Un segno della novità attuale: Petrà presidente dei “moralisti”

Con Papa Francesco: nuovi tempi, e nuovi “paradigmi”.
Che nella Chiesa cattolica, e di riflesso anche nella Chiesa italiana si stia vivendo una realtà nuova che difficilmente due anni orsono si sarebbe potuta immaginare, è un fatto avvertito da tutti. È tuttavia vero che c’è una singolare tendenza, tutta italiana, o forse tutta ecclesiastico-clericale, a smussare gli angoli, a evitare le svolte visibilmente brusche… Difficile che i segni della novità siano sottolineati come tali sui media che risultano di orientamento cattolico, e sugli altri il disinteresse per le notizie non proprio clamorose, provenienti da quel mondo, fa sì che difficilmente qualcuno se ne accorga… E tuttavia le novità, vere e anche talora clamorose, ci sono.

Nuovo presidente dei “moralisti” italiani.
Novità vere? Sì… Varrà la pena, qui su Vatican Insider, raccontarne via via alcune evidenze, ma la cronaca immediata offre il modo di dare inizio alla serie con una notizia di cronaca immediata. “Avvenire” (11/7, p. 22): “Teologi morali a congresso. Basilio Petrà nuovo presidente dell’Atism”.
L’Atism è l’Associazione italiana per lo Studio della Morale, ed esiste dai tempi del primo dopo-Concilio: nacque da una idea di padre Dalmazio Mongillo – domenicano oggi scomparso e grande uomo di studi teologici e di autentica vita religiosa, fedele e insieme libera, che per questo ha dovuto soffrire molto anche all’interno della Chiesa stessa – ed ha avuto per i primi anni una grande vitalità, in conseguenza e in parallelo alla scossa conciliare, e ad essa hanno fatto riferimento gli studiosi della Teologia morale che insegnavano nelle facoltà universitarie, soprattutto ecclesiastiche, in genere preti, ma via via anche laici esperti e studiose di teologia, poi anche docenti, uomini e donne…

Una vita complessa, come complessa è stata quella della Chiesa italiana: grandi entusiasmi iniziali, dopo il Concilio, e poi via via, in parallelo con le vicende strettamente ecclesiastiche, anche un affievolirsi della spinta propulsiva, con l’emergenza ufficiale e ufficializzata anche visibilmente dei teologi piuttosto impegnati solo sulle posizioni tradizionali che non disturbavano… Nacque anche la Rivista di Teologia Morale, edita dai Dehoniani di Bologna, oggi giunta al n. 182, con cambiamenti interni dovuti anche alla vita concreta e reale della Chiesa, sia italiana che universale.

A ogni congresso, e finora sono stati venticinque, gli iscritti hanno sempre avuto il compito di eleggere la Presidenza e i suoi membri, assegnati a seconda della divisione tra nord, centro e sud… Ecco: il congresso ultimo, n. 25, ha avuto luogo di recente, dal 2 al 5 luglio ad Agrigento e in conclusione ha eletto alla sua Presidenza don Basilio Petrà, sacerdote che insegna Teologia morale nella Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze e di Teologia ortodossa presso il Pontificio Istituto orientale di Roma, è il massimo esperto in Italia dello studio del tema della condizione dei divorziati e risposati nella Chiesa e nelle Chiese, in parallelo tra la disciplina delle Chiese orientali e della Chiesa cattolica.

Ecco una ragione per affermare che questa elezione non è un fatto da darsi per scontato. Certo a ogni Congresso si elegge il presidente e così è stato anche questa volta, ma è risaputo che il pensiero di Petrà, sul tema dei divorziati risposati, e anche su quello della possibilità di un clero non celibe anche nella Chiesa cattolica non coincide con molta parte delle opinioni teologiche ufficiali. Nessuna anarchia, e nessuna minaccia alla fede cattolica, ma nella fermezza dei principi anche la prospettiva delle applicazioni diverse nella storia, che in 2000 anni è verificata da sempre… Petrà è autore di eccellenti studi sui due temi suddetti, tradotti anche in molte lingue. Proprio di recente, e sempre in Sicilia, a Modica ha tenuto una affollatissima lezione sul tema della “Accoglienza dei divorziati e risposati nella Chiesa cattolica”.

Il tema, è noto, è di grande rilievo anche in vista del prossimo Sinodo dei vescovi sulla Famiglia, con diverse opinioni anche all’interno dello stesso episcopato cattolico. È noto che la posizione recente del cardinale Kasper, in proposito, ha suscitato una vivace discussione anche ai massimi livelli. Ebbene: la tesi da sempre patrocinata da Petrà è vicina alle “aperture” di Kasper, e a Modica egli ha affermato che ciò “dimostra come la Chiesa sia sempre più aperta ad accogliere i divorziati e risposati”.

