Campane anti-Borsa e moniti. Se gli indignati sono i preti

«Capiamoci, non è che voglio chiudere la Borsa…». Un paletto ci sta, comprensibile. Don Giovanni Kirschner non cerca ribalte da cinque minuti, ma nemmeno è tipo da giocare a nascondino. Dall’altro capo del telefono la voce del parroco di Santandrà di Povegliano risale cordiale ma decisa. Non sogna lucchetti ai cancelli di Piazza Affari, il sacerdote. Da un po’ di giorni però, quando scoccano le cinque e mezzo della sera, le campane del micropaese trevigiano suonano a festa. E’ «un segno di protesta contro lo strapotere della finanza internazionale», ha scritto don Kirschner nel bollettino parrocchiale. Alle 17,30 la borsa di Milano chiude e il campanile della chiesa di Sant’Andrea apostolo si mette in moto. «Serve a richiamare l’attenzione dei parrocchiani – spiega don Giovanni – per quel che possiamo fare noi perché siano date nuove regole alla finanza e la politica ritrovi il ruolo che le è proprio». Così com’è («Chi è più forte fa quello che vuole») non va bene: «Pochi giorni fa – ricorda il parroco – il Vaticano ha pubblicato una nota in cui chiede l’istituzione di un’autorità mondiale che regoli il mercato finanziario e monetario». Da qui le campane, piccolo segno per un proposito enorme: superare l’idea assoluta di libero mercato, che alla fine si riduce al «libera volpe in libero pollaio» per bocca dello stesso uomo di Chiesa. Prete socialista? Non si scherzi neppure: «Se questa è la sua idea, la conversazione termina ora», sferza don Kirschner. Al netto delle differenze, l’iniziativa del parroco di Santandrà ricorda la predica di un altro sacerdote trevigiano. L’8 gennaio scorso, dal pulpito della chiesa della Pieve, a Castelfranco, don Claudio Miglioranza aveva lanciato più di un siluro all’indirizzo di Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, colpevole di voler imporre agli operai «turni massacranti, con 10 ore di catena di montaggio». «Ma che bravo che è quel ragazzo… », dice don Claudio del «collega » Kirschner. «Bisogna calmierare il mercato – snocciola -, mettere delle regole perché chi paga, alla fine, sono sempre i poveri. Le campane? Approvo, certo che approvo». Il 19 gennaio scorso, a Mandriola di Albignasego, Padova, il parroco ha stampato nel bollettino di chiesa una rinnovata favola di Biancaneve: la regina cattiva è un uomo che controlla l’informazione, ingurgita Viagra e finge di essere più alto di quel che è… Don Franco Scarmoncin ieri: «Penso che come preti, anzi come comunità di credenti, dobbiamo essere la coscienza critica di una società. Bisogna dare dei segnali e se la gente è scossa da questi mi sembra un bene». Come dire, in campana gente.

Renato Piva – corriere.it

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