A.A.A causa crisi delle vocazione cercasi preti e suore. Si offrono i preti sposati

Le vocazioni religiose sono in picchiata già da alcuni anni. Gli unti dal Signore latitano e i seminari sono sempre più vuoti. Un fenomeno che impensierisce la Curia, tant’è che si è cominciato a parlare di emorragia. A usare questo termine non un religioso qualsiasi, ma lo stesso Papa Francesco qualche giorno fa, intervenendo alla plenaria della Congregazione per gli istituti di vita consacrati e le società di vita apostolica.

Il Pontefice ha definito la situazione molto preoccupante, lasciando trapelare le enormi difficoltà che oggi il Vaticano è chiamato ad affrontare, per l’ esiguità di preti e suore che rende di fatto difficile la gestione ordinaria di molte Chiese, tanto in Italia quanto all’estero. In questi anni le cifre degli abbandoni sono rimaste piuttosto costanti. A lasciare i voti sono in prevalenza donne e uomini di età compresa tra i 30 e i 50 anni.
Tra il 2015 e il 2016 si sono registrate circa 2.300 dipartite, compresi i 271 decreti di dimissioni d’istituto, le 518 dispense da celibato, concesse dalla Congregazione per il Clero e le 332 dispense dai voti tra le contemplative. Addirittura in 225 casi si è assistita alla confessione di chi ha ammesso di non aver mai avuto alcuna vocazione. Il numero più alto di abbandoni si verifica tra le suore, che rappresentano la grande maggioranza dei consacrati , e tra gli uomini e le donne provenienti dagli stati più industrializzati della terra. Tengono invece i religiosi dei paesi più poveri.

La riduzione del personale ecclesiastico appare dunque come uno dei problemi con cui la Chiesa se la dovrà vedere nell’immediato futuro. Alla base tanti fattori. Come quello demografico. Le famiglie hanno meno figli e lo Stato garantisce un percorso pubblico di formazione scolastica. Di qui la minor propensione a considerare la consacrazione religiosa come una possibile scelta di vita e il diminuito interesse a utilizzare i seminari o le scuole apostoliche come canale formativo. Ne consegue quindi una diffusa diminuzione dei potenziali preti. Anche l’affermazione di una visione secolarizzata dell’esistenza mina le vocazioni. La religione è diventata un fatto personale, la Chiesa percepita sempre più come un’istituzione lontana e la vita ecclesiale troppo restrittiva e spesso socialmente non incentivata. Rispetto al passato le famiglie non guardano più ai seminari come a degli ambienti protetti cui affidare quei figli che per mancanze di risorse non potevano crescere. Oggi le condizioni, anche economiche, sono molto cambiate. La vita religiosa continua a rimanere una ipotesi di scelta nella vita di un individuo. Ma non è più tra quelle maggiormente gettonate.
ultimavoce.it

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