Da Vaticano rogatoria in Italia su monsignore arrestato per corruzione
ROMA (Reuters) – La magistratura vaticana ha inoltrato una rogatoria internazionale per ottenere la collaborazione della procura di Roma sulla vicenda di Nunzio Scarano, il religioso arrestato a fine giugno con l’accusa di corruzione e calunnia nell’inchiesta sul presunto tentativo di rimpatriare in Italia dalla Svizzera 20 milioni di euro in contanti.
Lo hanno reso noto la Santa Sede e la Farnesina.
Il promotore di Giustizia del tribunale vaticano “ha inoltrato, per le vie diplomatiche abituali, una rogatoria diretta alla Procura della Repubblica di Roma per ottenere la collaborazione della magistratura italiana per il procedimento aperto nei confronti di monsignor Scarano nell’ambito della giurisdizione dello Stato della Città del Vaticano”, ha detto padre Federico Lombardi, capo della sala stampa della Santa Sede, leggendo una dichiarazione ai giornalisti.
“Abbiamo ricevuto la rogatoria e la stiamo processando”, ha detto a Reuters in una email il portavoce del ministro degli Esteri, senza fornire altri dettagli.
La procedura prevede che la rogatoria venga poi inoltrata al ministero della Giustizia, ha spiegato il portavoce.
Uno dei legali del religioso, l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, ha detto di non essere a conoscenza diretta della rogatoria internazionale e di non sapere se il suo cliente sia ufficialmente indagato in Vaticano, ma ha aggiunto che Scarano intende collaborare.
“Monsignor Scarano è ben lieto di mettersi a disposizione”, ha detto l’avvocato. Lo aveva indicato anche nelle lettere che aveva scritto al Papa. Desidera dire tutto quello che sa sulle questioni interne al Vaticano”.
Il promotore di Giustizia vaticano aveva già disposto il mese scorso il congelamento dei conti di monsignor Scarano presso lo Ior, dopo le segnalazioni dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif) della Santa sede su alcune transazioni sospette.
Una richiesta di rogatoria internazionale relativa a Scarano intanto è già partita nei giorni scorsi da parte della procura romana sia verso il Vaticano che verso la Spagna.
INIZIATIVA RARA PER IL VATICANO
È piuttosto raro invece che sia il Vaticano – accusato in passato di non rispondere a richieste internazionali, in particolare sul ruolo dello Ior, la cosiddetta “banca del Papa” – ad avviare rogatorie.
Scarano era stato arrestato assieme a un broker finanziario, Giovanni Carenzio, e a un ex agente dei servizi segreti, Giovanni Zito, con l’accusa di aver cercato di fare rientrare illegalmente in Italia a bordo di un aereo privato, nel 2012, 20 milioni che apparterrebbero ad armatori salernitani suoi amici, indagati per evasione fiscale.
Dopo due interrogatori e il rigetto della richiesta di scarcerazione da parte del Tribunale del riesame, il monsignore 61enne ha deciso di collaborare con la giustizia italiana e ha fatto consegnare ai magistrati nei giorni scorsi una serie di documenti che avrebbe acquisito quando lavorava come dirigente della contabilità analitica all’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, ente vaticano che amministra immobili, fondi e conia anche monete per circa un milione di euro l’anno.
Dall’Apsa il religioso era stato allontanato un mese prima dell’arresto, dopo avervi lavorato 22 anni. In una lettera al Papa Francesco resa nota alcuni giorni fa, Scarano ha sostenuto di essere stato emarginato dai suoi “superiori laici” per le proprie battaglie in favore della trasparenza.
Lunedì scorso, lo stesso pontefice ha avuto parole dure per Scarano, parlando coi giornalisti mentre faceva ritorno in Italia dalla visita apostolica in Brasile: “Noi abbiamo questo monsignore in galera… non è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda precisamente, non era un Beato. Sono scandali, questi, che fanno male”.
(Philip Pullella e Massimiliano Di Giorgio)