Non è il momento di dire basta al celibato dei preti e aprire ai preti sposati?

Decide di lasciare l’abito talare per l’amore di una donna. Accade a Lamezia Terme e il protagonista della storia che non fa parlare d’altro in città è un  sacerdote, pare molto preparato e rigoroso, che è stato parroco in una zona periferica prima di assumere un altro incarico.

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Grazie al web, in particolare al social network Facebook, la vicenda del  sacerdote innamorato che, per non vivere nell’ipocrisia, decide di tornare allo stato laicale, è diventata di dominio pubblico. Anzi, è al centro di una discussione che, proprio sul web, si è scatenata tra chi comprende la decisione e chi la critica.
In una lettera indirizzata al vescovo di Lamezia Terme,intanto, il sacerdote avrebbe addotto, a giustificazione della decisione non meglio precisati motivi familiari.

Mi colpisce per un doppio ordine di motivi. La prima perché sono tra coloro che pensano che sia giunto il momento di consentire ai preti di sposarsi. La seconda perché un po’ mi spaventa il fatto che una persona che immaginiamo stia vivendo un dilemma personale venga sottoposta a un vero processo mediatico dopo che qualcuno ha postato la notizia sul web rendendola di dominio pubblico.

E qui c’è il terzo elemento di riflessione. Perché in qualche modo trovo similitudini tra il chiacchiericcio di paese che favorisce quella che il sociologo Howard Becker definì «teoria dell’etichettamento», da me tanto sofferta, e quanto avviene attraverso i social network, dove tutti si sentono in diritto di sparare giudizi fino a condizionare i comportamenti dei malcapitati (penso al ragazzino che si è tolto la vita perché etichettato come gay).

Non ho soluzioni al proposito e sono contrario a qualsiasi tipo di censura. Ma difendo la decisione del prete che trova il coraggio di invertire il proprio cammino per vivere in base a quanto gli detta la coscienza anziché rifugiarsi nel silenzio e nell’ipocrisia, o peggio nella paura, come spesso accade.

Mi auguro che nella Chiesa si torni a ripensare il celibato dei preti. Già cardinali illuminati del calibro di Schönborn e Hummes (quest’ultimo poi di fatto costretto a ritrattare dal Vaticano) lo avevano proposto alla luce dell’esperienza di oltre 100 mila preti che nel mondo hanno lasciato il sacerdozio a causa dell’atteggiamento della Chiesa.

Di sicuro, come molti hanno già sostenuto, aiuterebbe a contrastare la crisi delle vocazioni.

Anche Joseph Ratzinger, 32 anni, firmò una lettera con altri otto giovani teologi indirizzata alla Conferenza episcopale tedesca chiedendo di riconsiderare l’ipotesi di permettere ai preti di crearsi una famiglia.

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