Berlusconi da "i numeri"

“Non sono minimamente preoccupato”. Con questa risposta laconica, fornita ai cronisti che lo incalzavano su quale fosse il suo stato d’animo dopo la decisione del rinvio a giudizio per l’inchiesta legata al caso Ruby, il premier Silvio Berlusconi ha confermato la propria ferma intenzione di andare avanti al timone del governo, puntando a rafforzare la maggioranza alla Camera dei deputati. L’occasione per ribadire il concetto è stata una conferenza stampa, inizialmente convocata al ministero dell’Economia, in cui il titolare di via XX settembre Giulio Tremonti avrebbe dovuto illustrare, assieme al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, i contenuti dell’accordo tra governo, industriali e banche per il rinnovo della moratoria sui debiti delle Pmi. Una conferenza stampa alla quale ha deciso in extremis di partecipare il presidente del Consiglio, e che è stata di conseguenza spostata a Palazzo Chigi.
Berlusconi si è soffermato a sottolineare i risultati a suo avviso ottenuto dall’esecutivo in tema economico, ma l’attenzione degli osservatori era tutta per ciò che il premier avrebbe detto sulle questioni giudiziarie e sul prosieguo della legislatura. Su questo secondo punto, il presidente del Consiglio ha fatto riferimento al lungo vertice di ieri sera col gruppo dirigente del Carroccio: “Siamo quanto mai coesi – ha osservato Berlusconi – e decisi a continuare la legislatura fino al suo termine naturale”. E , a questo proposito va sottolineato il refrain bossiano: “‘Se ci sono i numeri, si va avanti. Altrimenti il governo cade da solo”. Frase che lo stesso Senatur è tornato a ripetere anche oggi allorquando i cronisti parlamentari lo hanno interrogato sulla reale solidità dell’intesa con il premier. Berlusconi ha ribadito che la maggioranza può allargarsi nei prossimi giorni per arrivare a quota 325.
Ma torniamo alla conferenza stampa. In apertura, Berlusconi ha voluto enunciare i risultati ottenuti dal suo governo, a partire dall’accordo di oggi: “Continua il lavoro del governo per tenere in ordine i conti del bilancio dello Stato. E’ una misura che aiuta tante Pmi anche per i prossimi tre anni. Tenere i bilanci in ordine è stata la principale preoccupazione dei paesi europei e del nostro governo. C’è tutta una serie di impegni – ha sottolineato – che vogliamo rispettare”. Per Berlusconi “ora il momento delle politiche di sviluppo. Abbiamo fatto tante cose, siamo riusciti a mantenere la pace sociale investendo una quantità enorme di finanza pubblica nella cassa integrazione. Importantissima è stata la detassazione al 10 per cento degli straordinari, misura che non è stata ben soppesata. Abbiamo fatto la riforma delle pensioni, stiamo lavorando sul federalismo fiscale che ci darà grossa mano nel contrasto all’evasione”.
Poi, Berlusconi ha voluto puntualizzare soprattutto sui dati della crescita nel nostro paese: “Quando leggo sui giornali articoli di validi opinionisti che sostengono che siamo cresciuti soltanto dell’1,1% dell’1,1% e fanno il paragone con il Pil della Francia cresciuto dell’1,5%, vorrei ricordare che abbiamo il debito pubblico più elevato d’Europa, il terzo del mondo che ci costa cinque punti di Pil all’anno, facendo mancare i soldi per le infrastrutture. A questo si aggiungono gli ecologisti di sinistra, e così l’Italia ha il 50% in meno delle infrastrutture dei suoi concorrenti”.
“Si tratta di una situazione che non si risolve con la bacchetta magica, così come il costo dell’energia, che è il 30-50% in più rispetto ad altri Paesi. Dobbiamo tornare al nucleare – ha proseguito – abbiamo fatti accordi importanti ma è un discorso lungo”.
Tra le principali cause del gap italiano Berlusconi ha posto anche “i tempi inverosimili e inaccettabili della giustizia penale e civile”, e una Pubblica Amministrazione “pletorica e inefficiente: stiamo intervenendo anche su questo con l’ottimo Brunetta, ma ci scontriamo con i sindacati che vogliono mantenere tutti i privilegi degli impiegati pubblici”.
E l’elenco dei presunti colpevoli prosegue: “Se non abbiamo fatto le riforme, soprattutto quelle della giustizia penale e civile che erano necessarie è stato perché avevamo una componete statalista nella maggioranza, quella facente capo al presidente della Camera Fini, che ha frenato”, spiega Berlusconi. “Senza questo freno – ha aggiunto -sarà più facile fare la riforma della giustizia. Stiamo poi lavorando al federalismo fiscale – ha detto – che ci darà una grossa mano nel contrasto all’evasione fiscale”. Insomma, ha nuovamente rivendicato come una sorta di ‘valore aggiunto’ il divorzio con Fini.
Nel corso della giornata vanno registrate anche le prese di posizione di due ministri, Sacconi e Brunetta, che ribadiscono l’intenzione dell’esecutivo di proseguire la sua azione, a fronte di quello che il titolare del Welfare sintetizza nella “anomalia giudiziaria italiana al suo livello più alto”, tanto da mettere “in gioco a questo punto il futuro istituzionale, economico e sociale dell’Italia”, mentre il ministro per la PA cita Von Clausewitz e lancia un appello all’interno (“nessuno, in buona fede, può credere che vi sia qualche cosa di normale in quel che sta accadendo”) e all’esterno dei confini nazionali, rivolto a “quanti, da fuori, contano su un nostro collasso per poter portarci via qualche altro gioiello”.
Dal Pd Anna Finocchiaro chiede a Berlusconi “che si dimetta, che non faccia il coniglio dentro la tana e affronti il suo giudice naturale se non ha nulla da nascondere”. E il coordinatore delle commissioni economiche del gruppo Pd, Francesco Boccia sintetizza così il messaggio trasmesso dalla conferenza stampa di Berlusconi e Tremonti: “La fotografia dell’immobilismo e della disperazione del governo”.
“Per dimostrare la vitalità del governo, Berlusconi e Tremonti magnificano addirittura uno strumento rituale e tappa-buchi come il milleproroghe. Se l’Italia cresce poco, dicono, è colpa degli anni ’80, dell’assenza di nucleare e della pubblica amministrazione; il governo fa il possibile ma non può riuscire a tenere il passo con i grandi paesi. Davanti all’ammissione di resa, di fronte ai problemi storici del nostro paese, e agli oltre duecento miliardi di debito pubblico in più prodotto in questi tre anni, la conseguenza dovrebbe essere chiedere scusa e consentire agli italiani di votare. Invece, continueranno a ripetere che c’è stato un referendum sul nucleare nell’87 e che Brunetta fa tutto il possibile”.
paneacqua.eu

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