Essere cristiani a Gomorra

di VITTORIA PRISCIANDARO – foto di ALESSIA GIULIANI/CPP

Un tempo era la Campania felix. Oggi discariche abusive, criminalità organizzata e disoccupazione ne hanno deturpato il volto. Ma la comunità diocesana non si arrende al degrado e alla rassegnazione.

Dal cavalcavia dell’autostrada sembra un enorme bunker ricoperto di erba. Il Vulcano buono, l’enorme centro commerciale progettato da Renzo Piano, è una città alle porte di Nola. Qui si viene a mangiare, a fare palestra, a passeggiare, a vedere la partita sui maxischermi posti nella piazza al centro del cratere artificiale. Lo shopping, paradossalmente, è attività periferica e i negozi aprono e chiudono in fretta: in tempo di crisi, migliaia euro di affitto al mese – denuncia un espositore – diventano proibitivi se nessuno compra. Il vulcano “cattivo”, il Vesuvio che tutti sperano non si risvegli mai, si staglia all’orizzonte, mostrando la schiena a chi è abituato alla panoramica da cartolina sul Golfo. E la diocesi corre lungo il lato orientale del vulcano, arriva a sfiorare il mare, a Torre Annunziata,sale fino alle pendici del Partenio, in provincia di Avellino. Ingloba, insomma, quella che i romani chiamarono Campania felix: terra scura, grassa, buona, che nel primo secolo avanti Cristo l’imperatore Augusto suddivise tra i suoi veterani.

Una veduta del Vesuvio.

Una veduta del Vesuvio.

Oggi la campagna ancora resiste, ma le bancarelle di frutta in vendita ai margini della strada fanno inevitabilmente pensare alla sequenza del film Gomorra, dove il camorrista che conosce a memoria la geografia delle discariche abusive butta via le pesche avute in dono da un agricoltore della zona. «Siamo un territorio disperato: i rifiuti tossici provenienti dal Nord hanno portato un tasso altissimo di diossina, che ha causato un aumento di tumori e leucemie, documentato dal rapporto Sebiorec della Regione Campania», dice don Aniello Tortora, direttore dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro. «E pensare che qui, dove c’è bisogno di un’enorme bonifica, volevano mettere pure un inceneritore ». DiScariche diSperanza si intitolava il messaggio che il vescovo di Nola ha scritto proprio sul problema dei rifiuti: «Solo unito il nostro territorio potrà difendere se stesso da nuovi scempi e nuovi pericoli per la salute. Ritengo auspicabile un maggiore coinvolgimento dei cittadini in scelte cruciali che hanno a che vedere con la loro stessa vita. Chiedo dunque ai 22 sindaci dell’Agro nolano di riattivare quanto prima il filo del dialogo e, nel contempo, di predisporre la più ampia consultazione delle proprie cittadinanze».

Piazza Duomo a Nola, con la cattedrale sullo sfondo.

Piazza Duomo a Nola, con la cattedrale sullo sfondo.

In questi anni la comunità ecclesiale si è messa in moto per trovare spazi di partecipazione e di confronto con gli enti locali. E nei vari comuni della diocesi sono sorte tante iniziative tra il «pre» e il «politico », che hanno visto coordinarsi e lavorare insieme diverse realtà provenienti dall’associazionismo cattolico. A Pomigliano d’Arco, promosso dai gruppi di Ac delle cinque parrocchie cittadine, è nato l’Osservatorio “Vittorio Bachelet”, che ha tra i suoi scopi monitorare i lavori dei Consigli comunali e collaborare con le varie realtà presenti sul territorio: «Uno dei compiti del buon cittadino, come abbiamo scritto nel nostro decalogo, è proprio il non delegare», dice Tommaso Iasevoli, direttore dell’Osservatorio. Sempre a Pomigliano, vari soggetti ecclesiali animano il Comitato per il parco pubblico, che ha presentato un progetto alternativo a quello proposto dall’amministrazione, che voleva affidare a privati il polmone verde della città per farne dei parcheggi. A Nola è nato il primo Comitato italiano per la promozione del referendum consultivo sulla ripubblicizzazione della gestione dell’acqua. A Scafati le parrocchie raccolgono firme contro l’inquinamento del Sarno. A Palma Campania ci si sta impegnando nel compostaggio domestico, con volontari che fanno educazione ambientale casa per casa… «Insomma, c’è una ripresa della partecipazione dal basso, intorno a proposte concrete», dice Pina De Simone, teologa e presidente dell’Ac diocesana. Ne è prova la buona risposta, in termini di adesioni, che ha avuto la Scuola di formazione all’impegno socio-politico inaugurata il 9 gennaio scorso, voluta dalla diocesi e sostenuta dalle aggregazioni laicali. Lo scopo, si legge nella brochure che si apre con le foto di La Pira, Bachelet e Sturzo, «è contribuire all’edificazione di una cittadinanza attiva, educati ai valori della Costituzione italiana e del Magistero sociale della Chiesa». Ai 150 iscritti, dai 20 ai 60 anni, viene chiesta la frequenza ai 24 incontri, che avranno cadenza settimanale. L’auspicio è che qualcuno, un domani, si impegni direttamente in politica. «La diocesi non punta a colmare un vuoto ma a formare persone di qualità», dice De Simone, «in modo da creare un ponte solido tra sensibilità e competenza».

