Prete sposato violento? Falso

Assolto il cinquantenne: non picchiava la moglie. Fu il tradimento di lei a innescare tensioni in casa

HHHHH

Lasciò la tonaca per amore di una giovane albanese strappata alla prostituzione.

I due si sposarono ma non ci fu il lieto fine: l’ex prete era infatti finito a processo con l’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti.

Il suo calvario è terminato l’altro giorno con un’assoluzione.

Il collegio giudicante presieduto da Rossella Ferrazzi – a latere Roberto Giovanni Stefano Falessi e Sara Cipolla – ha ritenuto infondate le accuse mosse dalla vittima.

L’istruttoria dibattimentale ha fatto emergere un quadro diverso da quello descritto dalla donna agli inquirenti: in casa non aleggiava un clima di terrore, i rapporti erano tesi e le discussioni frequenti. Ma non c’era una sudditanza psicologica della moglie nei confronti dell’imputato.

La crisi tra loro era anzi iniziata quando la donna avviò una relazione sentimentale con l’allenatore di uno dei suoi figli.

E sul fronte delle supposte costrizioni in camera da letto, la stessa albanese in aula aveva ammesso che in più di un’occasione aveva prestato il famoso consenso che segna il discrimine tra stupro e rapporto ben accetto.

Ora l’ex sacerdote può riprendere in mano la propria vita senza portarsi dietro l’ombra dei sospetti.

La biografia del cinquantenne è complessa.

La chiamata divina arrivò quando era molto giovane, lui la seguì, divenne prete e poi abbracciò una delle strade più dure, quella delle missioni.

Andò in Albania negli anni più duri del post dittatura e si mise a disposizione del popolo balcano. Nel 2003 la giovane, che era ancora minorenne, un giorno si presentò nella comunità guidata dal religioso per chiedere protezione e rifugio.

La famiglia l’aveva promessa in sposa, contro la sua volontà, a un malvivente specializzato nello sfruttamento della prostituzione, quindi il suo destino era ormai segnato.

Il marito prescelto venne però arrestato e la ragazzina ne approfittò per avvinarsi alla chiesa cattolica, per il tramite del don.

Ma ben presto l’uomo venne rilasciato e il rischio era che andasse a cercarla per prenderla con violenza.

«Andiamo in Italia, solo lì sarai al sicuro», le disse il prete.

Tra loro sbocciarono amore e passione: nel 2005 la giovane partorì il primo figlio.

Il sacerdote nel frattempo aveva abbandonato lo stato clericale, trovando un lavoro come camionista. I due andarono a vivere insieme, ebbero un altro figlio e nel 2010 si sposarono.

Nell’estate del 2016 l’albanese però intrecciò una relazione parallela con l’allenatore di calcio di uno dei bambini.

L’ex prete non ci mise molto a scoprire il tradimento e il clima domestico diventò infernale.

La donna deperì fino all’anoressia, non si alzava più dal letto e non reagiva più a nulla.

Su consiglio di un’amica decise di rivolgersi ai carabinieri: raccontò di anni di soprusi subiti, di segregazione, di schiavitù psicologica.

Alla fine del 2017 il pubblico ministero chiese e ottenne dal gip la misura del divieto di avvicinamento. Ma gli elementi raccolti a carico dell’imputato non hanno retto al vaglio del tribunale.

prealpina.it

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