Il prete dei clandestini

 

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Rischia una multa di 12.000 euro per aver ospitato un gruppo di immigrati nella sua parrocchia. Succede a Saint-Etienne, in Francia, dove sono sempre più numerose le voci di solidarietà nei confronti di padre Gerard Riffard, il sacerdote cattolico della parrocchia di Saint-Anne, convocato in tribunale per aver aperto le porte della sua chiesa a una quarantina di richiedenti asilo africani.

Durante l’udienza, l’ex parroco ha cercato in tutti i modi di spiegare che la sua azione era dettata unicamente dalla carita’ cristiana. Ma la giustizia ha mostrato il suo volto più duro e la pubblica accusa ha chiesto una sanzione da 12.000 euro per violazione della delibera comunale che avrebbe vietato di dare ospitalita’ in quell’edificio religioso in base alle norme burocratiche di sicurezza che regolano l’accoglienza del pubblico. Durante l’udienza, il prete, settant’anni, ha ricordato che ”lo Stato è obbligato dalla legge a dare asilo a chi lo richiede”, cosa che peraltro “non fa regolarmente”. E ha cercato di mostrare la contraddizione tra l’accusa che viene mossa contro di lui e “l’obbligo di non lasciare la gente fuori, in situazione di pericolo” che la stessa legge in teoria impone. Poi ha spiegato: “All’inizio, circa sette anni fa, ho cominciato ad accogliere alcuni senzatetto nel mio appartamento“. Ma nel corso del tempo, il loro numero è aumentato e il parroco ha deciso allora di mettere a loro disposizione la sala parrocchiale adiacente alla chiesa.

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La giustizia può dire cio’ che vuole, mi è assolutamente impossibile lasciare dormire un bebe’ all’aperto”, ha protestato padre Gerard Riffard, spiegando che i rifugiati accolti in questi ultimi anni “provengono in maggioranza dalla Repubblica democratica del Congo o dall’Angola… e hanno lasciato i loro Paesi perché erano in pericolo di vita”. Lo scorso agosto, la commissione municipale di sicurezza ha avviato le ispezioni nella chiesa, decretando che era “impossibile ospitare in quelle condizioni”. Ma padre Riffard ha continuato ad accogliere i rifugiati, sfidando norme e burocrazia.

Manifestazioni di solidarietà nei confronti del sacerdote sono arrivate, intanto, da esponenti del partito comunista, come pure da monsignor Dominique Lebrun, responsabile della diocesi di Saint-Etienne: “Cosa deve fare un prete, un cristiano: lasciare degli individui nell’insicurezza della strada oppure aprire le sue modeste porte?”, si è chiesto il vescovo. La sentenza che dovrà dare una risposta a nome dello Stato francese è attesa per il 10 settembre.

fonte: http://comune-info.net/

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