La cappella dell'eremo di Baiano.

La cappella dell’eremo di Baiano.

È questo nuovo interesse per la partecipazione politica il primo frammento da tenere presente per tentare di comporre il puzzle di una terra complessa, che all’emergenza ambientale somma la presenza di una delinquenza organizzata a livello capillare e di una crisi economica che qui ha anche il volto degli stabilimenti industriali che licenziano, dalla Fiat all’Alenia di Pomigliano d’Arco, e dei pastifici storici che chiudono. Per avere una rappresentazione sociale dei bisogni, la Caritas diocesana ha commissionato un’indagine sociologica, con circa mille questionari somministrati nei 45 comuni della diocesi: «Accanto alle cosiddette nuove povertà, disagio minorile e flussi migratori, oggi c’è un ritorno al passato, alla tradizionale povertà economica», sintetizza una delle tre curatrici della ricerca, Loredana Meo. «Secondo gli intervistati, la difficoltà della Chiesa locale in questo contesto è non saper rispondere contemporaneamente al nuovo e al vecchio, reagendo con paura e talvolta incompetenza ». Frequenti, nelle risposte, la richiesta di un aiuto ai bilanci familiari e di un posto di lavoro. Quanto ai giovani, dice Meo, «emerge un forte sentimento di apatia: da un lato si vede l’avvenire come una variabile che fa paura; dall’altro, rispetto alla mancanza di lavoro, non scatta una reazione attiva. Molti sono iscritti all’università ma pochi arrivano alla laurea».

Il centro commerciale Vulcano buono, progettato da Renzo Piano.

Il centro commerciale Vulcano buono, progettato da Renzo Piano.

Lavorare a fianco delle parrocchie e tentare insieme di dare delle risposte a partire non dagli “eventi”, ma dall’ascolto del quotidiano è stata la strategia scelta dalla Caritas diocesana. Il che ha significato dotarsi di un braccio operativo, la Fondazione Sicar, che utilizza lo strumento del microcredito. E cercare un modo per accompagnare le parrocchie nel passaggio dal primo aiuto alla promozione della persona.

Uno scorcio del quartiere di edilizia popolare "Piano Napoli" a Boscoreale.

Uno scorcio del quartiere di edilizia popolare “Piano Napoli” a Boscoreale.

«Dalla Caritas di Reggio Emilia abbiamo ripreso un’esperienza che faceva al caso nostro: la Carovana della carità», racconta don Arcangelo Iovino, direttore della Caritas diocesana. Girare per tutte le parrocchie, fermarsi una settimana, organizzare incontri e formazione inserendosi nel contesto locale, come è accaduto l’11 gennaio, nel paesino di Lauro. Il pulmino con il logo della Carovana arriva in occasione della “calata” delle statue dei santi patroni: Sebastiano e Rocco, dalla chiesetta in alto sulla rocca, sono accompagnati da banda musicale e petardi nella chiesa principale, dove il parroco illustra ai fedeli la mostra allestita sulla Caritas. L’indomani è prevista una visita alle scuole e al mercato, poi incontri di varia natura. Sarà così per tutte le tappe, previste in alcune delle parrocchie delle tre zone pastorali della diocesi. «In questa area, dove i soprusi dell’illegalità sono subiti quasi come via obbligata per stare tranquilli, diamo un segno di vicinanza al territorio e, attraverso questa e altre iniziative, come Il sogno di Giuseppe, cerchiamo di lavorare sulla promozione della giustizia dicendo che è possibile un modello di vita alternativo», dice Iovino.

Bancarelle del mercato a Nola.

Bancarelle del mercato a Nola.

Dare un’alternativa. O almeno farla intravedere. È quello che, dalla parte opposta della diocesi, sta tentando di fare la comunità parrocchiale del santuario Madonna liberatrice dai flagelli. A Boscoreale, uno dei diciotto comuni della zona rossa alle pendici del Vesuvio, don Tommaso Ferraro è arrivato appena da quattro mesi. Ad attenderlo ha trovato la banda: il suo predecessore infatti, insieme ad alcuni laici attenti, aveva capito che la musica poteva essere una strada su cui puntare per aiutare i giovani di un quartiere “difficile”. Alessandro è il più piccolo, ha 7 anni e con Orazio, Giuseppe e Antonio sta provando il tema delle trombe. Rosa, 16 anni, è al sassofono, Nadia alle percussioni. Pochi adulti, in una formazione di 53 elementi che durante la settimana si ritrova nei locali della parrocchia per imparare a leggere gli spartiti e fare le prove per i concerti. Una convezione li impegna con il Comune almeno quattro volte all’anno, ma la loro presenza è richiesta per le manifestazioni più diverse, anche fuori regione. Tre maestri volontari si alternano per seguire i ragazzi.

