Preti sposati / L’affermazione di Papa Francesco sulla volontà di mantenere l’obbligo del celibato ecclesiastico non è realistica

Papa Francesco ha citato recentemente Padre Fritz Lobinger di ritorno dalla GMG 2019. Il Vescovo teologo citato da Bergoglio anticipa una prassi che presto potrebbe essere inserita nel Diritto Canonico. I preti sposati aspettano di essere richiamati in servizio.

Dunque, chi è Lobinger? Anzitutto non un semplice “padre”, ma un Vescovo. Nato nel 1929 a Passau, in Germania, ricevette l’ordinazione episcopale nel 1988 e rimase in carica nella diocesi sudafricana di Aliwal fino al 2004, anno in cui, compiuti i 75 anni di età, dovette presentare le sue dimissioni. Papa Francesco suggerisce la lettura di un suo libro – non esplicita quale -, nel quale il Vescovo missionario sostiene la possibilità, secondo le parole di Francesco, di “ordinare un anziano sposato, [….], ma soltanto che esercita il munus sanctificandi, cioè che celebri la messa, che amministri il sacramento della riconciliazione e dia l’unzione. L’ordinazione sacerdotale dà i tremunera: regendi, docendi e il sanctificandi. Il vescovo gli dà soltanto la licenza del sanctificandi. Il libro è interessante. E forse può aiutare a pensare il problema. Credo che il tema deve essere aperto in questo senso: dove c’è il problema pastorale per la mancanza di sacerdoti. Non dico che si debba fare, perché non ho riflettuto, non ho pregato a sufficienza su questo”.

Poco prima Francesco aveva ribadito la sua contrarietà all’abolizione del celibato nella Chiesa latina, ammettendo però “qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico…”.

Poi, dopo qualche secondo, dalle remote isole del Pacifico, le eccezioni, secondo il passaggio riportato sopra, potrebbero estendersi ovunque ci sia “il problema pastorale per la mancanza di sacerdoti”. Posto che il 99% delle diocesi europee (e non solo) hanno questo problema, non è frutto di fantasia pensare che, ammessa l’eccezione per le sperdute isole del Pacifico, non saranno pochi i Vescovi a far presente che anche nelle proprie diocesi ci sono problemi di scarsità del clero.

Lobinger, secondo quanto ne ha scritto nel libro Preti per domani. Nuovi modelli per nuovi tempi, propone un modello che non solo è esportabile ovunque, ma toccherà proprio alle chiese tradizionali del Nord fare il primo passo: “Anche le comunità del Nord hanno oggi domeniche senza preti. Anche loro stanno cercando una soluzione al problema […] L’unica domanda è: chi farà il primo passo e presenterà la richiesta ufficiale per permettere l’ordinazione di leader liturgici (sic!) consolidati? Appare evidente che non possono essere le chiese del Sud a dover far ciò, ma devono essere quelle del Nord”.

Proprio Papa Francesco, aveva già parlato di Lobinger proprio ai Vescovi tedeschi in visita ad limina nel 2015, forse per far presente che dovevano essere le chiese del Nord a fare il primo passo….

Torniamo alla proposta di Lobinger. Il problema è che proporre Lobinger come spunto di riflessione sul problema della mancanza di sacerdoti, equivale a prendere in seria considerazione la riammissione dei preti sposati nella Chiesa Cattolica Romana.

Lobinger infatti teorizza ben altro dalla semplice ordinazione occasionale di un uomo sposato; egli propone di costituire una vera e propria categoria di sacerdoti, denominata “homegrown clergy” (clero locale o presbiteri di comunità), o, secondo l’espressione del libro sopra citato, “preti di tipo corinzio” (per distinguerli dai preti “tradizionali” o “di tipo paolino”). Questa nuova classe di presbiteri sarà costituita da più sacerdoti anziani residenti in loco, in gran parte coniugati, che vivono nelle proprie case e non possono essere trasferiti; si formeranno non in seminario, ma mediante corsi durante il fine settimana; non porteranno l’abito sacerdotale e non si faranno chiamare “padre”, se non probabilmente dai loro figli carnali. A questa équipe di anziani vengono affidate l’amministrazione ordinaria della comunità, le celebrazioni liturgiche e l’amministrazione dei sacramenti. Ai preti paolini, celibi, missionari e “girovaghi” spetterebbero la formazione dei preti anziani e la predicazione dei ritiri.

Che il destino di questo “clero nostrano” non sia esattamente quello di essere confinato in qualche sperduto luogo del globo terrestre, lo ribadisce lo stesso Lobinger, in un articolo del 2010:  “Più della metà delle comunità della Chiesa cattolica non ha sacerdoti residenti. Ciò vale in particolare per l’Asia, l’Africa, e l’America Latina, ma anche in qualche misura in Europa e nel Nord-America. Un gran numero di queste comunità “auto-gestite” sono pronte o quasi pronte per l’introduzione di équipe di anziani ordinati”. Parole sue.

L’affermazione di Francesco sulla volontà di mantenere l’obbligo del celibato ecclesiastico non è  realistica di fronte ad una prospettiva del genere. Soprattutto quando Lobinger mettere nero su bianco che “se alcune diocesi facessero questo passo, si tratterebbe di un segno di speranza. Altre diocesi e parrocchie potrebbero allora vedere in che modo potrebbero svilupparsi, nella speranza di poter superare l’attuale carenza di sacerdoti”.

Tra i 18 membri della commissione preparatoria del prossimo Sinodo sull’Amazzonia figura il vescovo di Xingu (Brasile), S. Ecc. Mons. Erwin Kräutler, che è un grande supporter delle tesi di Lobinger. Anzi, nella già citata intervista a Jesus, Lobinger  riferisce di un incontro tra Kräutler e papa Francesco, avvenuto nell’aprile 2014, nel quale quest’ultimo avrebbe parlato con precisione e apprezzamento delle tesi del vescovo ormai nonagenario. In questo incontro Francesco avrebbe detto, secondo quanto riferisce Lobinger, “che le Conferenze Episcopali dovrebbero fare proposte. Questo significa che non vuole decidere da solo. Egli vuole che le diverse Conferenze Episcopali discutano queste idee e pensino come possono ovviare alla carenza di preti”.

A questo punto si capisce come mai Francesco possa ad un tempo affermare di non intendere abolire il celibato ed ammettere l’ordinazione di persone non celibi: saranno le singole conferenze episcopali a fare proposte.

Allora presto i preti sposati, malgrado i tradizionalisti non lo accettino, saranno riammessi a lavorare nella Chiesa.

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