Il documento sarebbe stato consegnato a Papa Francesco lunedì 5 ottobre eporterebbe la firma di 13 cardinali: tutti padri sinodali e tutti nomi della corrente conservatrice, che riterrebbero inadeguato l”Instrumentum Laboris’ come documento di partenza.
Quattro di loro però, nel corso della giornata hanno smentito di avere mai sottoscritto la lettera e un altro, in un’intervista a Radio Vaticana, si è detto molto soddisfatto della prima settimana di lavori e non ha fatto cenno a documenti di critica.
‘Ermeneutica cospirativa‘: l’espressione era nell’aria già nei primi giorni del Sinodo. L’avrebbe pronunciata Papa Francesco a porte chiuse, ma non tutti giurano di averla sentita. E se anche così non fosse, Bergoglio aveva messo in guardia l’Assise già a partire dal discorso di apertura: “Il Sinodo non è un parlamento in cui si cerca il compromesso”, aveva detto coram populo.
Possibile che un dibattito sulla famiglia si debba ridurre a una guerra di posizioni all’interno del clero? “A sentire voi giornalisti sembra che esistano due Sinodi, uno vero, in cui si ragiona sulle sfide della famiglia per la Chiesa, e uno mediatico, in cui si litiga sulla dottrina” ha detto il cardinal Gualtiero Bassetti, a un incontro collaterale organizzato da Azione Cattolica.
Eppure oggi spunta -sul sito di un giornalista, è vero- questa fantomatica missiva in cui si lamenta una mancanza di trasparenza: “I membri della commissione di redazione sono stati nominati – si legge -, non eletti, senza consultazione”. E, all’interno, ritorna la questione dell’eucarestia ai divorziati risposati, tema dibattutissimo: “Diversi padri hanno espresso la preoccupazione che il Sinodo possa arrivare a essere dominato dal problema teologico/dottrinale della comunione per i divorziati risposati civilmente. Se così avverrà, ciò solleverà inevitabilmente questioni ancora più fondamentali su come la Chiesa dovrebbe interpretare e applicare la Parola di Dio, le sue dottrine e le sue discipline ai cambiamenti nella cultura. Il collasso delle chiese protestanti liberali nell’epoca moderna, accelerato dal loro abbandono di elementi chiave della fede e della pratica cristiana in nome dell’adattamento pastorale, giustifica una grande cautela nelle nostre discussioni sinodali”.
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