Preti sposati? Le risposte non teologiche e tradizionaliste del Patriarca di Venezia

Preti sposati?, il Patriarca: forse ne avremmo di più, ma non è la soluzione. Servono laici più corresponsabili. L’intervento su Gente Veneta. Per il Movimento Internazionale dei sacerdoti lavoratori sposati Mons. Moraglia chiude gli occhi davanti alla realtà e azzera una grande risorsa per la Chiesa come i preti sposati.

Il reinserimento dei sacerdoti sposati è una possibilità condivisa da molti Vescovi e Cardinali e prospettata anche da Papa Francesco.

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«Forse avremmo più preti. Ma certamente avremmo anche più problemi». Risponde così il Patriarca ad una domanda che gli viene posta domenica 14 pomeriggio, nella chiesa del Sacro Cuore di Jesolo Lido.

L’incontro è con gli operatori pastorali e le presenze più significative nella Collaborazione pastorale; la questione è: alla crescente carenza di sacerdoti non si potrebbe sopperire cancellando l’obbligo del celibato ecclesiastico? Oppure concedendo alle donne l’ordinazione sacerdotale?

Secondo il Patriarca il primo ostacolo all’avere preti sposati sta nel fatto che, ovviamente, chi si sposa e ha una famiglia deve dedicarsi ad essa: «Allora il servizio pastorale non è più a tempo pieno. E si creano altre difficoltà: pensiamo ai disagi di dover spostare di parrocchia un prete con dei figli!».

Secondo mons. Moraglia non è, poi, che nelle Chiese dove è contemplata la possibilità del sacerdote sposato, il problema della carenza di forze sia stata risolta. Per cui il numero degli ecclesiastici potrebbe anche crescere, ma le sorti della comunità cristiana non ne trarrebbero automaticamente vantaggio.

Ma se questa strada non ha per ora dimostrato dei vantaggi radicali, è invece radicalmente fuori discussione l’idea del sacerdozio femminile. Il Patriarca ricorda che già Papa Giovanni Paolo II chiarì «che la questione non è in mano alla Chiesa: se Gesù l’avesse voluto, l’avrebbe fatto. Ma non l’ha fatto».

«Spesso – afferma mons. Moraglia – viviamo questa questione come la negazione di qualcosa per le donne. Ma dobbiamo andare a Gesù per capire. Se leggiamo il Vangelo, vediamo che Egli ha fatto scelte con cui ha superato la mentalità e le convenzioni del suo tempo. Se avesse obbedito ad esse, non avrebbe istituito l’Eucaristia, perché il sangue non si assume come cibo. Ma Lui non ha guardato in faccia a nessuno: ha perfino toccato il sabato!».

Però Gesù non ha istituito il sacerdozio femminile: «Ma ha affidato alle donne l’annuncio fondamentale: quello della risurrezione».
Entrambe le questioni però – riconosce il Patriarca – conducono da un lato ad una riflessione sul diaconato permanente. E, dall’altro, ad un ruolo sempre più rilevante dei laici.

Il Cenacolo, in via di formazione anche a Jesolo Lido, è uno dei segni di vitalità e di impegno dei laici per la Chiesa: «Si tratta di gruppetti di persone che, in forza del loro Battesimo, tengono desta la vita cristiana anche se il prete non è sempre presente o è largamente assente. E, per esempio, garantiscono una adeguata vita liturgica, durante la settimana, anche senza sacerdote. Una vocazione, questa, cui guardare con coraggio, fiducia e ottimismo».

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