Palermo, i ragazzi nell’aula bunker. «La Sicilia siamo noi»

Sono arrivati, in pullman, dai monti delle Madonie, sfidando la pioggia di Palermo. Hanno camminato in corteo, gridando: « La Sicilia è nostra e non di Cosa nostra». Sono entrati nell’aula bunker del maxi-processo alla mafia, con timore quasi reverenziale, per un evento dalla duplice risonanza: la memoria di chi ha combattuto per il trionfo del bene e la cronaca dell’arresto di Matteo Messina Denaro, uno dei capi più sanguinari delle cosche. Ieri mattina, duecentocinquanta bambini degli oratori parrocchiali, con genitori, sindaci, parroci e insegnanti, hanno colorato la città con i loro striscioni e con i loro canti, prima di approdare nel luogo della svolta, lì dove si tenne il maxi-processo. Qui hanno incontrato, nel corso di un dibattito, i protagonisti di una stagione indimenticabile di lotte.

L’appuntamento della “Carovana della legalità” fa parte di un prezioso percorso educativo, sotto l’egida della Diocesi di Cefalù su iniziativa della parrocchia di Petralia Sottana in collaborazione con le parrocchie di Sclafani Bagni e Bompietro-Locati e i Comuni di Petralia Sottana, Sclafani Bagni e Bompietro e la Fondazione Progetto Legalità.

«Questa iniziativa – spiega Leonardo Agueci, già magistrato, presidente della Fondazione Progetto Legalità – che cade sul finire delle celebrazioni del trentennale delle stragi di Capaci e di via d’Amelio e coincide casualmente con l’arresto di Matteo Messina Denaro, vuole fare sì che la memoria non sia solo un riferimento storico, ma, semmai, lo strumento attraverso il quale trasmettere ai giovani i valori della legalità da vivere tutti i giorni».

Tanti i volti dell’infanzia e dell’adolescenza, giunti fin qui per dare testimonianza. «Vediamo davanti a noi un futuro sicuramente diverso da quello dei giovani degli anni passati – dice la diciassettenne Melissa – però dobbiamo essere noi bambini e ragazzi, noi che siamo il futuro, a impegnarci a fare sì che non si ritorni al passato». «Se siamo qui con tutte le parrocchie e gli oratori – commenta don Giuseppe Licciardi, vicario generale della Diocesi di Cefalù – vuol dire che la Chiesa ha realizzato il proprio compito, quello di essere parrocchie presenti nel territorio accanto alle persone che vivono problemi di ogni tipo. Il lavoro di ogni giorno negli oratori sulla legalità rappresenta la realizzazione di uno degli obiettivi indicati dal giudice Rosario Livatino: trasformarci da “credenti” a “credibili”».

Ed è normale che si parli dell’argomento centrale degli ultimi giorni. «Quello di Messina Denaro è un arresto molto importante – dice Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage di Chinnici, tra i più stretti collaboratori di Falcone e Borsellino -. Potremo davvero cantare vittoria, quando sapremo chi lo ha protetto. Io l’avrei voluto vedere in manette, perché sarebbe stato un segnale».

C’è, tra i protagonisti presenti, Giuseppe Ayala, pm di quel maxi- processo: «Trent’anni di latitanza sono una enormità, ma lo Stato ha dimostrato che è più forte, assicurando alla galera un criminale di altissimo spessore».

Poi, parla ai ragazzi: « Mi piacerebbe che loro fossero stamattina con noi e a loro piacerebbe tanto vedervi qui». Loro, cioè Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Tutti applaudono, mentre gli occhi del giudice Ayala diventano lucidi.

avvenire.it

 

Traghettilines BOMPIANI 1+1 Abbonanti ad un 2024 di divertimento - Mirabilandia Pittarello - Saldi fino al -70% Frigo vuoto e voglia di vino? Te lo consegniamo in 30 minuti alla temperatura perfetta! Duowatt - Banner generici con logo Tekworld.it Bus Terravision Aeroporto Milano Malpensa Plus Hostels Transavia 2021 Radical Storage Bus notturno Fiumicino Aruba Fibra veloce Hosting Aruba - Scopri di più