Ce la farà la Chiesa a resistere alle sirene della modernità?
Ce la farà la Chiesa a resistere alla modernità? Se lo chiede Marcello Pera, nel suo ultimo lavoro uscito per Marsilio: Diritti umani e cristianesimoLa Chiesa alla prova della modernità (pp. 176; 18.50). «Dopo secoli di ostilità», scrive lui stesso, «durante i quali furono considerati anatema, oggi «la Chiesa, in forza del Vangelo affidatole, proclama i diritti umani», secondo l’espressione usata dal Concilio Vaticano II, e considera questa proclamazione come un «aggiornamento» del messaggio cristiano». Sul fronte opposto, prosegue Pera, «i diritti umani sono considerati beni di giustizia che si possono giustificare sulla base della ragione ed esportare ovunque. Dubito di queste tesi. Penso che, accettando i diritti umani, in particolare i diritti sociali, la Chiesa abbia riveduto il suo tradizionale insegnamento che mette al centro del comportamento cristiano i doveri dell’uomo verso Dio, non i suoi diritti verso gli altri uomini». Secondo il filosofo «non esiste una correlazione stretta fra doveri e diritti che giustifichi questa revisione. E penso infine che quel dialogo che, tramite i diritti umani, la Chiesa intende intrattenere con il mondo moderno sia piuttosto una mela proibita». La tesi sostenuta nel libro «è che i diritti umani appartengono più alla storia della secolarizzazione che a quella della salvezza». (g.p.)
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