Pedofilia, caso Lafranconi: per Zanardi “una sentenza storica”

“Una sentenza storica quella nei confronti Dante Lafranconi, per la prima volta in Italia la magistratura savonese argomenta con ben sei pagine di ordinanza i reati dei preti pedofili savonesi e dei vescovi che li hanno coperti come Dante Lafranconi che non solo ha permesso, ma anche alimentato le perversioni sessuali di almeno due sacerdoti pedofili, non curandosi minimamente dei minori che frequentano il clero, ma curandosi solamente che i criminali potessero continuare a fare i preti e che nessuno ne parlasse, l’unico scopo, quello di non infangare quella che è la chiesa”. Queste le parole di Francesco Zanardi, portavoce dell’associazione “Rete l’Abuso” in merito al caso di monsignor Lafranconi, che avrebbe “coperto”, pur essendone a conoscenza, le attitudini pedofile di almeno due preti della sua comunità ecclesiale. La vicenda giudiziaria è stata archiviata per prescrizione del reato.

“Anche in Italia arriva grazie a questa ordinanza storica, la prima nel nostro paese, forse la soluzione per evitare che la chiesa cattolica continui a proteggere, nascondere e difendere dei deviati mentali. Sono reati prescritti e quindi la magistratura non può procedere. Ma la pedofilia è una devianza della personalità, non si prescrive e non si cura, anzi peggiora con l’avanzare dell’età, quindi con più attenzione ma questi pervertiti in abito talare continueranno nella loro opera. Mettere mano al portafogli della chiesa pare l’unico strumento che possa farsi che la chiesa intervenga. I corsi antipedofilia della Diocesi di Savona confermano in pieno questo disegno, in realtà la chiesa con quei corsi tutela solo se stessa, non attua alcun provvedimento preventivo o di soccorso nei confronti delle decine di vittime che ha seminato in questi ultimi 32 anni, nessuna assunzione di responsabilità, malgrado ciò che è emerso”.

“L’attuale vescovo di Savona Vittorio Lupi ha sempre sostenuto l’estraneità ai fatti della Diocesi di cui è a capo, malgrado la documentazione ritrovata dagli investigatori nella sua cassaforte. La magistratura, invece conferma tutte le responsabilità. Come portavoce delle vittime savonesi chiedo che la Diocesi di Savona intervenga al più presto e a proprie spese nel soccorrere le vittime, molte già ben note al presule. Credo che questa assunzione di responsabilità sia il minimo che la chiesa si debba assumere anche in virtù delle responsabilità educative che ha nei confronti dei milioni di minori che frequentano il clero e le sue attività, anziché infangare le vittime, i testimoni e spesso anche la magistratura. L’associazione annuncia per i prossimi giorni ulteriori iniziative utili a sensibilizzare la comunità savonese e cremonese sulla gravità di ciò che è accaduto e sulle indiscutibili responsabilità della Diocesi” conclude Zanardi.

ivg.it

9 Maggio 2012 ore 20:03

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