Il Movimento internazionale dei sacerdoti lavoratori sposati suggerisce nuovi percorsi di vita per i preti ispirati al Vangelo.
“Sono stati scritti centinaia di volumi: sulle ragioni per abrogare l’imposizione, per legge canonica (can.277 §1), del celibato dei preti, affrontando la questione dal punto di vista biblico, storico, teologico, pastorale, spirituale, canonico ed ecumenico; sulla figura e il ruolo del presbitero che andrebbe ripensata, tenendo presente il rinnovamento ecclesiologico, inaugurato dal Concilio Vaticano II; sulla compatibilità tra sacramento del matrimonio e sacramento dell’ordine; sul diritto soggettivo di ogni prete di potersi liberamente sposare, secondo il diritto naturale, valevole per ogni uomo e donna, come del resto fece Gesù quando scelse i suoi apostoli : a nessuno di loro ha chiesto se fosse “celibe” o “sposato”. E, così si fa da secoli nella Chiesa Cattolica Orientale; sulle difficoltà che un prete incontra quando decide di “lasciare l’esercizio pubblico del suo ministero presbiterale” a servizio della comunità, per potersi sposare; * sulle proposte per risolvere la “scarsità di vocazioni al ministro presbiterale”; sul rapporto tra chierici e laici nel popolo di Dio; sugli aspetti negativi del “clericalismo”, tra cui l’infantilismo della fede nel popolo di Dio, a causa di un clero che continua riservare a sé ogni decisione di liceità o meno, ogni decisione di “peccato” o meno, sui vari aspetti della vita morale e del comportamento del cristiano” (tratto dal sito web www.ildialogo.org – tesi di Perin Nadir Giuseppe).
L’Associazione Vocatio ha organizzato un convegno che si terrà , dal 4 al 6 di novembre 2016, nella diocesi di Ascoli Piceno – con il beneplacito del suo vescovo Mons. Giovanni D’Ercole.
“Non basta permettere ai preti sposati di tenere i loro convegni, utilizzando degli spazi logistici o delle sale di conferenza, di proprietà della diocesi, ma ogni vescovo diocesano, in quanto pastore del gregge a lui affidato, dovrebbe sentire il dovere di partecipare in prima persona a questi convegni per mettersi anzitutto in ascolto e costituire “l’altro interlocutore” con il quale i preti-sposati possano poi dialogare… i vescovi diocesani italiani – latitanti ad ogni convegno e dibattito sui preti sposati, mancano di disponibilità all’ascolto e manifestano una chiusura, quasi totale al dialogo” (Perin).