I vari gruppi di preti sposati hanno posizioni diverse

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Pianeta "preti sposati": Milingo e Sguotti non rappresentano tutti…

L’associazione dei sacerdoti lavoratori sposati  ha commentato la notizia dell’arrivo di Mons. Milingo in Italia e della programmata Messa per sabato prossimo 19 luglio alle ore 9 in provincia di Vicenza in Via Nazionale nel comune di Grumolo delle Abbadesse. In tale occasione è prevista la partecipazione di don Sante Sguotti.

Oggi molte comunità cristiane sono vittime della costante diminuzione del numero di preti cattolici. A fronte di 100 preti americani che muoiono, vanno in pensione o lasciano il ministero, ci sono solo 35 nuove ordinazioni. Don Serrone rinnova l’invito alle gerarchie vaticane di rendere il celibato facoltativo: il celibato dovrebbe essere opzionale. La sua attività per l’associazione si è ridotta da gennaio 2008, limitandosi soltanto alla difesa di alcuni casi per i diritti civili, dopo aver partecipato attivamente a vari incontri in Italia, negli Usa e in Corea del Sud.

I vari gruppi di preti sposati hanno posizioni diverse. In Internet esistono i testi con molte indicazioni e suggerimenti utili.

«Alcuni uomini laici che hanno ammesso di aver pensato di farsi preti, poi hanno aggiunto: "però mi sento chiamato anche al matrimonio, vorrei essere marito e padre".

Considerando che ci sono molti preti sposati di rito orientale o che si sono convertiti al cattolicesimo, cosa impedisce ancora al Vaticano di concedere il matrimonio a tutti i preti?
Il celibato è una norma della chiesa, non un dogma. Papa Giovanni Paolo II e ora Benedetto XVI, hanno la possibilità di cambiare questa norma in ogni momento lo ritenessero opportuno. C’è un discreto numero di conferenze episcopali che fanno appello affinché il Vaticano rifletta e discuta sul tema del celibato, se sia cioè il tempo per una nuova normativa nel rispetto di ciascun candidato al presbiterato.

Alcuni gruppi ritengono che si debba discernere non sul fatto se siamo chiamati al matrimonio o meno, ma se siamo realmente chiamati al presbiterato. 

Il Signore ha garantito agli apostoli e ai loro seguaci il diritto di portare le mogli con loro e che venissero mantenute dalle comunità. Astenersi volontariamente da questo diritto è possibile e previsto, ma è una questione soggettiva: il diritto, la libertà di sposarsi, rimane garantita dal Signore. La domanda quindi è sempre la stessa – e più puntuale di prima – se, contrariamente al diritto di tutti gli uomini, inclusi gli apostoli, di avere una moglie, garantito da Dio il Creatore e da Cristo Signore, la proibizione della chiesa in qualità di legislatore, possa ritenersi valida. Non è piuttosto una legge nulla fin dalle origini? Dobbiamo prestare la massima attenzione a questa domanda decisiva.

La Chiesa è in difficoltà nel suo compito di annunciare il Vangelo perchè i sacerdoti sono sempre meno;deve superare il pregiudizio del celibato obbligatorio,aprendosi,oltre che agli anglicani,anche ai suoi preti sposati che sarebbero pronti a riprendere il ministero.

Negli interventi dei vari gruppi di preti sposati, sembra avvertirsi il solito comune denominatore: ognuno è convinto di possedere verità assolute da comunicare. :"Ognuno lavora su temi o su attività che più gli piacciono, trascurando l’insieme del lavoro che poi crea unità".

Il problema del matrimonio nel clero cattolico non è poi così fondamentale?

Prima o poi, forse prima che poi, spinti dalla necessità, ci arriveranno: ma che ce ne facciamo di un clero ammogliato, se clero rimane? Vogliamo una casta più solida, appagata ed efficiente?

Cosa è stato il Concilio Vaticano II e cosa è, a quasi mezzo secolo di distanza: un’ opportunità ancora da realizzare pienamente o un colossale abbaglio o un clamoroso aborto?
Il problema è la mancanza di risorse umane e materiali. Intanto siamo impegnati a trovare soluzioni a chi è in difficoltà, nei primi tempi dopo l’uscita dalle istituzioni chiesastiche.
Esistono interessanti possibilità, senza impiantare altre strutture, complicate e costose da gestire.

Non si tratta di elemosina o di compassionevole soccorso agli indigenti, pur utili in certe circostanze; sono offerte di accoglienza e disponibilità per accompagnare coloro che necessitano della solidarietà altrui, nel pieno rispetto della libertà e dignità personale.

Condizione irrinunciabile è utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione, con l’assunzione della propria responsabilità per ri-costruirsi un futuro.
Il problema sta nella non produttività del metodo

Non è la prima volta che la chiesa cattolica ammette dei preti anglicani (sposati o meno non mi fa differenza) che prendono posizioni "contro" la loro confessione religiosa. E non mi pare un buon esempio alla luce del dialogo ecumenico e neanche per avere "più preti". Rimane, ovviamente, la macroscopica contraddizione: si accoglie chi "disobbedisce" dall’Anglicanesimo ma ci si guarda bene dall’esaminare seriamente i guasti che si producono a casa propria invocando proprio la "disubbidienza"! Due pesi e due misure, come sempre avviene quando si fa politica e si dimentica il Vangelo. 
Alcuni preti sposati credono che ormai sia finita una specie di ’68 dei preti sposati. Intendo il tempo delle rivendicazioni, della accuse magari vere, dei rinfacciamenti e delle polemiche. E’ una costruzione in negativo. Magari sarà stata utile a suo tempo, ma non ha sbocchi. 

Non condivido invece lo spazio che viene dato a chi tiene, o ha tenuto, i piedi in due staffe. Preti fuori e sposi… dentro. Rispettiamo, ma non approviamo don Sante Sguotti e Mons. Milingo che provengono da questo tipo di esperienze e pertanto non ci rappresentano pienamente. Hanno fatto a nascondino per molto tempo. Fare a nascondino qualunque ne sia il motivo, mi ha imbarazzato, commenta don Serrone:: "ho detto a loro direttamente di prendere le proprie responsabilità; per don Sante durante il periodo dei mesi della negazione della sua paternità e per Milingo in relazione agli anni oscuri dal 2001 al 2006 quando lasciò la sua donna sola". 

Se vorremmo giungere a un sacerdozio che preveda il matrimonio, dobbiamo essere non tanto tribuni, ma gente che testimonia. Gente alla Charles de Faucoult che nel deserto dei nostri giorni, delle incomprensioni di tanta gerarchia, semina nel silenzio e nella preghiera e ottiene frutto a suo tempo. Anche il deserto può fiorire. E’ una questione di fede. Sofferta e adulta. Che farà arrivare a mete impensate.»

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