IL CASO «Racconto i sacerdoti gay» Il libro del gigolò napoletano che fa tremare la Chiesa


Esce a marzo «Il numero uno» di Francesco Mangiacapra. Centinaia di euro, ecco la somma pattuita per incontri con personalità come gli esponenti del clero
Il cardinale Sepe sospende don Mario D’Orlando, prete a Pizzofalcone
di Roberto Russo

Sacerdoti che si innamorano di giovani, che si affibbiano l’un l’altro soprannomi femminili. Preti che sono «ufficialmente» fidanzati con altri preti ma, soprattutto, che frequentano giovani gigolò. Uno di loro, Francesco Mangiacapra napoletano, laureato in giurisprudenza, sta per dare alle stampe un libro che promette di far tremare ancor più la Chiesa campana rivelando scabrose vicende legate ai gusti sessuali di moltissimi sacerdoti. Titolo inequivocabile: «Il numero uno-confessioni di un marchettaro» (Iacobelli editore) sarà in libreria il 2 marzo prossimo. Un intero capitolo delle 224 pagine è dedicato a quelli che vengono definiti «preti peccaminosi». Incontri descritti nei minimi particolari e che avverrebbero tra Napoli e provincia, ma anche in altre zone della Campania, all’interno di appartamenti privati, in albergo, più spesso in sale-massaggi.
Giovani partner a pagamento presentati come amici anche ai fedeli e che avrebbero libero accesso in sagrestia. Curato dal regista e drammaturgo napoletano Mario Gelardi, direttore artistico del Nuovo teatro Sanità e con prefazione di Pino Strabioli, il libro — viene spiegato nell’anticipazione — «non è contro la Chiesa ma, certamente, vuole portare alla luce le ipocrisie di un mondo in cui la sessualità è ancora condannata come peccato da espiare». Non è dato sapere se l’autore rivelerà qualcuno dei nomi dei suoi illustri clienti, anche se (come ogni gigolò che si rispetti) è probabile che si asterrà dal farlo; tuttavia trapela che verranno descritte situazioni nelle quali i diretti interessati si riconosceranno. Ecco perché il libro non può non preoccupare quei sacerdoti che usufruiscono di prestazioni a pagamento. Intanto si viene a sapere che i prezzi degli incontri sono molto alti, «centinaia di euro», non certo qualche decina come ha raccontato il giovane di nome Paolo che ha messo nei guai il parroco della basilica di Santa Maria degli Angeli. E poi che i sacerdoti, come tutti gli esseri umani, hanno le loro debolezze in fatto di oggetti a cui sono legati: dall’orologio d’oro al braccialetto, dalla camicia firmata, all’abbigliamento intimo di una certa marca.
Insomma, lo spaccato di un mondo che si autotutela, un universo parallelo in cui ogni prete gay conosce perfettamente la condizione degli altri. Una lobby? Forse sì, certamente percorsa da mille fremiti e messa a rischio dagli spifferi di vicende boccaccesche che le denunce anonime e libri come questo contribuiscono a rivelare. Del resto Francesco Mangiacapra ha già fatto parlare di sé l’anno scorso. In quell’occasione ha messo da parte la sua riservatezza di prostituto ed è arrivato a denunciare pubblicamente la vicenda di un sacerdote toscano suo cliente, ribattezzato «don Euro». La storia venne rivelata in tv su Italia 1 da Le Iene . Mangiacapra spiegò di averlo voluto «sputtanare» perché costui raggirava i parrocchiani, intascando i loro soldi e spendendoli con i gigolò.
Non solo: sarebbe venuto anche a Napoli in trasferta presentandosi come magistrato e illudendo i suoi accompagnatori che avrebbe potuto aiutarli a trovare un posto di lavoro. Certo, un prostituto non potrà indossare comodamente l’abito del moralista e men che mai del vendicatore del buon costume. Tuttavia a giudizio del sociologo francese Frédéric Martel, autore di «Global gay», «in questa economia alla deriva dove i titoli di studio non hanno valore, la disoccupazione giovanile corrode la morale e l’ascensore sociale è bloccato, Mangiacapra ha creato la sua start-up sessuale unipersonale e non ne fa mistero. Perciò bisogna leggerlo senza giudicarlo».
22 febbraio 2017 | 09:14
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