Una storia di sesso fra un giovane laico consacrato originario di Benevento ed un parroco in servizio in Diocesi Ravenna-Cervia

abusi sul chierichetto il gip proscioglie il parroco

Una storia di sesso fra un giovane laico consacrato originario di Benevento ed un parroco in servizio in una chiesa in provincia di Ferrara. Fatta di telefonate fra i due e confidenze fatte ad un amico che avevano finito con lo scagionare il prelato dall’accusa di violenza sessuale mossa dal legale del chierichetto. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ferrara ha optato per l’archiviazione del fascicolo che vede coinvolto anche un giovane sannita, protagonista – suo malgrado – di un triste vicenda avvenuta nella diocesi di Ravenna-Cervia. Come riportato dalle agenzie, il giovane nella sua denuncia aveva parlato di inviti espliciti e di violenze sessuali messe in atto da quel prete che da pochissimo tempo lo stava seguendo nel suo percorso religioso.

Una ricostruzione che però non ha convinto la squadra Mobile ferrarese ed il pm Filippo Di Benedetto: tra i due c’erano stati infatti rapporti sessuali liberi, consenzienti e consapevoli fin dal primo incontro avvenuto nell’autunno del 2012. Nessuna violenza, dunque, come lamentato dal giovane originario della provincia di Benevento e difeso dall’avvocato Nicola Casadio. Che ha presentato opposizione alla decisione del Gip di archiviare il caso.

Già le sue dichiarazioni, all’epoca ventenne, erano state definite dagli inquirenti “lacunose e contraddittorie”: per la Procura il suo allontanamento dalla canonica era semplicemente legato ai regolamenti interni, che non prevedono permanenze superiori per gli ospiti ai 10-15 giorni, e non al disappunto del prete dopo avere appreso della denuncia a suo carico. Oltretutto, dalle indagini era emerso come entrambi avessero in comune una frequentazione con una piattaforma internet gay e diversi sms scambiati sui rispettivi telefonini. Ma il legale del giovane che accusa il parroco di abusi sessuali non ci sta. Il teste determinante, che avrebbe rivelato la natura affettiva della tresca, sarebbe il braccio destro del parroco. Di qui la richiesta di un confronto tra i due per provare a ricostruire la vicenda. Il “don”, da parte sua, non solo aveva negato le violenze sessuali, ma aveva negato ogni contatto fisico con il giovane, tanto da avere presentato una denuncia per calunnia.

di GbL

 

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