Dibattito preti sposati. Quanto è importante oggi, all’inizio del nuovo millennio, il celibato dei preti cattolici?
Da secoli il dibattito tra favorevoli e contrari è stato al centro di vivacissime discussioni, suscitando polemiche anche all’interno dello stesso mondo cattolico. C’è chi difende il vincolo dei sacerdoti considerandolo un bene prezioso a cui la Chiesa non potrà mai rinunciare; c’è chi, invece, vede il celibato come un’anomalia sociale, addirittura umiliante per la condizione umana. Due posizioni diametralmente opposte, che difficilmente potranno conciliarsi.
Eppure, come fa ben notare Vito Mancuso, in un recente articolo apparso su Repubblica, secondo la Genesi la relazione uomo-donna è scritta dentro l’umanità: l’immagine autentica di Dio risiederebbe proprio nella coppia, che diventa “una carne sola”. Per questo, secondo la tradizione rabbinica, “il celibe diminuisce l’immagine di Dio”. Si deve, invece, a San Paolo la tradizione secondo cui, al contrario, il celibato avrebbe una superiorità morale rispetto all’unione tra uomo e donna. Nella Prima Lettera ai Corinzi, l’apostolo scrive che “è cosa buona per l’uomo non toccare donna”, e più avanti: “Se non sanno dominarsi, si sposino. Meglio sposarsi che ardere”.
A tal proposito, abbiamo fatto qualche domanda a Giuseppe Caruso, padre agostiniano di Palermo.
Cosa rappresenta oggi il celibato sacerdotale nel mondo cattolico?
Probabilmente quello che ha sempre rappresentato: il segno di una dedizione totale a Dio e a tutto quello che a Dio fa riferimento. In fondo il celibato è l’espressione, non unica, certo, di una passione totalizzante, e in tale senso è e può essere sempre attuale.
Esiste un nesso tra le recenti vicende sui preti pedofili e il celibato dei sacerdoti?
No, non credo. Penso che la pedofilia sia una patologia e, statistica alla mano, diffusa in modo molto trasversale, che coinvolge sposati e celibi. Inoltre mi sembra molto grossolano pensare che qualcuno possa abusare di bambini innocenti per surrogare l’assenza di una moglie.
È possibile ripensare al celibato, come suggerito poco tempo fa dal cardinale Martini? Se sì, in che termini?
Credo che sia possibile, anche se non credo che avverrà in un futuro molto vicino. Intanto dobbiamo ricordare che anche nell’ambito della Chiesa Cattolica vi sono sacerdoti sposati: sono quelli di rito greco (per non andare lontano dalla Sicilia, li troviamo a Piana degli Albanesi): dunque la cosa è, almeno in teoria, possibile. Ovviamente una chiesa con i sacerdoti sposati sarebbe un po’ diversa da quella che conosciamo. Anche se non so dire bene come.
La Genesi insegna che la relazione uomo-donna è scritta dentro l’umanità: la vera immagine di Dio è la coppia che diventa “una carne sola”, questo non contraddice quanto scrive San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi?
Tutto sta a vedere l’immagine di umanità che abbiamo. Se immaginiamo la relazione uomo-donna come un connubio puramente biologico, non abbiamo un matrimonio umano: gli animali, in massima parte, non sono monogami. Ma forse una relazione umana implica anche dell’altro: amicizia, sostegno, dedizione reciproca. La lettera agli Efesini parla di un unico vero matrimonio, quello di Cristo con la Chiesa, che è una relazione all’insegna della fedeltà e della donazione: di questo matrimonio tutti gli altri sono chiamati ad essere la copia. Se le cose stanno così, è possibile vivere questa donazione anche in modi diversi: una religiosa o un religioso vivono, come la Chiesa-sposa, la loro donazione piena e totale a Cristo sposo; un vescovo si identifica con Cristo “sposando” la sua Chiesa locale (qui sta il simbolismo dell’anello episcopale); e ogni persona, nell’ambito di questa vocazione all’amore-donazione, può e deve trovare il suo modo speciale e personale di vivere la sua nuzialità.
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