Bruciati 94 miliardi euro, Piazza Affari maglia nera

Lo spettro della recessione affonda ancora i mercati europei. La foto finale e' solo un pezzo del convulso film di giornata, con un calo in chiusura dell'2,46% a Milano, e 94 miliardi di euro 'bruciati' tra tutti i listini del Vecchio Continente (7,3 i miliardi virtualmente persi a Milano), dopo l'andirivieni di cali piu' o meno apocalittici frenati solo in parte nel pomeriggio dai movimenti pur ondivaghi a Wall Street. Dopo il tracollo di giovedi', le Borse rincarano insomma la dose e, piu' che il venerdi', a esser 'nero' e' ormai tutto il mese di agosto, tra nuovi record anche oggi dell'oro, franco svizzero sempre in trincea, dollaro in picchiata ai minimi dal dopoguerra sullo yen giapponese, e petrolio in calo. Si rivedono anche delle increspature sul monetario e la Banca centrale europea e' costretta a tornar sulle barricate acquistando titoli di Stato italiani. La differenza nei rendimenti tra i nostri Btp e quelli dei titoli tedeschi (Bund) torna cosi' sotto i 290 punti. Dopo la finanziaria d'emergenza, i livelli al cardiopalma di due settimane fa restano lontani. Ma l'annuncio che la Ue non esclude piu' gli eurobond fa capire come anche a Bruxelles si stia sempre con il fiato sospeso. La cronaca della giornata, per il resto, e' solo un elenco di cali: dopo il tonfo a Wall Street nella notte, al mattino si accodano i mercati asiatici, Tokyo si porta in calo del 2,5% e Hong Kong del 3%. Tocca poi ai mercati europei andar giu' a rotta di collo. In un'ora i terminali dei trader fanno gia' -3%, tra uno scrollone e l'altro. La mattinata prosegue con le notizie di uno studio fosco di Jp Morgan, banca d'affari di New York con oltre due secoli di attivita' alle spalle. La sentenza dell'istituto dice quel che teme anche il mercato: ci sono ''rischi elevati di recessione'' negli Stati Uniti e le attese sulla fine dell'anno si fanno sempre piu' caute (la banca taglia le stime sulla crescita del pil Usa dal 2,5 all'1% nel quarto trimestre). Con questo menu' ormai servito si scatenano le vendite sui future a Wall Street, le scommesse cioe' su una partenza con terremoto nel tempio della finanza. Le attese sono confermate: meno 100 punti in apertura, che pero' si placano subito a un calo di 60 punti. L'Europa a quel punto crede nel miracolo, si ringalluzzisce e riduce a stretto giro i cali. Dieci minuti dopo la partenza dei mercati Usa Londra perde 'solo' l'1,1%, Milano -1,9%. Sui blog rimbalza intanto il calcolo fatto dalla Reuters: Apple vale ormai di piu' del valore di mercato di tutte le 32 maggiori banche europee messe insieme. Il tentativo di rimbalzo a Wall Street sfuma abbastanza presto e l'Europa – con Milano in linea – rotola ancora piu' giu'. Alla fine i mercati Ue vanno ai minimi da due anni, l'indice Stoxx dei 600 maggiori titoli perde l'1,6%. Londra perde l'1% e sono attorno al 2% le perdite anche a Parigi, Francoforte, Madrid e Amsterdam. A Milano Unicredit e Intesa SanPaolo, segnano perdite del 5,81% e del 5,35% rispettivamente, mentre un po' ovunque vengo colpite le banche. Fiat perde il 4,3%, Fiat Industrial lascia il 6,4%, mentre l'azionista Exor va giu' del 3,72%. Nella giornata l'oro ritocca il record storico a New York, a 1.880 dollari l'oncia. E' un prezzo in fondo virtuale (sono i future a breve scadenza), ma tradotto equivarrebbe ad oltre 42 euro al grammo. Sul mercato dei cambi il dollaro ha toccato i nuovi minimi storici dalla Seconda guerra mondiale contro lo yen, scivolando a quota 75,943. Il petrolio parte intanto in calo: inizialmente i timori di recessione fan scattare le vendite. Anche in scia al calo del dollaro i future sulle materie prime si fanno piu' attraenti e alla fine salgono dell'1,4%, portando le quotazioni