Italia L’Islam di Bergoglio

Il Resto del Carlino

(P. F. De Robertis) Quando il mondo intero si rallegrò dell’ elezione di un Papa argentino non tutti compresero fino in fondo la novità emersa dal conclave, ossia un rovesciamento di prospettiva con la quale da quel momento la Chiesa avrebbe osservato e giudicato il mondo. Ecco ciò che sta capitando nel corso di questo pontificato, ed ecco spiegate certe prese di posizioni di Francesco, tipo quella emersa ieri prima e dopo l’ incontro di Assisi, quando il Papa ha richiamato tutti non solo sulla temuta (da noi occidentali) emergenza terrorismo, ma anche sulle molte guerre dimenticate sparse per il pianeta, che, come già aveva ripetuto in passato Bergoglio, danno origine «alla terza guerra mondiale a pezzetti».
Un ribaltamento di prospettiva che in qualche modo sconcerta una parte della società occidentale e lascia l’ amaro in bocca a chi – comprensibilmente – si sente minacciato dal califfo alle porte di casa e pensa sempre al grido di Allah Hakbar lanciato dai fanatici islamisti prima di farsi esplodere. Il Papa è probabilmente cosciente di questo disagio di una parte della società, del fatto che non tutti in occidente lo capiscono, ma sa di parlare al mondo intero e cerca di invitare ad alzare lo sguardo. Cosciente del nuovo ruolo che rispetto a guerre e terrorismo le religioni hanno assunto, diventando allo stesso tempo parte della soluzione e parte del problema.
Ci sono credi che predicano e promuovono la pace e rifiutano il terrorismo, altri che almeno in alcune frange non sono tutti convintamente schierati da questa parte. Il Papa, chiamando ad Assisi le religioni a pregare per la pace, «punta» sulle forze che all’ interno delle confessioni monoteiste chiedono a gran voce la cessazione di ogni violenza. È la mossa che fece anche all’ indomani degli ultimi attentati terroristici francesi, quando Francesco si ostinò a negare lo scontro di religione pure di fronte a fanatici terroristi che uccidevano al grido di un evidente richiamo religioso. Ci riuscirà? Sarà questa la strategia giusta? Presto per dirlo. Certo che da un gesuita sudamericano sarebbe stato difficile aspettarsi una posizione diversa, magari riecheggiante una militanza occidentale che, ricordiamolo, neppure l’ anticomunista Wojtyla, concesse mai alle guerre di civiltà di Bush.

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