Ostaggi dei russi e prigionieri delle proprie responsabilità. Vivono così i duemila tecnici rimasti (su 12mila) nella centrale nucleare di Energodar, regione di Zaporizhzhia. E l’avvertimento di Mosca, che ha simulato il distacco energetico dall’Ucraina per dirottare la produzione su Crimea e Russia, non ha fatto che confermare come sulla centrale prevalgano le tattiche di pirateria. Dall’interno voci sempre più allarmate. Ieri anche la visita a Kiev del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. «L’Italia non abbandonerà il popolo ucraino», ha detto, ribadendo l’importanza della diplomazia «per ritrovare la pace e difendere la democrazia».
Avvenire