. “E chi mi ferma a me?”. Quando scorrono i titoli di coda don Giuseppe decide che su quello schermo è passata la vita di una coppia originale, forse “fuoristrada” ma sincera negli affetti. Li ha incontrati e il giorno dopo, nel castello di Calitri, ha benedetto la loro unione: “Sono certo che il buon Dio ha sorriso dal cielo”.

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