L’unica certezza rispetto alle indiscrezioni che ogni giorno popolano le prime pagine dei giornali è che ormai il Vaticano è diventato un autentico colabrodo sul piano mediatico

L’unica certezza rispetto alle indiscrezioni che ogni giorno popolano le prime pagine dei giornali è che ormai il Vaticano è diventato un autentico colabrodo sul piano mediatico perché sta consentendo di rendere pubblici documenti di differente livello e importanza. Lo scopo degli autori? Screditare personalità ecclesiastiche, attaccarne altre, rendere evidente uno scontro di potere che ora più che mai si sta materializzando di fronte al grande pubblico.
La grande vittima, incolpevole di tutto, è proprio Papa Benedetto XVI, l’uomo che si augurava di ridurre il profilo della sala stampa vaticana sotto il suo Pontificato. Dopo l’attivismo di Joaquin Navarro-Valls, autentico mago delle relazioni con i media di Papa Giovanni Paolo II, il quale ha favorito – anche attraverso un contatto quotidiano con il Santo Padre – la crescita dell’immagine del Pontefice tra i credenti e i non, Joseph Ratzinger ha chiamato quale suo portavoce padre Federico Lombardi, gesuita e direttore di Radio Vaticana.

Il ruolo di padre Federico Lombardi

Nipote del celebre «microfono di Dio» Riccardo Lombardi , egli è uomo universalmente apprezzato per la sua competenza e profondità. Ma, rispetto a Navarro-Valls Padre Lombardi presenta un difetto. Non ha diretto accesso al Papa avendo quale suo  superiore (da cui ricevere le linee) la segreteria di Stato. Ossia il dicastero più importante del Vaticano diretto da Tarcisio Bertone.
In un’epoca come quella attuale nella quale le comunicazioni hanno assunto un ruolo preponderante – vista la rapidità della diffusione delle notizie a livello planetario anche attraverso web e social network – questa mancanza di contatto diretto tra il Santo Padre e il suo portavoce non ha certo giovato. Forse anche in occasione di questi ultimi fatti.
In queste giornate così intense per il Vaticano non è passato momento che non uscisse dalla sala stampa vaticana una nota, una precisazione, una smentita, un chiarimento. Alcune comprensibili e motivate – come la lettera a firma dei vertici attuali e precedenti del governatorato del Vaticano che rispondevano alle osservazioni mosse da monsignor Viganò all’interno delle sue missive indirizzate a Papa Benedetto XVI e al Segretario di Stato Tarcisio Bertone – e altre che a parere di persone vicine alle Sacre stanze potevano essere evitate perché, come si insegna nel giornalismo, una smentita è in realtà una doppia notizia.
Associare le lettere di Monsignor Viganò alla nota in cui si informa di un racconto da parte del cardinale Paolo Romeo a suoi interlocutori cinesi durante il quale avrebbe fatto riferimento a un complotto per uccidere entro un anno il Santo Padre, è assolutamente ridicolo e illogico.
Sempre fonti vicine alle segrete stanze fanno notare l’eterogeneità dei documenti il cui unico fine comune è il carattere pruriginoso e scandalistico.

Angelo Scola bruciato dalle veline

Ma questo non vuol dire – come ha riconosciuto lo stesso Padre Lombardi – che i documenti non siano autentici e che quindi Il Fatto Quotidiano ora e Gianluigi Nuzzi con la sua trasmissione Gli intoccabili prima non abbiano fatto un autentico scoop.
Ma nel primo caso ci si trova di fronte a un documento o denuncia il cui mittente e destinatario appaiono ben chiari, nel secondo sono raccolti diverse dicerie associate a molte farneticazioni che paiono più strumenti per attaccare figure citate più o meno esplicitamente.
Tra i menzionati l’attuale cardinale di Milano Angelo Scola, personalità che gode di autentica stima e amicizia da parte di Benedetto XVI, ma che nella velina viene indicato come il successore designato di Ratzinger. In ambienti ecclesiastici e non si ricorda sempre che «chi entra Papa in Conclave esce cardinale». E il modo migliore per bruciare un possibile candidato è far girare il suo nome prima del tempo.
Altra figura sotto attacco è sicuramente il Cardinale Tarcisio Bertone. Questi documenti provengono dal suo Dicastero, visto che la lettera di Viganò riporta il timbro della Segreteria di Stato, e dimostrano che ormai i sistemi di controllo sono completamente saltati.
Per alcuni osservatori di cose vaticane la scia di documenti fuoriusciti da San Pietro potrebbe non aver  ancora trovato la sua fine.
UNA BEFFA PER PAPA RATZINGER. La beffa suona ancora più amara tenuto conto che alla fine di gennaio 2012 Papa Ratzinger ha convocato tutti i responsabili delle Congregazioni e dei Pontifici consigli dedicata all’iter relativo alla preparazione e diffusione al pubblico di un documento targato dalla Santa Sede. Fresca infatti era nella memoria collettiva l’irritazione che il segretario di Stato Bertone aveva manifestato rispetto a un documento redatto dal Pontificio consiglio Giustizia e pace sulla crisi finanziaria globale nella quale venivano espressi pensieri eteroddossi rispetto non solo al numero due di Papa Ratzinger ma anche allo stesso Pontefice.
L’imbarazzo si colse con la pubblicazione sull’Osservatore Romano di un articolo di precisazione rispetto alla linea ufficiale che la Santa Sede intendeva percorrere.
La pubblicazione di questi ultimi documenti evidenzia un livello di scontro che mai si era toccato in passato. O meglio mai si era avuta un’amplificazione esterna così potente di quanto avrebbe dovuto restare invece confinato Oltretevere.

Gli scoop di Nuzzi e Lillo

Colpisce che gli autori dei diversi scoop non siano tradizionali vaticanisti, ma cronisti quali Gianluigi Nuzzi per Gli intoccabili e Marco Lillo de Il Fatto. Una scelta forse non casuale da parte delle fonti.
Nuzzi è universalmente conosciuto come l’autore di Vaticano Spa, il libro che ha raccontato le attività dello Ior (l’Istituto per le opere religiose) parallelo i cui contenuti non sono mai stati ufficialmente smentiti. Tale opera è stata realizzata attraverso l’accesso all’archivio di Monsignor Renato Dardozzi, già cancelliere della Pontificia Accademia della scienza, il quale aveva fotocopiato nel tempo documenti del celebre Istituto identificato dalla vulgata come la banca del Vaticano.
Si può dire che ora il sistema Dardozzi, per dir così, sia diventato di uso comune e che ogni documento riservato di qualsiasi valore  e livello venga divulgato all’esterno perché possa servire alla causa che si intende perseguire. Una rivoluzione copernicana rispetto allo stile riservato della Santa Sede.
Uno sviluppo che può essere devastante per la credibilità del Vaticano in particolare nei confronti dei fedeli perché dopo le prediche continue e gli ammonimenti sull’amore verso il prossimo e la carità, il razzolare quotidiano sembra diverso. Dalle voci bisbigliate ai documenti: verba volant scripta manent. Il latino è lingua ben conosciuta Oltretevere.

Domenica, 12 Febbraio 2012

 

di Alcide Gonella – lettera43

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