Pedofilia, il Papa “benedice” il centro tutela minori della Gregoriana

(vatican insider)
Sede a Roma, collaborazione con la neonata pontificia commissione per la tutela dei minori, ampliamento dei partner internazionali e anche, nel 2016, un «Diploma in Safeguarding of Minors and Vulnerable People. Dopo una «fase pilota» di tre anni avviata con un convegno organizzato nel 2012 dalla Pontificia università Gregoriana, quando il Papa era Benedetto XVI, il Center for Child Protection (Ccp), ora che sulla cattedra di Pietro siede Papa Francesco, «si rinnova ed espande su scala internazionale il proprio lavoro per la prevenzione degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili».

«Sono felice di apprendere dei vostri sforzi», ha scritto Jorge Mario Bergoglio in un messaggio indirizzato al gesuita tedesco Hans Zollner, presidente del centro, professore di psicologia all’ateneo romano dei gesuiti e membro della commissione pontificia, e letto in una conferenza stampa di presentazione dal cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della stessa commissione pontificia, «e sono certo che il vostro lavoro porterà molti frutti».

Il centro è stato inizialmente fondato a Monaco di Baviera dall’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana, in collaborazione con il dipartimento di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza/Psicoterapia dell’Università clinica di Ulm, e con il supporto dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga. A sostenerlo, tuttora, la stessa arcidiocesi guidata dal cardinale Reinhard Marx, oltre ad alcuni ordini religiosi (le province indiana e indonesiana dei gesuiti, ma contatti sono in corso anche con salesiani, pallottini e domenicani) e singole diocesi. Ora, ha spiegato il giornalista di Radio vaticana Fabio Colagrande, che ha moderato la conferenza stampa alla Gregoriana, il Ccp «affianca la sua attività a quella della pontificia commissione per la tutela dei minori», che sta concentrando i suoi sforzi sulla prevenzione della pedofilia e ragionando su come definire la accountability dei vescovi di fronte alle denunce di pedofilia nei confronti di preti delle loro diocesi.

Tra le iniziative illustrate per il futuro, l’idea di rafforzare e internazionalizzare il programma di e-learning già avviato nei tre anni di fase pilota, al quale hanno sinora partecipato un migliaio, tra sacerdoti, catechisti e insegnanti che lavorano, in parrocchia o in istituti cattolici, con i bambini di dieci paesi situati in quattro continenti, un «significativo ampliamento» della rete di partner internazionali, e un corso, previsto per il 2016 alla Gregoriana, che, con sei seminari interdisciplinari ognuno di due settimane intende formare, nel corso di un semestre, esperti nella prevenzione e nel contrasto agli abusi. Il cardinale O’Malley ha rilevato che in passato non c’era sufficiente consapevolezza della «devastazione» provocata dalla pedofilia nella Chiesa «in nome di uno spirito di segretezza e di vergogna», con risposte «inadeguate», «improvvisate» o che hanno addirittura dato più attenzione «alla riabilitazione degli abusatori che alla cura dei bambini abusati», ha sottolineato, da parte sua, la necessità di maggiori sforzi nel campo degli studi sulle cause e la fenomenologia di questa «piaga», sul modello di quanto fatto negli Stati Uniti su input della conferenza episcopale, in quello dell’incontro con le vittime e, ancor di più, nel campo della accountability. Il porporato ha peraltro detto, in risposta alle domande dei cronisti, che, in seguito a una sua relazione di quaranta minuti al recente sinodo straordinario in Vaticano, le reazioni dei cardinali presenti sono state complessivamente «molto positive», anche sull’ipotesi che ogni conferenza episcopale individui un interlocutore per la pontificia commissione e che, alla luce di casi di negligenza come quello emerso ancora di recente in Australia, si rafforzi la accountability dei vescovi. La commissione, peraltro, intende affrontare, di comune accordo con la congregazione per la Dottrina della fede guidata dal cardinale Gerhard Ludwig Mueller, quei paesi dove le conferenze episcopali non hanno ancora provveduto adeguatamente a dotarsi di strumento di contrasto e prevenzione della pedofilia.

Sono intervenuti alla conferenza stampa la professoressa belga Karlijn Demasure, la professoressa inglese Sheila Hollins (membro anche della commissione pontificia) e, in una successiva presentazione pubblica trasmessa anche in diretta streaming, anche l’ambasciatore di Germania presso la Santa Sede Annette Schavan, mons. Peter Beer dell’arcidiocesi di Monaco e il rettore della Gregoriana Francois-Xavier Dumortier. Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, uomo-chiave già al convegno del 2012, che ha assistito alla conferenza stampa, ha chiesto se il centro prevede di organizzare altri convegni nei quali coinvolgere «con forza e convinzione» le conferenze episcopali nazionali. Padre Zollner ha risposto che sono già allo studio eventi geograficamente mirati, ad esempio relativi ad America latina e Africa, alla luce dell’idea che il centro intende «offrire un servizio di sussidiarietà, qualcosa che Roma può fare con gentilezza e determinazione, e poi le Chiese locali devono fare la loro parte». Per il gesuita tedesco, ad ogni modo, «solo pochi anni fa c’era chi pensava che questo problema fosse solo del mondo anglosassone, ora la consapevolezza è cresciuta molto, e in due anni di vita della Chiesa non è poco».

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