Erbe, frutta e miele ma anche bagni termali: così si curavano gli antichi Romani

Nella Roma imperiale la cura della salute era una pratica religiosa e, come tale, affidata ai sacerdoti. Lo ha spiegato giovedì scorso il dottor Sergio Santini (foto), farmacista delle Comunali gestite dall’Azienda di Pubblici Servizi della città di Aosta nel corso di un incontro programmato nell’ambito degli Aperitivi scientifici.

I rimedi variavano a seconda del ceto sociale, dell’area geografica e del periodo imperiale. Si trattava in genere di rimedi complessi e costosi di varia origine (vegetale, minerale, animale), per lo più di derivazione greca. Nella sua Naturalis Historia Plinio il Vecchio scrive: “Durante l’epoca del divino Augusto, nella Spagna fu trovata la cantabrica, scoperta dai Cantabrici. Nasce dappertutto, con un gambo di giunco di un piede, su cui  si trovano fiorellini allungati come cestini che contengono un seme assai piccolo”. Quest’erba veniva assunta con il miele a scopi terapeutici.

Altre cure adoperate erano a base di piante (per esempio melissa, salvia, aglio, malva, camomilla), ortaggi (cavolo, in particolare), frutta (mele, molto trattate da Plinio il Vecchio), sostanze oleose di origine vegetale (di oliva e di mandorle, in particolare), vini medicati, miele (di grande interesse e da collegarsi alle “Georgiche”  di Virgilio per l’importanza data dal poeta alla socialità delle api), aceto.

Molto di quanto appena elencato era già presente (o proveniva attraverso gli scambi commerciali) in Valle d’Aosta. “Si racconta come i Galli, che le Alpi tenevano bloccati come dentro ad una barriera insuperabile, ebbero come prima ragione del loro riversarsi in Italia il fatto che lo svizzero Elicone, cittadino delle Gallie, in seguito al suo soggiorno a Roma dove faceva il fabbro, ritornandosene in patria si era portato dietro fichi secchi, uva e assaggi di olio e di vino”, scrive ancora  Plinio il Vecchio.

La malattia, infine, si combatteva alle terme: luogo terapeutico (curavano le ferite della carne e dello spirito) e di ritrovo, queste erano disponibili per ogni tasca (spesso erano gratuite) e genere (donne e uomini, anche se in orari diversi ed in spazi fra loro separati). Erano però un luogo molto rumoroso e Seneca se ne lamentava in una lettera all’amico Lucilio. Le terme romane sono ancora visibili ad Aosta sotto la scuola San Francesco: a ricordo di un lontano passato che ancor oggi ci sfiora, accarezzandoci.

fonte: valledaostaglocal

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