Appio, Papa Francesco alla chiesa di Ognissanti a 50 anni dalla prima messa in italiano

“Non possiamo illuderci di entrare nella casa del Signore e ‘ricoprire’, con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà e della carità verso il prossimo”. E’ il monito pronunciato, oggi pomeriggio, durante l”omelia della messa nella parrocchia romana di Ognissanti, in Via Appia Nuova, dove 50 anni fa Paolo VI celebrò la prima messa in italiano secondo le nuove norme liturgiche del Concilio Vaticano II. “Non possiamo sostituire con ‘omaggi religiosi’ quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione”, ha detto il Pontefice. Che poi ha aggiunto: ‘Io, Signore, vado tutte in chiesa le domeniche, tu non disturbare troppo’; questo è l’atteggiamento di tanti cattolici”.

Secondo Papa Francesco, “il discepolo di Gesù non va in chiesa solo per osservare un precetto, per sentirsi a posto con un Dio che poi non deve ‘disturbare’ troppo; va in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua grazia, operante nei Sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo”. Il culto, le celebrazioni liturgiche, ha aggiunto, “sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore, che guida sulla strada della rettitudine e della perfezione cristiana”.

Al suo arrivo nella parrocchia di via Appia Nuova, il Papa è stato festeggiato dalla folla ed è stato accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini, dal cardinale Walter Kasper, titolare della Diaconia, da don Flavio Peloso, superiore generale degli orionini, e dal parroco don Francesco Mazzitelli.  Celebrando la messa, Papa Francesco ha ribadito che occorre “promuovere una vita liturgica autentica, affinché vi possa essere sintonia tra ciò che la liturgia celebra e ciò che noi viviamo nella nostra esistenza”. Il culto liturgico, ha spiegato il Papa nell’omelia, “non è anzitutto una dottrina da comprendere, o un rito da compiere – è naturalmente anche questo -, ma è essenzialmente una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede”.

Bergoglio ha ricordato l’episodio evangelico di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio, indicandolo come “gesto di ‘pulizia’, di purificazione” e spiegando che “Dio non gradisce un culto esteriore fatto di sacrifici materiali e basato sull’interesse personale”. “E’ il richiamo al culto autentico, alla corrispondenza tra liturgia e vita – ha osservato – un richiamo che vale per ogni epoca e anche oggi per noi”.
“La liturgia non è una cosa strana, là, lontana – ha osservato il Papa ‘a braccio’ -: c’è una corrispondenza tra la celebrazione liturgica che poi io porto nella mia vita. E su questo si deve andare ancora più avanti, si deve fare ancora tanto cammino”.

roma.repubblica.it

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