I due pesi e le due misure di Avvenire

Finale di partita? Per dirla con Samuel Beckett siamo al “finale di partita”. All’indomani dell’affondo di Emma Marcegaglia l’uscita di scena di Silvio Berlusconi è chiesto, con solennità, dagli editoriali del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. Il quotdiano di via Solferino affida il compito a Sergio Romano. Per restare nel solco beckettiano Romano sottolinea che «l’uscita di scena del premier» potrebbe evitare il finale di partito (il Pdl); «Berlusconi è stato per molti italiani una speranza di stabilità politica e dinamismo economico. Oggi quella speranza si è dissolta sotto il peso di una micidiale combinazione di promesse non mantenute, incidenti di percorso, scandali, comportamenti indecorosi e sorprendenti imprudenze. Oggi il maggiore problema italiano è la fine dell’era Berlusconi».
Insomma, «Berlusconi deve andarsene, ma in un modo che non faccia violenza alla Costituzione e salvi ciò che della sua fase politica merita di essere conservato. Penso in particolare al suo partito». La transizione ipotizzata da Romano è la seguente: «Berlusconi dovrebbe annunciare che non si candiderà più alla guida del governo e che le elezioni avranno luogo nella primavera del 2012».

L’Italia prima di tutto
Sul Sole 24 Ore è il direttore, Roberto Napoletano, a chiedere al premier di sloggiare: «Il presidente del Consiglio dimostri di amare davvero l’Italia e di avere, di conseguenza, la forza e la volontà di farsi da parte se è costretto (come tutto rende evidente) a prendere atto che non riesce a fare quello che serve. Lo faccia nell’interesse del paese, si comporti da uomo di stato e da uomo dell’economia.
Dopo la Grecia, signor presidente, non ci può essere l’Italia, mai e poi mai, per una volta non si giri dall’altra parte e si ricordi che grandi responsabilità impongono anche grandi sacrifici. Sappiamo che le costerà, ma sappia pure che la storia (dopo questo gesto) saprà fare i conti giusti».

Il momento del coraggio
Più sfumato, anche il direttore di Avvenire, sottolinea la necessità di scelte fatte con «disinteresse e coraggio». Scrive Marco Tarquinio: «Per chi ci governa, a cominciare dal presidente del consiglio, per chi siede in parlamento, per chi rappresenta e guida le grandi parti sociali questo è questo il momento del coraggio e del disinteresse personale e di fazione».
Anche se troppo, quasi tutto, «sembra congiurare contro, è il momento delle convergenze possibili, delle priorità chiare, delle scelte trasparenti e delle proposte pulite». Ma i lettori del quotidiano dei vescovi italiani probabilmente si sarebbero aspettati qualche pronunciamento più netto. Una lettrice domanda: «Ma perché la Chiesa, tramite chi la rappresenta, rimprovera lo stile di vita di Vasco Rossi e invece tace sull’esempio scandaloso fornito dal presidente del consiglio? Non dovrebbe la voce, la nostra voce, alzarsi chiara e forte contro simili manifestazioni di disprezzo per i valori che ci sforziamo di insegnare e testimoniare ogni giorno? Oppure il Potere giustifica qualunque cosa?».
Tarquinio risponde che la Chiesa su Berlusconi ha pronunciato «parole inequivocabili» con «fermezza» e «carità». E giù elenco (con tanto di date). Forse la lettrice avrebbe preferito leggere quelle stesse righe in prima pagina…

europaquotidiano

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