Chaouqui afferma di non aver mai fatto sesso con Monsignore

I documenti ai giornalisti? «Mai dato documenti riservati della S. Sede». La notte di passione con mons. Balda? «A Firenze sono stata solo la sua confidente». Cosa si aspetta ora? «È un processo politico, non mi aspetto nulla, l’importante era fare chiarezza su ogni punto».

Malgrado la gravidanza giunta quasi all’ottavo mese e una giornata lunga e faticosa, Francesca Immacolata Chaouqui si mostra soddisfatta al termine della nuova udienza del processo Vatileaks 2 che la vede imputata per la divulgazione di atti riservati della S. Sede insieme a monsignor Vallejo Balda, ancora detenuto in una camera di sicurezza della Gendarmeria vaticana, all’ex collaboratore del sacerdote Nicola Maio e a due giornalisti, Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. L’ex membro della Cosea, la Commissione incaricata di revisionare le strutture finanziarie del Vaticano, è stata sottoposta ad un interrogatorio fiume durato oltre sei ore.

«Ho risposto a tutto, ribattendo punto su punto – ha detto la Chaouqui al termine dell’udienza – Più che un interrogatorio è stato un vero e proprio corpo a corpo tra me e i giudici. È stata una giornata lunga ma fruttuosa. Mai fatto un’associazione a delinquere. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per il S. Padre. Ora il Pontefice sarà informato di tutto», anche se ha poi ammesso di aver avuto qualche difficoltà a chiarire alcuni aspetti della vicenda «avendo dovuto rispettare il segreto da cui il Papa non mi ha sciolto». Non sono mancati momenti di tensione. Francesca Immacolata Chaouqui ha ribadito che Balda non è mai stato sottoposto a pressioni da parte dei giornalisti e che lei gli aveva proposto «protezione» contro le «frequentazioni incaute» con alcuni soggetti, in particolare con chi avrebbe dato al monsignore un telefonino quando era ai domiciliari, misura in effetti revocata per evitare l’inquinamento delle prove: «Un astrologo amico di Balda, Mauro Iacoboni, gli ha fatto arrivare, nascosto nella biancheria, un telefonino» ha detto Chaouqui durante la deposizione. E non sono mancati riferimenti alla notte di Firenze di cui parlò mons. Balda: «Mai fatto sesso con lui. Balda quella famosa notte mi fece delle confidenze di carattere sessuale che non hanno nulla a che vedere con la mia sfera sessuale. Io e Balda parlavamo nella stessa stanza dove dormiva sua madre».

Quanto alla sua nomina nella Cosea, Chaouqui ha detto: «Mi hanno presentato come una specie di prostituta a caccia di preti da concupire, di incarichi e di favori. Ma non è così: sono stata chiamata nella Cosea perché serviva una persona che collaborasse alla comunicazione della S. Sede verso l’esterno, tuttavia sono perfettamente in grado di leggere un bilancio. Quindi non ero fuori posto». Ha poi aggiunto di non essersi mai presentata come membro dei servizi segreti ma semplicemente di «non aver negato di aver avuto incarichi da aziende che operano nel campo dei servizi segreti».

Prima di iniziare l’udienza, la Chaouqui aveva annunciato su Facebook il suo interrogatorio, rinviato nelle scorse settimane a causa della gravidanza a rischio: «I medici ancora una volta mi hanno sconsigliato di sottopormi allo stress fisico e mentale del processo: mancano pochi giorni all’inizio dell’ottavo mese di una gravidanza a rischio. Eppure oggi sarò in aula, ancora una volta. Oggi è il giorno della verità. Quella che devo a a Papa Francesco, alla mia chiesa, alla mia famiglia, al mondo intero».

La giornata era cominciata con una manifestazione organizzata da Articolo 21 a sostegno di Nuzzi e Fittipaldi. Il sit in non era stato autorizzato dalla Questura per motivi di sicurezza (era in contemporanea con l’udienza del S. Padre a cui hanno partecipato oltre 40.000 fedeli) e alcuni partecipanti sono stati poi identificati dalla Polizia. Dal canto suo Fittipaldi ha ribadito che gli viene contestato «il reato di scoop» e che dopo la pubblicazione del suo libro è stata aperta «un’inchiesta penale» sui lavori nell’appartamento di Bertone «con il paradosso che è indagato il giornalista che ha fatto il suo dovere ma non il cardinale».

Andrea Acali – Il Tempo

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