Nuovo duro attacco della Cgil alla Curia. E anche un membro del cda del Villaggio critica il vescovo
Ancora confronto a distanza fra Cgil e Curia. Dopo l’intervento di don Ettore Malnati quale presidente di Studium fidei, nuova replica del segretario regionale cigiellino Franco Belci: «Finora mi ero occupato, a titolo del tutto personale sul mio profilo facebook, della richiesta da parte della Curia triestina di una concessione in Porto vecchio per la costruzione (o ristrutturazione) di una Chiesa. Ma il presidente di “Studium fidei” mi costringe a farlo come segretario generale della Cgil Fvg», la premessa. «Don Malnati fa appello nientemeno che al rispetto del “vivere civile” – parte Belci – e invita a rispettare la vita interna della Chiesa, richiamandosi nientemeno che a Cavour: “libera Chiesa in libero stato”. Siamo d’accordo. Obiettiamo però che quando la Chiesa concorre a un bando pubblico, non si muove sul piano pastorale, ma su quello ben più concreto degli affari immobiliari, anche se si tratta di costruire una chiesa. Oltretutto si pone un problema. Siccome per concorrere a un bando pubblico per una concessione dev’essere fatta un’offerta, è stata fatta o no? E se non è stata fatta chi pagherà la chiesa, la presidente dell’Authority? E se la paga lei con quali soldi lo fa? Questione, quantomeno, da Corte dei Conti», il rilievo di Belci. Che torna alla carica: «A proposito di rispetto del “vivere civile”, la Curia potrebbe saldare le competenze dei lavoratori del Villaggio del fanciullo. Questo è un affare che la riguarda come datore di lavoro, non certo come faro di fede. Uno studio legale mi informa che per far ottenere il dovuto a uno dei lavoratori del Villaggio, ha dovuto procedere in via ingiuntiva. La diocesi, invece di pagare, ha fatto opposizione – mette in evidenza Belci – ingaggiando prestigiosi professionisti, perdendo la causa e pagando molto più del dovuto. Ci vorrebbe una Corte dei Conti anche in Vaticano», rincara duramente la dose Belci.
In tema di Villaggio del fanciullo, si registra una dura lettera di un componente del cda dell’Opera, Sergio Pase, che interviene dopo che il vescovo aveva parlato di falsità su una precedente nota di Belci: «Ciò che mi ha veramente sorpreso è la risposta, acida e piccata, fornita da monsignor Crepaldi. Da un Pastore – scrive Pase – mi sarei atteso piuttosto una risposta soprattutto permeata da umiltà, attenta e prudente, rispettosa dell’opinione altrui. Una risposta dettata da una ricerca interiore sui veri motivi che da tempo suscitano, in numerosi credenti della nostra Diocesi e in tanti cittadini di Trieste, i dissensi che solo in parte sono stati descritti da Belci. Sul Villaggio del fanciullo, di cui mi onoro di essere membro del Consiglio di amministrazione dal 2006, vorrei ricordare che è troppo facile oggi far ricadere sulle passate Amministrazioni le responsabilità di una situazione finanziaria indubbiamente difficile, quando, sin dal suo insediamento (2009), Crepaldi e gli uffici della Curia vescovile sono stati ripetutamente aggiornati e, per iscritto e verbalmente, sollecitati all’assunzione di provvedimenti condivisi in grado di garantire la continuità delle attività dell’Ente. Allora certamente sarebbe stato più facile trovare soluzioni adeguate garantendo così la continuità della missione del Villaggio, senza interventi drastici nei confronti del personale». Secondo Pase «appare chiara la volontà di procedere a un lento ma progressivo smantellamento della struttura. Sorge spontaneo il dubbio se l’azione ora intrapresa sia o meno il frutto di oscure congetture dettate da logiche di carattere economico e finanziario».
Il Piccolo