DOPO IL CASO PELL, IN VATICANO LO SCANDALO CARMELITANI SCALZI

La Santa Romana Chiesa è nella bufera anche se questo viene di fatto ignorato dai media italiani, aldilà di brevi cenni di cronaca. Il cardinale George Pell, numero tre della Santa Sede nella sua veste di Prefetto degli Affari economici, è stato messo all’angolo nel solenne giorno del Concistoro. Davanti all’evidenza delle accuse per comportamenti pedofili, seppure relativi a 50 anni prima, papa Francesco ha deciso di liberarsi dell’ingombrante presenza del porporato australiano, concedendogli un periodo di “congedo” per potersi difendere. Una mossa che ha tutta l’aria di un regolamento di conti definitivo.

Ma il tema è sempre lì, in agguato. Abusi sessuali, reticenze, omertà.  In questo quadro si inserisce una vicenda, rimasta per lungo tempo nell’ombra, che riguarda l’ordine dei carmelitani scalzi. Con una coincidenza che fa riflettere tra i cinque cardinali nominati da Bergoglio lo scorso 28 giugno, proprio mentre veniva dato il benservito a Pell, vi era anche monsignor Anders Arborelius, vescovo uscente di Stoccolma. Un nome che a tanti potrebbe far pensare a un misterioso protagonista di una antica vicenda rosacrociana, che invece riguarda una personalità carismatica, di grande empatia con i fedeli, ma soprattutto altissima figura di riferimento nel mondo dei carmelitani scalzi. Arborelius è stato fin da giovanissimo seguace di Santa Teresa d’Avila, (facendo parte dell’Ordine mistica spagnola dal 1971).

Nelle prossime settimane toccherà proprio a lui, a seguito di nuovi e vecchi scandali che hanno sconvolto la congregazione, cercare di gestire la delicata situazione che si è venuta a creare. A rendere di dominio pubblico dalle colonne del Corriere della Sera le imbarazzanti vicende di questo ordine è stato il giornalista Fabrizio Peronaci. Già due anni fa, con i suoi scritti, ha alzato il velo su rapporti tra eminenti religiosi e “marchettari” nella penombra dei viali di Villa Borghese, nel centro di Roma. Un incoffessabile affaire talmente esplosivo da indurre Bergoglio, il 14 ottobre 2015, a chiedere pubblicamente “perdono” ai fedeli.  L’interesse del giornalista d’inchiesta, non nuovo nel denunciare casi che coinvolgono il Vaticano come autore di due libri sul caso Emanuela Orlandi, l’ha ora portato a pubblicare “La tentazione”. Un lavoro che, oltre a gettare luce su una storia d’amore tenuta segreta per decenni tra un alto prelato dell’Ordine dei carmelitani scalzi e una professoressa di lettere (da cui ha avuto due figlie), pubblica integramente un dossier-denuncia secretato, trasmesso a Papa Francesco, su inconfessabili condotte a luci rosse e altri comportamenti illeciti che vedono protagonisti appartenenti a questo ordine, sorto in Spagna nel XVI secolo, caratterizzato da una forte trascendenza. “La tentazione”, oltre a riscuotere un grande successo in libreria ha trovato un forte interesse anche a livello internazionale, aprendo nuovi capitoli su una vicenda che molti vorrebbero restasse nel silenzio. Dopo tutto quanti in Italia conoscono anche solo l’esistenza dei Carmelitani scalzi?

Proprio nel giorno del Concistoro, mentre la Santa Sede era divisa tra il giubilo per le cinque nuove incardinazioni e lo sgomento per la gravità delle accuse a Pell, lo stesso Peronaci, dal suo gruppo Fb di “Giornalismo Investigativo”, ha indirizzato una lettera aperta al neocardinale Arborelius, chiedendo un intervento purificatore: «Reverendissima eminenza apra le porte in Vaticano, racconti le verità nascoste».

Così si rivolge il giornalista, ma i formalismi della lettera all’insigne porporato lasciano subito spazio a una schietta richiesta, quella di approfondire la vicenda raccontata ne “La tentazione”, tenendo a freno riserve mentali e reticenti imbarazzi. Entrando nel dettaglio viene ricordato come un gruppo di eminenti padri della Casa generalizia carmelitana, in violazione del triplice voto (castità, povertà e obbedienza), si fosse accompagnato con regolare cadenza, nelle ore notturne, a prostituti in servizio nella vicina Villa Borghese. Pratica, aggravata dall’uso di sostanze stupefacenti e dal rischio di contagio dell’Aids. Ci sono anche altri episodi e trame sconvenienti tanto più per un ordine religioso. Il giornalista evidenzia come proprio colui che denunciò lo scandalo gay, Il confratello Alessandro Donati, fu trasferito d’imperio a Bruxelles, all’indomani della testimonianza. Viene rilevato con amarezza come i propositi lanciati, anche da un illustre cardinale, come Velasio De Paolis, per l’apertura di un processo canonico in nome del rinnovamento della Chiesa di Bergoglio non abbiano avuto alcun esito. A tal proposito riportiamo un eloquente passaggio della lettera aperta: «Come lei certamente sa Il procedimento sugli scabrosi fatti della Curia generalizia di Santa Teresa è tuttora dormiente e, seconda antica e poco lusinghiera prassi, gli unici a pagare sono stati coloro che hanno mostrato la tempra e il coraggio della testimonianza», ovvero il coraggioso che ha denunciato lo scandalo che è stato immediatamente trasferito.

Oltre agli scandali, la lunga e intensa storia d’amore vissuta da un porporato, raccontata nel volume “La tentazione” ha anche un’altra finalità. Quella di dare finalmente corpo a riforme che consentano ai sacerdoti di poter vivere con serenità le loro passioni, potendo costruire anche una famiglia, come avviene tra i protestanti.

La denuncia degli scandali sessuali e le aperture in materia di celibato costituiscono punti chiave di un processo di rinnovamento da tutti auspicato ma che, in realtà, non pare fare molti passi avanti. I fatti raccontati parlano chiaro: chi ha denunciato è stato allontanato e tanti che han vissuto nel torbido i loro desideri sono rimasti al loro posto. Purtroppo senza riforme e senza trasparenza gli scandali, per quanto tenuti sotto silenzio, continueranno ad esistere e le parole di scuse, anche reiterate, non sembrano più sufficienti. Risulta infine inquietante il breve cenno del capo servizio del Corriere della Sera a “tentativi di censura e intimidazioni” che hanno accompagnato la sua coraggiosa inchiesta.  Ci sarà una risposta alla lettera aperta da parte dell’autorevole porporato?

nuovasocieta.it

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