Processione dei santi patroni Sebastiano e Rocco, nel paese di Lauro.

Processione dei santi patroni Sebastiano e Rocco, nel paese di Lauro.

«Gli strumenti li abbiamo comprati come associazione, vengono consegnati in comodato ai ragazzi che possono tenerli per esercitarsi a casa », dice Luigi Pinto, tra i fondatori dell’iniziativa nata dal progetto Cultura e legalità. Già, perché alle spalle della parrocchia di Boscoreale si stende il quartiere definito “Piano Napoli”, o “219”, dalla legge sull’edilizia popolare. A un paio di chilometri di distanza dalle palazzine gialle e rosse, alcune occupate ancora prima di essere terminate, ci sono gli scavi di Pompei, uniti da una passeggiata archeologica a Villa Regina, complesso monumentale scoperto in epoca recente proprio in questo quartiere periferico. Così, mentre gli archeologi riportano alla luce le testimonianze dell’antica civiltà romana e i pullman accompagnano i turisti al museo che conserva alcuni preziosi reperti, il degrado avanza tra le pietre di oggi. Delle strutture che potevano essere il simbolo di una vita diversa per gli abitanti di questa zona – pista di pattinaggio, campo da calcio, da tennis, di pallavolo, un teatro, un orto botanico –, alcune non sono mai state inaugurate; altre, dopo poco tempo, sono diventate sversatoio della spazzatura. Oggi, della scuola elementare di quartiere, funziona solo il primo piano: dopo che l’acqua aveva sollevato il pavimento ed era stata dichiarata l’inagibilità della mensa, i locali mai riparati sono stati abbandonati: «Li usa la criminalità, per nasconderci droga, soldi e per provare le armi», dice chi ci accompagna, indicando i fori dei proiettili sui muri.

Uno degli ingressi del centro commerciale Vulcano buono.

Uno degli ingressi del centro commerciale Vulcano buono.

«La mia prima idea di pastorale è tessere relazioni, fare della parrocchia un luogo dove si sta come a casa propria », racconta don Ferraro. Alle 18 la chiesa è vuota, ma dopo un po’ comincia a popolarsi: «Gli orari ormai sono serali, la gente passa dopo il lavoro per fare una chiacchierata o per partecipare agli incontri. La proposta è quella di un cammino fondato su Cristo, altrimenti la parrocchia diventa solo una pro-loco di eventi», spiega il giovane parroco, che punta al recupero di tradizioni ancora sentite come «il fuocarazzo di sant’Antonio » e, insieme, usa internet per parlare ai giovani: «Le riunioni e gli incontri vengono comunicati su Facebook». La chiesa, insieme al moderno ed esteso istituto superiore Veseus, che copre diversi indirizzi di studio, sono le uniche strutture aggregative presenti sul territorio.

La basilica di San Felice, all'interno del complesso basilicale paleocristiano di Cimitile.

La basilica di San Felice, all’interno del complesso basilicale paleocristiano di Cimitile.

Gli scavi di Boscoreale sono uno dei tanti siti archeologici che potrebbero fare di questa zona interna della Campania un itinerario turistico di primo piano: basta fare un salto a Cimitile, vicino Nola, per trovare un complesso basilicale paleocristiano che fa la gioia di studiosi e fedeli. Qui si conservano le urne di Felice martire e di Paolino, vescovo santo. «Ma le eccellenze della diocesi sono numerose, basti pensare alle chiese del centro di Nola, o il complesso medievale del Pernosano, con affreschi del IX secolo, o quello francescano di Sant’Angelo in Palco», dice Michele Napolitano, presidente dell’Associazione Meridies, che dal 2000 è convenzionata con la Curia per la valorizzazione dei beni culturali dell’area nolana. «Grazie ai giovani di questa associazione riusciamo a organizzare itinerari culturali di arte e fede», commenta Tonia Solpietro, storico dell’arte e direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi. Il Museo diocesano, i sussidi per gli itinerari delle scolaresche e dei turisti, le iniziative dei tempi forti, come la lettura artistica e teologica di un quadro o di un capolavoro dell’arte presente sul territorio, sono possibili grazie al lavoro coordinato tra Meridies e la Curia. D’altra parte, dice Tonia, la cultura è uno dei fili rossi che guida il lavoro pastorale a Nola, sia a livello accademico, nei contatti con le comunità universitarie di tutt’Italia, sia a livello di divulgazione popolare. D’altronde «mostrare questa bellezza, patrimonio che appartiene a tutta la comunità» aiuta a sollevare lo sguardo e a respirare speranza.

Vittoria Prisciandaro  – jesus febbraio 2012

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