La Civiltà Cattolica" ha un direttore in più. In Vaticano

È il cardinale Tarcisio Bertone. Da quando è segretario di stato, egli controlla molto da vicino ciò che si scrive sulla rivista. Cancella, modifica, aggiunge. Qualche volta commissiona interi articoli. Ad esempio sui preti che "abbandonano" e poi "ritornano"

di Sandro Magister (http://chiesa.espresso.repubblica.it)

ROMA, 24 settembre 2007 – Tra pochi giorni "L’Osservatore Romano" avrà un nuovo direttore. Ma anche a "La Civiltà Cattolica" c’è una novità.

La novità è che la segreteria di stato vaticana, da quando suo titolare è il cardinale Tarcisio Bertone, ha ricominciato a occuparsi in modo molto diretto di ciò che si stampa su "La Civiltà Cattolica", dopo un periodo nel quale il controllo era stato solo di routine.

"La Civiltà Cattolica" è infatti una rivista molto speciale, fin dalla sua fondazione nel 1850 per volontà di Pio IX.

È prodotta da un "collegio di scrittori", tutti gesuiti, che vivono a Roma in comunità. E ogni suo fascicolo, prima di essere stampato, passa per il controllo delle autorità vaticane, in ogni sua pagina.

Esce il primo e il terzo sabato di ogni mese. Quando le bozze di un nuovo fascicolo sono pronte, esse vengono recapitate in Vaticano in dodici copie: una per il papa, una per il segretario di stato e le altre per gli uffici di curia competenti nelle materie dei vari articoli.

Il lunedì che precede il primo e il terzo sabato del mese il direttore della "Civiltà Cattolica" si reca in segreteria di stato. E lì gli vengono dati tre gradi di indicazioni, relative alle bozze prese in esame.

Le indicazioni di grado A non si discutono. Sono ordini tassativi. Ad esempio: questo articolo va soppresso, a quest’altro va aggiunta questa conclusione, questo paragrafo va riformulato così.

Le indicazioni di grado B sono discusse nel corso della stessa udienza, per concordare subito le modifiche.

Le indicazioni di grado C sono lasciate al giudizio del direttore della rivista, che potrà anche decidere difformemente.

"La Civiltà Cattolica" non è quindi un organo ufficiale della Santa Sede. Ma ciò che essa pubblica si sa che "non è in contrasto con gli indirizzi della Santa Sede sui vari problemi". E questo basta per decretarne l’importanza e renderne obbligatoria la lettura, a chiunque voglia studiare gli orientamenti della Chiesa cattolica.

A metà del Novecento, durante il pontificato di Pio XII, il rapporto tra il papa e "La Civiltà Cattolica" era strettissimo. Pio XII rivedeva di persona le bozze degli articoli e dava lui stesso tutte le indicazioni al direttore dell’epoca, padre Giacomo Martegani.

Con Giovanni XXIII, eletto papa nel 1958, le cose cambiarono. Nella prima udienza con l’allora direttore della "Civiltà Cattolica", padre Roberto Tucci – oggi cardinale –, il nuovo papa disse che non lui si sarebbe occupato della rivista, ma il segretario di stato, che all’epoca era il cardinale Domenico Tardini. E così avvenne. Da lì in avanti le udienze sulle bozze della rivista furono con Tardini e con i suoi immediati successori.

Altro cambiamento con Paolo VI. Papa Giovanni Battista Montini leggeva di persona le bozze della rivista e faceva avere ai singoli autori i suoi apprezzamenti scritti. Ma la revisione degli articoli la lasciava al segretario di stato e in concreto ai suoi due principali collaboratori: i titolari degli affari interni e degli affari esteri della Chiesa, che per gran parte del pontificato furono Giovanni Benelli e Agostino Casaroli.

Nel 1974, ad esempio, un editoriale molto importante fu dapprima fatto riscrivere e poi bocciato. Si era, in Italia, alla vigilia di un referendum popolare pro o contro la legge sul divorzio, introdotta quattro anni prima. La linea ufficiale della Chiesa era per abrogare la legge. Ma nel mondo cattolico molti si battevano perché essa fosse mantenuta. A giudizio delle autorità vaticane quell’editoriale era troppo comprensivo con le ragioni dei cattolici dissidenti. All’epoca, il direttore della rivista era padre Bartolomeo Sorge.

