Le chiese d’Oriente reagiscono alla prepotenza dell’ISIS
Le Chiese d’Oriente si stanno organizzando per denunciare, con una sola voce, le azioni del neo-proclamato Califfato islamico in Iraq. E per chiedere al mondo, ma soprattutto ai responsabili religiosi musulmani, di condannare con coraggio i crimini compiuti contro i cristiani.
È quanto annuncia il sito Terrasanta.net, ripreso anche dall’Osservatore Romano in un servizio sulla drammatica condizione a Mosul. «Stiamo lavorando – ha dichiarato Ignatius Aphrem II, patriarca della Chiesa siro-ortodossa, che conta molti fedeli tra Siria e Iraq – per organizzare un incontro con tutti i nostri fratelli patriarchi d’Oriente. Un incontro per discutere tra noi e prendere decisioni rispetto a quello che è avvenuto a Mosul e che sta avvenendo in Oriente. Creeremo una delegazione dei cristiani d’Oriente che vada alle Nazioni Unite e presenti le nostre ragioni lì e ovunque lo ritenga necessario».
Nei giorni scorsi, come è noto, i fondamentalisti del neo-proclamato califfato (che si estende in un vasto territorio di Siria e Iraq) hanno intimato ai cristiani di Mosul – la seconda città dell’Iraq, caduta nelle loro mani in giugno – di scegliere tra la conversione all’islam, il pagamento della tassa per gli infedeli o la fuga dalla città. Una partenza da compiere immediatamente, abbandonando casa, beni e risparmi di una vita. Centinaia di cristiani sono stati derubati di tutto mentre lasciavano la città. Le loro case sono state poi requisite a distribuite a profughi musulmani.
iljournal