oltre gli 83 dollari a New York (l'effetto cambi distanzia intanto i prezzi a Londra, oltre i 108,6 dollari). REHN: UE LAVORA PER EUROBOND. MERKEL: NON LI VOGLIO – La crisi di fiducia che continua a scuotere i mercati finanziari rilancia l'ipotesi Eurobond. Ma non incrina l'asse franco-tedesco arroccato sul no all'emissione di titoli pubblici europei. ''Noi non li vogliano'', ribadisce la cancelliera tedesca Angela Merkel, dopo le parole del commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn, che ha preannunciato una proposta dell'Unione europea e uno studio sulla fattibilita' di questa soluzione. Rehn ha cosi' riacceso il dibattito sull'idea sostenuta dal ministro dell'Economia italiano Giulio Tremonti e dal presidente dell'eurogruppo Jean-Claude Juncker, dopo il gelo su questo tema al vertice del 16 agosto a Parigi del presidente francese Nicolas Sarkozy e di Angela Merkel. Che oggi ha ribadito il suo no, sottolineando che con una ''collettivizzazione'' del debito i Paesi dell'Unione starebbero peggio. ''La Commissione si e' offerta di presentare un report al Parlamento europeo e al Consiglio per mettere a punto un sistema di emissioni comuni per i titoli di Stato europei'', ha spiegato Rehn, spiegando che le emissioni di Eurobond punterebbero a un rafforzamento della disciplina fiscale e una maggiore stabilita' dell'eurozona rispetto ai mercati. Sul fronte del no anche il componente del board della Banca Centrale Europea Jurgen Stark: gli Eurobond, dice, sono stati dipinti come ''la pallottola d'argento'', una panacea ''per emergere dalla crisi, ma allo stato attuale curerebbero i sintomi, non la causa''. Da Barclays Capital la proposta di istituire un'Autorita' per i prestiti dell'area euro per rafforzare i titoli di Stato dei Paesi membri, ricreando cosi' fiducia in un momento in cui ''le paure che la crisi dei debiti sovrani in Europa continui a crescere, con la sostenibilita' delle politiche fiscali di Spagna, Italia e Francia messe sempre piu' in discussione, hanno contribuito a far crescere la volatilita' mondiale''. La nuova autorita' interverrebbe garantendo l'emissione di nuovo debito, e potrebbe cosi' di fatto replicare alla funzione degli Eurobond, dice Barclays, ''in attesa che la loro emissione ottenga un approvazione politica''. Nel dibattito in Europa e' da registrare anche la presa di posizione del presidente dell'Eurogruppo, Juncker, sulle ipotesi di ''un governo economico'' per l'Europa che, avverte, ''senza rinuncia alle competenze nazionali affonderebbe sul nascere''. Intanto si muove ancora la Spagna, dove il Governo ha approvato nuove misure antideficit e per la ripresa: incentivi fiscali temporanei alla vendita di case nuove, misure sull'imposta sulle grandi societa' e sulla spesa farmaceutica. Provvedimenti che dovrebbero far aumentare le entrate quest'anno di 2,5 miliardi e ridurre la spesa di 2,4 miliardi. JP MORGAN: RISCHI ELEVATI RECESSIONE – Jp Morgan ha tagliato le stime di crescita degli Stati Uniti, parlando di ''rischi elevati di recessione''. Secondo gli analisti della banca d'affari, le previsioni per il terzo trimestre sono solo ''appena piu' accomodanti'' rispetto alle precedenti, mentre peggio andra' nei trimestri a seguire. Negli ultimi tre mesi dell'anno il pil Usa crescera' infatti dell'1% (contro il +2,5% finora stimato), mentre tra gennaio e marzo 2012 la crescita si limitera' a +0,5% (contro il +1,5% previsto). ''Il calo dei prezzi energetici dovrebbe aiutare ad arginare alcune debolezze dell'economia e i livelli di spesa ancora bassi dovrebbero aiutare a ridurre le chance di un trimestre negativo. Tuttavia – scrive Jp Morgan – i rischi di una recessione sono evidentemente elevati''.

ansa

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