Un segno dei tempi nuovi la sua posizione, ma ora anche la sua elezione ai vertici dell’Atism. Non credo che tutti, anche tra i vescovi italiani e tra gli esperti di Teologia, siano proprio felici della scelta del congresso, e per far capire come sia sempre stata viva la dialettica nella stessa Associazione mi permetto di ricordare che Petrà, fiorentino, è stato anche discepolo di uno dei più grandi teologi morali italiani, don Enrico Chiavacci, grande docente di Morale e insieme sempre vero “pastore” della sua gente nella piccola parrocchia presso Firenze in cui è rimasto fino alla morte, nel 2013.

Don Chiavacci, autore di tanti preziosi studi – capolavori nel loro genere il commento alla “Gaudium et Spes” (Ed. Studium, 1967, pp. 498) ed anche di un Corso di Teologia morale in vari volumi edito da Cittadella, non fu sempre e del tutto compreso dai vertici della Chiesa italiana, ma ha insegnato fino agli ultimi anni con lo spirito insieme fedele e innovatore proprio dei veri teologi, non custodi di cose morte, ma facilitatori del cammino in avanti e “in uscita” – termine oggi di Francesco, ma fortemente presente nei grandi teologi anche morali, magari poco comodi per chi pensa soltanto ai “no” da dire, e ai precetti da rinforzare, senza avvertire la necessità di leggere “i segni dei tempi” – categoria evangelica e poi soprattutto “conciliare” – per annunciare efficacemente oggi la dottrina di ieri e di sempre, mai fossilizzata sulle posizioni di quelli che hanno paura di ogni vento nuovo, gelosi delle loro formule e pronti a denunciare i tradimenti di chiunque non si accodi alle loro lamentele contro la nequizia dei tempi nuovi…

La vicenda del 1979: un Presidente inatteso.
Ebbene, ecco una memoria viva per me. Nel 1979 si svolse presso Roma l’VIII congresso dell’Atism. Si doveva rinnovare il consiglio di presidenza con la consueta scelta delle votazioni dei membri dell’Associazione. Era un momento di passaggio della Chiesa come tale, poco tempo dopo l’elezione di Giovanni Paolo II che faceva capire come si dovessero stringere le fila per la battaglia del tempo nuovo, e negli ultimi mesi della presidenza del cardinale Poma, arcivescovo di Bologna. Come una sospensione in attesa di tempi diversi, una incertezza sul presente e sul futuro, nella permanente difficoltà di intesa tra chi vedeva la strada in avanti, sulla scia del Concilio non ancora realizzato e chi pareva volesse tornare alle sicurezze della contrapposizione, sull’onda della novità energica impressa alla Chiesa intera dal pontificato di Giovanni Paolo II…
Il congresso era stato dedicato alla religiosità popolare, e al momento della elezione della nuova presidenza ci fu un fatto inatteso. Si alzò e chiese la parola uno dei membri della presidenza uscente, docente a Napoli e dintorni, che mi pare di ricordare come monsignor Di Marino – il cognome era sicuramente fatto di due parole, ma non giurerei sulla esattezza di esso – che con voce forte e quasi accorata dichiarando di parlare “in nome e per conto della presidenza della Cei” avanzò questa richiesta: “I nostri vescovi chiedono all’Atism che non sia confermata la vicepresidenza dell’Associazione al collega Enrico Chiavacci!”.

Nessuno chiese spiegazioni… Seguì ovviamente il gelo in sala, con qualche mormorio e senza commenti si passò alla elezione della nuova presidenza dell’Atism. Ebbene: la raccomandazione ebbe effetto, perché Enrico Chiavacci non fu confermato alla vicepresidenza: ebbe un voto quasi unanime come presidente, e lo restò fino al successivo congresso.

Da Chiavacci dunque a Petrà, che è stato suo discepolo e ha insegnato sulla sua stessa cattedra fiorentina. Un segno di continuità in una direzione di apertura, di “uscita” nel senso indicato da papa Francesco. Una della novità sulle quali vale la pena di essere innanzitutto informati, e poi di pensare per camminare insieme… Del resto a questo ha cominciato a pensare anche la macchina complessa, stavolta a livello universale, finalmente cattolico anche in senso pieno, del prossimo Sinodo dei vescovi, in due fasi (2014 e 2015) su matrimonio e famiglia….

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