Mentre ci si appresta a votare una manovra durissima, il tema del giorno a Montecitorio è la "caccia" al traditore.

Il governo ha posto la fiducia sulla manovra economica. Ad annunciarlo nell’aula di Montecitorio è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda alla ripresa della seduta, che stamattina è stata particolarmente tesa in seguito alle proteste della Lega Nord. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha interrotto i lavori e ha espulso dall’Aula i deputati Gianluca Bonanno e Fabio Rainieri che avevano alzato cartelli contro la manovra economica. “Abbiate atteggiamento consono”.
“Sono i pecorai che fischiano non i deputati” ha detto Fini ai parlamentari chiedendo poi ai “questori di allontanare immediatamente i colleghi” dall’Aula. Le tensioni tra il presidente della Camera e i parlamentari del Carroccio sono arrivate fino all’insulto. Il deputato Massimo Pini ha dato del “cialtrone” al presidente della Camera che gli ha risposto: “È proprio vero che ogni botte dà il vino che ha”.
Che i nervi fossero a fior di pelle era evidente già ieri. La seduta notturna dell’Aula di Montecitorio si è prolungata fino alle 4.30 del mattino a causa del tentativo della Lega Nord di fare ostruzionismo alla manovra con interventi a ripetizione dei deputati. Una maratona durata quasi sette ore, tanto che alla ripresa dei lavori dell’Aula, stamattina alle 10, il presidente Fini ha deciso “analogamente a quanto si e verificato nelle sedute del 7 e del 13 aprile scorsi” di utilizzare la “tagliola”, concedendo cioè un tempo limitato agli iscritti a parlare sul processo verbale, un minuto ciascuno.
Si delinea con sempre maggiore chiarezza una maggioranza politica composta da Pdl-Pd e Terzo Polo che sosterranno il Governo e la fiducia alla manovra mentre negativo è il giudizio dell’Italia dei Valori, che si è detta contraria alla fiducia e della Lega. Di argomenti da discutere ce ne sono a iosa. Eppure siamo ancora e sempre il paese delle barzellette. Ridicoli e tragici nello stesso tempo. Il palazzo è lontano anni luce dai cittadini. Chiusi nell’emiciclo, i parlamentari vengono sputtanati da video e dichiarazioni che spiattellano l’assenza di etica e l’attitudine al mercanteggio in faccia agli italiani stremati, preoccupati per un futuro che non c’è, piegati dalla crisi. Ci si attenderebbe un rigurgito di dignità, un briciolo di serietà e molta vergogna. Invece no.
Mentre ci si appresta a votare una manovra durissima, il tema del giorno è la “caccia” al traditore. Al delatore armato di telecamera.. Così, dopo le foto rubate, scoppia il caso dei video off limits.
L’accusato è Franco Barbato: ha portato nell’emiciclo di Montecitorio una telecamera nascosta e ha filmato in stile ‘Iene’ le confessioni inconfessabili dei colleghi che si azzuffano per quella che ritengono essere stata un’intrusione insopportabile alla loro privacy. E litigano, soprattutto, di pietristi di più o meno provata fede.
Una cronista della Dire assiste ad un colloquio eloquente in tal senso: sulle scale che portano all’uscita posteriore di Montecitorio si incrociano Domenico Scilipoti (grande saltafosso, eletto per l’Idv e poi grande sostenitore di Berlusconi) e Gabriele Cimadoro (deputato di lungo corso, ex Udc, e ora Idv e cognato di Di Pietro). Ed è un fiorire di contumelie all’indirizzo di Barbato. Il primo punta l’indice contro Di Pietro sospettato di essere il mandante degli scoop giornalistici. Il secondo assicura che no, Barbato “fa tutto da solo” e non esita a definire il collega di partito “un pezzo di merda e un infame”. Definizione che richiama linguaggi di ambienti malavitosi .
A dare il via al dibattito in aula è Alessandra Mussolini, che chiede un perentorio intervento di Gianfranco Fini, chiamato a tutelare le prerogative dei parlamentari.
Fini assicura che, in assenza di una smentita da parte di Barbato, ci sarà un’istruttoria interna da parte del collegio dei questori. “La questione è complessa e chiama in causa diritti primari, a partire dal diritto di opinione e informazione, anche per le trasformazioni avvenute sulle possibilità di filmare e registrare rispetto all’epoca in cui è stato redatto il regolamento della Camera, che vieta di scattare foto”, spiega il presidente della Camera.
Ma Barbato non demorde: “Ricuso i miei giudici, perché non possono giudicarmi” rilancia. “Mi sono occupato degli appartamenti che vengono assegnati, gratis, ai questori della Camera, e anche dei benefici dei vice presidenti. Per questo non mi possono giudicare, perché sono parte in causa”.
Replica il Presidente Fini: “Lei è deputato e come tutti i deputati deve rispettare il regolamento: sarà il Collegio dei questori a valutare e se riterrà a sottoporre la questione all’Ufficio di presidenza”.
paneacqua.eu
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