«Il tempo dei sogni sulla Chiesa è finito, ora servono conseguenze strutturali» anche per riammissione preti sposati

LUCERNA-ADISTA. «Da molto tempo ho un’idea folle, non come canonista, ma come teologo sistematico. Se avessi molti soldi, creerei una fondazione. Scopo della fondazione: immaginare progetti alternativi per un nuovo Diritto canonico cattolico e formulare con coraggio un nuovo ordinamento ecclesiale che tenga conto di e si basi sui risultati dell’attuale teologia cattolica critico-scientifica nel e dopo il Concilio Vaticano II. In questo modo si potrebbe dimostrare concretamente che anche altri ordinamenti giuridici potrebbero funzionare per una Chiesa cattolica di Gesù Cristo. L’attuale legge ecclesiastica è troppo fortemente influenzata dalla teologia del XIX secolo». Una riforma radicale del Diritto canonico è quanto chiede il teologo sistematico svizzero di Lucerna Toni Bernet-Strahm, vicepresidente del gruppo di lavoro interreligioso Iras Cotis, in un contributo per la rivista di teologia online feinschwarz.net (4/11)

Se sul fatto che la Chiesa abbia bisogno di un quadro giuridico non ci sono dubbi, argomenta il teologo, già a capo della RomeroHaus di Lucerna, la questione è «di quale forma giuridica, di quali strutture e di quali regolamenti ha bisogno oggi il popolo di Dio nelle società che hanno sviluppato lo Stato di diritto»; «Può una sequela di Cristo regredire rispetto alla conoscenza giuridica della democrazia e funzionare in modo puramente monarchico? Sono convinto che le varie discipline dell’odierna teologia cattolica forniscano sufficienti nuove basi per plasmare un diritto canonico conforme alla teologia».

«Un ordine statale monarchico in questioni di fede e di coscienza è superato, di fronte alla maturità dei battezzati. Non c’è bisogno di un organo di verità che sia l’unico depositario della conoscenza (esclusivamente sulla base di argomenti autoritari nascosti e di un discorso problematico sullo ius divinum, a cui tutti devono obbedire senza esitazione)». Ciò che occorre è un dialogo aperto che sia il fondamento di un dibattito basato sulla tradizione e sulla Scrittura; occorre una nuova costituzione per la Chiesa che contenga i diritti fondamentali più importanti. «Qualcosa del genere è già stato provato, ricordo la bozza di una Lex fondamentalis dopo il Concilio Vaticano II», scrive Bernet-Strahm, riferendosi al progetto di una Lex fundamentalis Ecclesiae che fu abbandonata già nel 1980, alcune parti della quale furono assorbite nel Codice di Diritto canonico del 1983. «Ma l’unica cosa che emerse fu l’attuale Codex Iuris Canonici. Il lavoro non deve essere affrontato di nuovo?».

Una nuova costituzione dovrebbe dare la preminenza alla dignità dell’essere umano e non al primato giurisdizionale del papa: ciò «aprirebbe al tempo stesso spazi giuridici che creano spazio per la giurisdizione procedurale e partecipativa delle singole Chiese locali. Principio di sussidiarietà anche nel diritto canonico: si regola solo ciò che deve essere regolato per tutta la Chiesa!».

Operativamente, ipotizza, il teologo, si potrebbero riunire canonisti/e e teologi/e delle varie discipline, sotto gli auspici di un’università o una facoltà o una fondazione o un progetto di ricerca, allo scopo di arrivare alla definizione di un progetto comune di diritto canonico: «Non sarebbe anche questo un progetto all’interno del cammino sinodale appena iniziato?», si chiede il teologo svizzero.

Anche l’immagine pubblica della Chiesa trarrebbe beneficio da questa apertura; le bozze di progetto sarebbero oggetto di dibattito ulteriore, e il coinvolgimento di altre confessioni su temi comuni «potrebbe avere conseguenze ecumeniche e interreligiose positive».

Il punto, osserva Bernet-Strahm, è che la Chiesa è ad un punto critico e gli ultimi aggiustamenti al diritto canonico non sono risolutivi: «La nuova legge penale promulgata – rileva, riferendosi alla recente revisione del Libro VI del CIC, che regola il diritto penale ecclesiastico – ha lo scopo di evitare gli abusi, ma crea nuove ingiustizie (l’ordinazione delle donne è penalmente equiparata all’abuso, anche se in un caso si tratta di reato per abuso di potere e nell’altro caso si tratta di autorizzare metà dei credenti!). Di fronte ai casi di abuso scoperti e non scoperti, come si può parlare di una Chiesa segno di salvezza?».

Ma il diritto canonico è riformabile? Secondo il canonista e costituzionalista Norbert Lüdecke, citato da Bernet-Strahm, esso è un sistema intrinsecamente irreformabile di ceti monarchici, che può cambiare solo grazie alla pressione esercitata dai laici. Insomma, anche per il diritto canonico il cambiamento parte dal basso, e non dal vertice.

«Il tempo dei sogni sulla Chiesa è finito, ora servono conseguenze strutturali», sintetizza il teologo.

«La teologia della liberazione mi ha insegnato che non è sufficiente concepire belle intuizioni e visioni teologiche se non hanno conseguenze per la liberazione strutturale e il rinnovamento. Non basta nemmeno la più bella ecclesiologia del popolo di Dio e della comunione. Sono necessarie modifiche strutturali. Un nuovo diritto canonico (per il momento, bozze creative e alternative ad esso) potrebbe aprire tali spazi e processi».

Sarebbe bello «se questo compito e questo lavoro interessassero ad alcuni teologi cattolici. Una prima domanda può essere come trovare il tempo e le risorse per costituire una fondazione o per realizzare un progetto di ricerca. Ma per questo, un gruppo di teologi qualificati dovrebbe prima mostrare interesse e sentirsi motivato. Poi si possono trovare le risorse necessarie».

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