Europa Aiutare i migranti è un dovere morale per chi crede nello sviluppo

Corriere della Sera
(Werner Hoyer, Presidente Banca europea per gli investimenti) Caro direttore, chi tra di noi contribuisce a elaborare e a dare una risposta concreta alle politiche e alle azioni dell’ Europa è costretto a confrontarsi con un dato poco piacevole. La capacità dell’ Europa di risolvere la crisi umanitaria che si consuma sulle sue sponde e nei Paesi limitrofi, la sua capacità di far fronte a una sfida migratoria proiettata su un orizzonte più a lungo termine, è oggi messa in discussione. In un momento in cui stridono sempre più forti le voci ostili di estrema destra e dei populisti. Credo che la Bei, come banca della Ue, operando a fianco delle altre istituzioni finanziarie internazionali (Ifi), sia in grado di fornire strumenti concreti per contrastare questa situazione e spingersi oltre la retorica. Sono in questi giorni alle Nazioni Unite a New York per illustrare i modi in cui potremmo attuare questi strumenti. L’ impellenza di agire non è solo dovuta alla necessità di scongiurare la minaccia politica che incombe sulla coesione dell’ Europa, né al dover far fronte allo sgretolamento della fiducia e della reputazione. È un dovere morale. La migrazione è una sfida globale, come i tanti fattori che la alimentano. La povertà e i cambiamenti climatici sono fermamente sotto l’ occhio attento e vigile delle banche di sviluppo. La violenza e la guerra, che sono state il fattore scatenante della crisi dei profughi in atto, sembrano essere al di fuori della portata d’ intervento di banche di sviluppo e Ifi. E tuttavia, con il giusto tipo di sostegno a queste regioni e a questi Paesi maggiormente colpiti dalla crisi dello sfollamento forzato, possiamo investire nelle comunità e nelle popolazioni locali e contribuire a creare opportunità vicino a casa di chi fugge dalla violenza e dalla persecuzione. È questo il ragionamento che sottende il Meccanismo di finanziamento agevolato globale della Banca mondiale (Concessional Finance Facility) al quale la Bei dà il suo forte sostegno, e che è al centro stesso della nostra iniziativa a favore della resilienza economica. Interessandosi in particolar modo ai Balcani occidentali e al Vicinato meridionale dell’ Europa, detto strumento comporterà un significativo aumento dei finanziamenti della Bei in queste regioni: sei miliardi di euro, aggiuntivi ai 7,5 miliardi già previsti. Tale iniziativa abbina il sostegno al settore privato, con un particolare occhio di riguardo ai giovani e alle donne, con maggiori investimenti in settori a valenza sociale quali il comparto idrico, la sanità e l’ istruzione. Questi finanziamenti supplementari dovrebbero generare quasi 15 miliardi di investimenti addizionali nel periodo 2016-2020, portando così a circa 35 miliardi le risorse mobilitate dalla parte della Bei. Ciò allevierà il peso sopportato dai Paesi che servono l’ interesse generale ospitando numeri enormi di rifugiati, e darà anche maggiori opportunità a chi è costretto ad abbandonare la propria casa, investendo nello sviluppo complessivo di queste economie. A meno di tre mesi dall’ avallo dato dai leader dell’ Ue a tale iniziativa della Bei, gli strumenti sono pronti a partire e siamo nella fase di elaborazione dei primi progetti. Questo è per me il primo passo concreto a sostegno della nuova strategia globale dell’ Ue presentata nel giugno dall’ Alto Rappresentante dell’ Unione per gli Affari esteri Federica Mogherini e del Piano europeo per gli investimenti esterni (Pie) annunciato dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Intervenendo sia con le istituzioni finanziarie nazionali e le agenzie per lo sviluppo su scala europea oppure con le Ifi, la nostra attenzione è rivolta, in principal modo, a evitare i doppi interventi e ad agire in via complementare agli sforzi compiuti da ciascuno di noi, fornendo una collaborazione più efficace e congiunta alle agenzie delle Nazioni Unite. Sia per una questione di efficacia sia per voler utilizzare le nostre risorse e quelle dei contribuenti in modo adeguato. Abbiamo appena istituito un pacchetto «migrazione» per l’ Africa, i Caraibi e il Pacifico, dotandolo di ulteriori 800 milioni di euro che andranno a sostenere i finanziamenti delle Pmi e le attività del settore pubblico correlate alla migrazione in Africa. Tra l’ altro, alcuni si chiederanno come mai la banca dell’ Ue interviene in questo campo. È un interrogativo legittimo. La grande maggioranza dei nostri finanziamenti è consacrata a creare crescita e posti di lavoro nella stessa Europa. Tuttavia l’ Europa ha bisogno di affrontare le sfide che s’ impongono su scala mondiale e che incidono in modo cruciale sul futuro stesso dell’ Europa. Il far tesoro della forza della Bei – che deriva da quel suo agire da potente effetto moltiplicatore dell’ azione esterna dell’ Ue – contribuisce ad accentuare la coerenza, l’ efficacia e l’ efficienza e a rendere più incisivo l’ impatto dei finanziamenti esterni dell’ Ue. Questa è l’ Europa che, con sinergia di forze, si mette in campo e che, dati gli imperativi di urgenza e di gravità delle sfide che siamo chiamati ad affrontare, l’ opinione pubblica ha il diritto di attendersi.

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