La testimonianza di una mamma: ​«Mia figlia soggiogata da don Barone»

Lunghissime ore di udienza dense di orrore, di plagi, di ragazze che si sarebbero convinte di avere in sé il demonio e che invece erano solo diventate l’oggetto sessuale della persona che consideravano il loro «salvatore». È almeno questo ciò che emerge a sentire il racconto della mamma di una delle presunte vittime maggiorenni di don Michele Barone, il prete sotto processo per lo scandalo degli esorcismi e abusi tra il tempio di Casapesenna, la cappellina (poi chiusa) a poca distanza dal santuario, e Medjugorje.

GLI ABUSI SESSUALI
La donna che ieri è salita sul banco dei testimoni su invito della Procura diretta da Maria Antonietta Troncone, ha parlato del rapporto a suo dire «malato» che esisteva tra sua figlia e il sacerdote. Un rapporto che la ragazza, a suo dire, viveva come una sorta di dipendenza. Perché, e questo lo ha confermato la ventenne in incidente probatorio, la giovane era convinta di essere indemoniata. Di qui il suo affidarsi totalmente al religioso, peraltro percorrendo ogni giorno il tragitto tra Maddaloni e Casapesenna pur di pregare con lui. Ma, ha detto la ragazza, e ha ribadito ieri sua madre, assieme ai rituali c’erano le pretese sessuali del prete. «L’amica di mia figlia è stata costretta ad avere rapporti orali col sacerdote». «Secondo Barone, tramite mia figlia parlava papa Giovanni Paolo II. Le aveva fatto un tale lavaggio del cervello che quando l’altra mia figlia ha partorito, la convinse a chiamare il figlio Karol, come il papa”. La donna ha poi raccontato, ancora, ai pm Alessandro Di Vico e Daniela Pannone, «Io l’ho sempre saputo che era tutto finto, che mia figlia si è fatta completamente soggiogare. Tant’è che simulavo quello che faceva il prete gettandole acqua della fontana addosso, e lei sobbalzava lo stesso, come faceva con quella benedetta». Sugli abusi ha detto: «Un giorno mia figlia ricevette un messaggio dalla sua amica. Poi si videro a casa mia, entrambe piangevano, le costrinsi a raccontarmi che stava succedendo e mi dissero che il prete la costringeva a rapporti orali. Il sacerdote diveva loro che era Gesù a ordinare di fare sesso perché da questo dipendevano la liberazione spirituale di mia figlia e del cognato della sua amica». Entrambe le ragazze hanno denunciato il prete per abusi sessuali avvenuti sia a Casapesenna che durante i pellegrinaggi a Medjugorje. Una delle due, figlia della testimone ascoltata ieri, era amica della sorella della 13enne al centro della vicenda, e proprio in virtù della loro amicizia, la ragazza le consigliò di rivolgersi a Barone per risolvere i problemi della minorenne.

IL CONFESSIONALE HARD
Nel corso delle indagini è emerso che oltre alle due ventenni e alla tredicenne c’erano altre persone che avrebbero subito maltrattamenti da parte del sacerdote. Ieri, come previsto, hanno infatti testimoniato anche due 25enni originari di Caserta ma residenti a Desenzano sul Garda. I due hanno riferito di essersi rivolti al prete dopo che il ragazzo aveva manifestato una violenta avversione al sacro. Per questa ragione, hanno spiegato, presero parte a un pellegrinaggio a Medjugorje e durante il viaggio ci sarebbe stata una vera e propria aggressione da parte del prete. A causa dei suoi metodi violenti, i due si chiusero in stanza in hotel e il prete aiutato da un adepto provò a sfondare la porta. Poi chiese loro di pagare i danni. Furono costretti a pagare 200 euro. Ma non è tutto. I testi hanno parlato delle confessioni che avvenivano nella cappellina di Casapesenna. La sorella del ragazzo che credeva di essere indemoniato ha riferito che Barone,  le disse «non devi avere pensieri impuri su uomini tranne che su di me, perché quando si crea un rapporto tra confessore e fedele, è giusto che la donna si innamori del prete», sarebbero state le parole del sacerdote. La ragazza da quel momento non si recò più a Casapesenna.

Il Mattino

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