Con papa Giovanni Paolo II e con Casaroli segretario di stato gli interlocutori del direttore della "Civiltà Cattolica" – nelle udienze di revisione delle bozze – continuarono a essere i titolari degli affari interni ed esteri della Chiesa, che dal 1979 al 1988 furono Eduardo Martínez Somalo e Achille Silvestrini.

Una volta, a padre Sorge capitò di ricevere dall’uno e dall’altro due indicazioni opposte a proposito dello stesso articolo. Silvestrini disse allora a Sorge: "Aspetti che andiamo di là a sentire cosa ci dice l’arcivescovo di Lima". Mentre aspettava, Sorge si chiedeva stupito perché mai interpellassero l’arcivescovo della capitale del Perù. Poco dopo i due tornarono da lui soddisfatti, con un testo che metteva tutti d’accordo. L’arcivescovo "di lima" era il cardinale Casaroli, la cui abilità diplomatica nel "limare" le parole era leggendaria…

A partire dal 1991, con segretario di stato il cardinale Angelo Sodano, l’interesse dei vertici vaticani per "La Civiltà Cattolica" diminuisce. Né Giovanni Paolo II, né Sodano, né i titolari degli affari interni ed esteri della Chiesa si occupano più di rivedere le sue bozze. L’incarico è delegato a funzionari di grado inferiore: l’assessore per gli affari generali o, più spesso, il sottosegretario per i rapporti con gli stati. Di solito è quest’ultimo – oggi monsignor Pietro Parolin, prima di lui Celestino Migliore – a ricevere in udienza il direttore della rivista, che dal 1985 è padre GianPaolo Salvini.

Dall’aprile del 2005 c’è però un nuovo papa, Benedetto XVI, e dal settembre del 2006 c’è un nuovo segretario di stato, il cardinale Bertone. E quest’ultimo è tornato a occuparsi attivamente, in prima persona, di ciò che si scrive su "La Civiltà Cattolica". Non solo legge le bozze degli articoli e in taluni casi li boccia o li modifica. Qualche volta arriva a ordinare di scrivere un articolo su un determinato argomento e a fornire la documentazione appropriata.

Negli ultimi mesi sono almeno due gli articoli che egli ha bloccato. Uno riguardava la situazione della Chiesa in Cina: Bertone ordinò di non stamparlo, perché non interferisse con la lettera che Benedetto XVI si apprestava a pubblicare sullo stesso argomento.

Un altro riguardava il limbo, il "luogo" ultraterreno nel quale una certa tradizione colloca i bambini morti senza il battesimo. In questo caso Bertone bloccò l’articolo perchè sullo stesso tema stava per uscire un dettagliato documento della commissione teologica internazionale.

In un altro caso Bertone ha fatto aggiungere alla conclusione di un editoriale una frase rafforzativa scritta di suo pugno. L’editoriale – cioè l’articolo di apertura, non firmato – riguardava il "Family Day", la manifestazione a favore della famiglia indetta a Roma il 12 maggio 2007 con grande concorso di popolo da numerose associazioni cattoliche italiane.

Tra gli articoli recentemente fatti scrivere per impulso della segreteria di stato ce n’è uno sulla situazione dei cristiani in Iraq e in altri paesi musulmani.

Ma l’articolo più sorprendente – tra quelli commissionati dal cardinale Bertone – è uscito sul quaderno 3764 del 21 aprile 2007, con la firma del direttore della rivista, padre Salvini, e col titolo: "Preti che abbandonano, preti che ritornano".

I preti che "abbandonano" sono quelli che negli ultimi decenni hanno lasciato il ministero sacerdotale. Qui la novità dell’articolo non è nel fatto – approssimativamente noto a tutti – ma nelle cifre precise fornite dal Vaticano, per la prima volta rese pubbliche.

I preti che "ritornano" sono invece quelli che, dopo aver lasciato il ministero, sono tornati a esercitarlo, in accordo con la gerarchia della Chiesa.

Di questo fenomeno si sapeva poco o nulla, prima di questo articolo costruito su dati inediti forniti dalla segreteria di stato a "La Civiltà Cattolica".

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